Missioni Consolata - Maggio 2014

MC ARTICOLI MAGGIO 2014 MC 65 # A fianco : Eugenio Susani nei primi anni a Kambia in Sierra Leone, con alcuni collaboratori. # Sotto : Eugenio Susani nel 2009. Note di strada Dai primi appunti di Eugenio Su- sani da Kambia: «(…) come nel re- sto del paese, non esiste il muni- cipio. Non c’è un luogo dove il singolo cittadino possa rivolgersi per avere assistenza o il semplice riconoscimento del proprio di- ritto. A dirla tutta, non ci sono nemmeno diritti, perché tutto di- pende dagli umori del momento di un’unica persona (e dal grado di importanza del richiedente): il capo villaggio, lo chef coutumier , ossia colui che gestisce la vita di tutti. Eppure la gente è tranquilla, serena. O almeno così pare…». «Eugenio non smetteva di stupirsi del fatto che, seppure nella po- vertà e talvolta nella miseria, gli africani mostrassero serenità e gioia di vivere». Chi parla è Fer- ruccio Stella, che fu stretto colla- boratore di Susani nell’Ong Iscos (Istituto Sindacale per la coopera- zione allo sviluppo), l’organismo per la cooperazione del sindacato Cisl. Susani ne è stato tra i fonda- tori nel 1983, e vi lavorò occupan- dosi dei progetti in Africa fino al 1994, quando si ritirò. Partecipazione e formazione Ricorda Ferruccio: «Era un grande contrattualista e negoziatore, riu- sciva a creare dei rapporti con i locali di livello paritario. La sua sfida era sempre quella di convin- cere le controparti africane ascol- tando le loro idee e i loro pro- blemi. Non imponeva mai una sua logica di impostazione domi- nante, da finanziatore, anzi, il suo credo era: “Coinvolgere il più pos- sibile il partner locale, renderlo attore primo delle attività e degli interventi di cooperazione nei progetti”. Lavorava affinché gli africani diventassero non solo partecipi e paritari nella prepara- zione dei progetti, ma anche au- tonomi in vista della continua- zione dell’attività dopo il pro- getto». Avvicinatosi a questo mondo grazie a Eugenio, Ferruc- cio, oggi anche lui in pensione, svolse tre anni come volontario in Senegal. Rientrato in Italia, conti- nuò a lavorare in Iscos con Susani e ne prese poi il testimone. Continua Ferruccio: «Un altro ele- mento fondante per Eugenio era la formazione. Non c’era progetto senza un adeguato programma formativo, in tutti i sensi: gestione, organizzazione, amministrazione, fino all’alfabetizzazione. Aveva il desiderio che coloro che parteci- pavano e non avevano cultura sco- lastica, potessero farsela grazie al progetto. Questo affinché la gente coinvolta fosse cosciente e po- tesse poi gestire direttamente le attività». Chi lo ha conosciuto ricorda il suo «Amore per l’Africa», che non è «Mal d’Africa» sostiene Ferruc- cio. «Eugenio era affascinato dalla lettura della cultura locale e aveva una capacità di analisi delle cose africane che derivava dalla sua sensibilità nel cogliere la realtà. E un talento nell’espri- mere bene quello che lui riusciva a vivere». © AfMC / Marco Bello ©Archivio Eugenio Susani ©Archivio Eugenio Susani

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=