Missioni Consolata - Ottobre 2013

due lingue nazionali». Fatto grave, secondo molti osserva- tori, i posti di maggiore respon- sabilità, i generali e i colonnelli che controllano le province, sono stranieri. I «NUOVI» RIBELLI La Seleka, che si identifica per la prima volta il 10 dicembre 2012, conquista rapidamente diverse città e punta su Bangui. È la Co- munità economica degli stati dell’Africa centrale (Cesac) che interviene con una mediazione che porta agli accordi di Libre- ville (Gabon) l’11 gennaio 2013. I mediatori designati sono Denis Sassou Nguesso, presidente del Congo, e Idriss Déby Itno del Ciad. Due vecchie volpi, che ot- tengono un accordo di cessate il fuoco. Bozize resta al potere, ma deve formare un governo di unità nazionale e «congelare» l’As- semblea Nazionale (il parla- mento) che sarà rieletta entro 12 mesi. Un comitato di monitorag- gio degli accordi sarà messo in piedi. Bozize, che deve rinun- ciare formalmente a ricandi- darsi, nomina come primo mini- stro di transizione Nicolas Tian- gaye, avvocato, militante in di- verse istanze dell’opposizione. La Cesac mette a disposizione la Missione di consolidazione della pace in Centrafrica (Micopax o Fomac), già presente in Rca dal 2008, con 700 effettivi, per ve- gliare sulla parte militare del- l’accordo, proteggere gli organi di transizione e il lavoro umani- tario. Ma per la Seleka la fetta di torta è troppo piccola, solo 5 ministri su 33, con i principali in mano al clan Bozize. Il presidente dal canto suo, afferma: « Je reste le patron » (Sono sempre il capo 3 ). Così i ribelli, decidono di farla fi- nita e riprendono le ostilità. Il 24 marzo sono a Bangui, sbara- gliando le deboli Forze armate nazionali (Faca) e 400 militari Sud africani inviati in aiuto a Bo- zize. La Micopax invece non rea- gisce. Il presidente fugge, e Mi- chel Djotodia, leader del Ufdr, si auto proclama capo dello stato. Djotodia, già funzionario mini- steriale durante i regimi di Pa- tassé e Bozize, era stato nomi- nato da quest’ultimo ambascia- tore in Darfur, per poi cadere in disgrazia ed essere escluso dai giochi di potere. Seleka controlla rapidamente tutto il paese. L’Unione africana (Ua) non riconosce il nuovo re- gime, mentre la Cesac prende atto: convoca due incontri a Ndjamena (capitale del Ciad), il 3 e il 18 aprile e arriva al compro- messo. Gli accordi di Libreville sono mantenuti validi (pur nella nuova configurazione a Bangui) e la transizione dovrà durare 18 mesi. Quindi tocca a Djotodia fare il «suo» governo: «Il 31 di marzo è stato presentato un nuovo go- verno di transizione - racconta padre Aurelio - dove 20 ministri su 34 erano musulmani, in un paese dove gli islamici sono al CENTRAFRICA 28 MC OTTOBRE 2013 massimo il 15%. Molti erano della Seleka, tra questi 4-5 pa- renti stretti del presidente. Ma i paesi della Cesac non erano molto contenti, e hanno chiesto la presenza di tutte le parti, sia nei consigli di transizione, sia nel governo. Così il presidente ha diminuito leggermente il nu- mero dei ministri della Seleka». Continua il missionario: «Il primo ministro è sempre Tian- gaye: sono obbligati, lui è il perno su cui gira tutto. Seleka dice che è il ministro del dialogo di Libreville. Anche la Cesac si accontenta per tenere in piedi il processo di pace. Il primo mese e mezzo gli incontri internazio- nali erano soprattutto con il primo ministro e non con il pre- sidente, non sempre ricono- sciuto, poi ha iniziato ad andare in giro pure lui». LE SFIDE DELLA TRANSIZIONE «La transizione prevede disarmo e integrazione dei combattenti. Questo è un problema, perché non ci sono i soldi nemmeno per l’esercito regolare, e inserire al- tri elementi che non hanno nes- suna disciplina, lo indebolirebbe ancora di più. Poi ci sarebbero le elezioni, ma non ci sono previ- sioni di date. Le prospettive non sono molto radiose, perché le opposizioni si sono messe tutte con il vincitore Seleka e sono en- trate nel governo. Posizione questa assunta fin da dicem- bre». Padre Aurelio va spesso a Ban- gui. Per arrivare oggi si passano molti posti di blocco dei ribelli, # Sopra : François Bozize, il deposto presidente della Rca. # In centro : un gruppo della Seleka. Evidenti sono i differenti caratteri somatici presenti. # A destra : monsignor Nzapalainga incontra gli abitanti di un villaggio nei pressi di Bozoum. © AFP Photos/ Sia Kambou © AFP Photos/ Xavier Bourgois

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