Missioni Consolata - Ottobre 2013

OTTOBRE 2013 amico 75 ADESIONE A UN «TU» È evidente che Paolo voglia en- fatizzare la sua relazione perso- nale con Cristo per eliminare ogni possibile riferimento a un’adesione meramente astratta. All’azione di Gesù di conse- gnare se stesso «per me», corri- sponde un’adesione affettiva e totalizzante da parte del cre- dente. Se Cristo diventa il cen- tro e il fulcro della vita del cre- dente si realizza nel mondo una nuova creazione, in alternativa si rimane a osannare gli eroi estemporanei che appaiono sull’orizzonte e poi si dileguano nell’arco di una generazione. Al grande abisso di generosità del Cristo, potrà mai esserci una risposta di fede adeguata? Che grande mistero! «Per me», «per noi» Cristo ha consegnato se stesso spontaneamente al dramma della croce. Per que- sto io posso affidare total- mente me stesso a lui nella fede. In Gal 2,19 Paolo scrive: «Sono stato crocefisso con Cristo». Questo fa capire che l’atto di fede non è indirizzato alla per- sona di Cristo in astratto, ma alla sua passione intesa come azione redentrice. Affermando che egli «è stato crocefisso con Cristo», Paolo vuole sottoli- neare un legame fortissimo con Cristo, un immedesimarsi affet- tivo ed esistenziale. Paolo qui usa la forma verbale greca del perfetto per indicare il risultato perdurante di un’azione pas- sata: «Sono stato crocefisso con Cristo e lo sono ancora». L’unione che Paolo sperimenta con la morte di Cristo è un’e- sperienza così totalizzante che nella lettera ai Filippesi af- ferma: «Per me vivere è Cristo» (1,21). Qui Paolo si riferisce al Cristo totale, che comprende passione, morte, sepoltura e resurrezione. La fede per Paolo è il mezzo unico e indispensa- bile per divenire una nuova creazione (vedi Gal 6,15; 2Cor 5,17). CHI MI SEPARERÀ? Egli si sente talmente unito a Cristo che, in un momento di fervore quasi mistico, afferma: «Chi mi separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Rm 8,35). Subito dopo aggiunge: «Io sono con- vinto che né morte, né vita, né angeli né principati, né pre- sente né avvenire, né potenze né altezza né profondità, né al- tra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo, no- stro Signore» (Rm 8,38-39). La lista dei possibili ostacoli è ve- ramente impressionante. Ab- braccia le diverse dimensioni del cosmo. In nessun punto del mondo esistente si troverà un ostacolo che possa in qualche maniera sviare la fede di Paolo che ha per fondamento Cristo (cf. 1Cor 3,11). A questo punto sorge sponta- nea la domanda: Come si può arrivare ad una così profonda fede? Per Paolo la fede è una reazione alla predicazione del Vangelo. Il cammino della stessa fede, dunque, comincia con l’ascolto del Vangelo o della parola che riguarda Cristo e il suo ruolo salvifico. La fede, perciò, «dipende dalla predica- zione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo» (Rm 10,17). Il semplice ascolto può favorire un assenso intellettuale alle verità che ri- guardano Cristo. Tuttavia un semplice «sì» della mente non è la fede di cui parla Paolo. Per lui l’ascolto della parola del Vangelo deve sfociare «nell’ob- bedienza della fede» (Rm 1,5; 16,26), che consiste in una to- tale e incondizionata sottomis- sione a Cristo e in un impegno di tutta la persona con Dio in Cristo. Infatti Paolo afferma: «Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (Rm 10,9). Di qui ne consegue che la fede in Dio o in Cristo (1Tess 4,14; 1Cor 1,21-23; Rm 4,24) è un impe- gno esistenziale verso Cristo stesso che investe tutta la per- sona del credente in termini di relazioni con Dio, con le per- sone e con la natura. Il vero atto di fede induce il credente a uscire da se stesso per espri- mere la sua volontà di poggiare la sua esistenza su Cristo. Non si confida più in se stessi, ma si confida unicamente su quanto Gesù ha detto e fatto nel suo ministero pubblico. La fede ha tutte le connotazioni dell’a- more: il dono di una perenne presenza reciproca per vivere in una osmosi rigenerante. Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT

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