Missioni Consolata - Maggio 2014

42 MC MAGGIO 2014 biamo scatenato un vero disastro. Per non per- dere questo amore presunto accetteremo tutto, anche di fare forfait della nostra dignità, del ri- spetto di noi stessi, del nostro buon senso che la stagione dell’età d’oro avrebbe dovuto invece consolidare. Non avremo più un carattere, un’i- dentità, una nostra determinazione. Come dro- gati, diverremo schiavi delle nostre illusioni, fa- remo scempio degli affetti più cari, quelli veri, quelli che hanno accompagnato per decenni il nostro vivere e dato un senso alla nostra perso- nalità di genitori e di mariti. Ci abbruttiremo nella vergogna, nell’isolamento, spesso anche nella miseria, ultima condizione che spegnerà il bagliore delle nostre illusioni rispetto a quel mondo effimero che credevamo di aver co- struito. E allora sì, ci ritroveremo davvero, e di- speratamente, soli. D ico questo perché vivo in Kenya da quasi 30 anni. Gli ultimi 10 dei quali come direttore del periodico Out of Italy e come consigliere del comitato degli italiani all’estero (Comites). Ho visto troppi epiloghi drammatici in cui queste effi- mere infatuazioni sono sfociate. Ho visto uo- mini maturi, rispettati e ritenuti saggi, perdere totalmente il senno e cacciarsi in situazioni di indicibile sofferenza. Alcuni hanno totalmente dilapidato il proprio patrimonio, perso l’affetto dei loro cari, qualche volta anche la libertà e la stessa vita. Parlo di uomini in senso lato, perché questo perverso fenomeno riguarda anche molte donne. Madri di famiglia, fedeli e responsabili, sulle quali nessuno poteva permettersi neppure la più piccola critica. Le ho viste franare nella più nera indigenza, ridursi a vivere in catapec- chie dove, anni prima, non avrebbero neppure ospitato i propri cani. Le ho viste insultate, pic- chiate, brutalizzate dai loro «innamorati» locali, quelli dell’amore a prima vista esploso sui ba- gnasciuga, quelli con cui pianificavano di co- struirsi una nuova, romantica esistenza. Molti connazionali, donne e uomini, caduti in queste irresistibili infatuazioni e nel tentativo di dare legittimità alla loro permanenza in Kenya, hanno dato fondo ai propri risparmi, alle liquidazioni maturate in una vita di lavoro, per «investire» in attività di cui non avevano la minima conoscenza in un paese nel quale ap- pare tutto più facile e in cui «con pochi spiccioli si può fare tutto ciò che si vuole». Terribile er- rore! Diligenti ex tecnici ed ex impiegati, si trasfor- mano d’incanto in imprenditori e naturalmente, per superare il problema della lingua, chi può dirigere al meglio la nuova attività se non il loro compagno (compagna) di cui hanno piena e in- condizionata fiducia? E così si va avanti, finché i quattrini scarseg- giano e la nuova attività produce montagne di debiti. A questo punto finisce, allora, la sta- gione dell’amore. Il nostro, la nostra, partner comincia a mostrarsi distante, indifferente, af- fatto disposto al sacrificio. A queste latitudini l’amore, pur in apparenza corrisposto, non si alimenta di belle frasi ro- mantiche, ma di quattrini. E quando essi fini- scono, finisce tutto. E cco allora che queste tristi storie appro- dano sui tavoli della nostra ambasciata, dei consolati, del Comites, nella vana ri- cerca di una giustizia che giustizia non è, ma è soltanto l’umiliante ammissione della propria dabbenaggine. È vero, nessuno ha il diritto di giudicarci per le nostre scelte, ma noi sì che l’abbiamo su noi stessi. Allora usiamo quel briciolo di buon senso che ancora ci è rimasto e riscattiamoci. Franco Nofori Malindi KENYA Oceano Indiano Mombasa

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