Missioni Consolata - Maggio 2014

14 MC MAGGIO 2014 cui è guida. Puzzare come il pro- prio gregge significa diventare uno con la gente. Quando le tue pecore hanno fame, tu patisci la fame con loro, e quando condivi- dono un buon raccolto anche tu gioisci con loro. Puzzare come il gregge significa diventare parte del tutto, piangendo con esso nei momenti di dolore e danzando con esso quando c’è da celebrare. Tu diventi parte del gregge a tal punto da essere sufficiente farti annusare per far sapere quello che sei. Questo spirito è probabilmente lo stesso vissuto da Gesù durante il suo tempo sulla terra. Ed è molto incoraggiante vedere che la Chiesa cattolica romana vive di questo supremo ideale, in uno sforzo di semplificazione dei miti della religione, e aprendo nello stesso tempo le porte a tutti, per dimostrare che tutti sono benve- nuti. La Chiesa cattolica romana è stata veramente esemplare in tutto ciò, e i suoi missionari hanno vissuto questo ideale fin dall’inizio. Questa è la ragione che probabilmente spiega la faci- lità con cui loro hanno vinto i cuori del popolo». Quando è stato letto il Mandato papale, sono stato invitato a se- dere sulla «cattedra» (la sedia che nella cattedrale solo il ve- scovo in carica può occupare). Una volta seduto mi hanno con- segnato il pastorale. Non uno nuovo, non l’ho voluto, ma quello del mio predecessore, mons. Nca- miso Ndlovu, vescovo di Manzini dal 1985 al 2012. I vescovi sono poi venuti uno a uno a salutarmi mentre la segre- taria generale della Conferenza episcopale, suor Hermenegild Makoro, li presentava ai fedeli di rato in modo splendido con stri- scioni fatti dalle diverse parroc- chie, associazioni e gruppi reli- giosi. Un modo davvero creativo per dire: «Siamo qui, anche noi celebriamo il nostro cammino nel regno dello Swaziland». Entro le 9.30 noi preti e vescovi eravamo indaffarati a vestirci e prepararci per la celebrazione. Ho approfittato del momento per sa- lutare i sacerdoti arrivati dal Vica- riato di Ingwavuma (dove ero stato vescovo fino a quel giorno e di cui sono ancora amministra- tore) e da altre parti del Suda- frica. Allo scoccare delle 10 siamo entrati in processione accolti da un’esplosione di gioia. Chiamato a servire in un’altra diocesi La celebrazione è stata presie- duta dall’arcivescovo di Johanne- sburg, mons. Buti Tlhagale, Omi. Era affiancato da mons. Stephen Brislin, arcivescovo di Cape Town e presidente della Conferenza episcopale del Sudafrica, e dal cardinal Wilfrid Napier, arcive- scovo di Durban. Mi hanno fatto sedere in mezzo agli altri vescovi a lato dell’altare. L’arcivescovo Tlhagale ha ricor- dato che era la prima volta nella storia della diocesi che il nuovo vescovo non era consacrato a Manzini, ma solo installato. Ha continuato citando una frase di papa Francesco ai preti: «Questo vi chiedo: siate pastori con l’o- dore delle pecore». The Swazi Observer , il giornale nazionale, ha così sintetizzato il suo discorso d’apertura: «Du- rante la messa per la celebra- zione del centenario [dell’arrivo] dei Cattolici Romani [in Swazi- land] al Bosco Youth Centre do- menica scorsa, l’arcivescovo di Johannesburg Buti Tlhagale ha sintetizzato ne “l’essere per ser- vire” lo spirito che distingue la Chiesa, quando ha detto all’as- semblea che si augurava che il nuovo vescovo José Ponce de Leon fosse davvero un buon pa- store. Ha poi aggiunto che un buon pastore deve sempre “puz- zare come il suo gregge”, il che era come dire che il vescovo deve sempre identificarsi col popolo di SWAZILAND

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