Missioni Consolata - Ottobre 2013

scambiassero idee e esperienze di vita persone provenienti da tutto il mondo e di tutte le fedi. Come vede l’arrivo di papa Francesco? Parto dalla scelta del suo prede- cessore, Benedetto XVI: un atto di forte coraggio, la testimonianza di un grande signore che a un certo punto decide di farsi da parte per il bene della Chiesa, stimolandola a migliorarsi. L’ho accompagnato nelle mie preghiere e merita molta gratitudine, perché in que- sto modo porta freschezza all’am- biente, tagliando le gambe a una sorta di “corte” che avrebbe dan- neggiato tutto il sistema. Ora con l’avvento di Mario Bergoglio, l’au- spicio è che si riporti il potere alla sinodalità della Chiesa, ovvero che lui si metta a capo di un colle- gio che con responsabilità porti avanti relazioni positive con le al- tre confessioni, in particolare si ponga con un’attitudine positiva verso il mondo musulmano. Cosa risponde a chi in Italia, po- litici ma non solo, rifiuta l’of- frire spazi per luoghi di culto a persone di fede musulmana ar- gomentando che «là non ci fanno costruire le chiese»? Che è una frase falsa frutto di un luogo comune: esistono chiese in tutto il mondo musulmano, ec- cetto l’Arabia Saudita dove non sono presenti in modo istituzio- nale. La regola è quindi che le chiese ci sono, quello che mi scandalizza quando vengo in Italia è vedere moschee assolutamente non degne delle città in cui sono. Io dico questo: con moschee da scantinato si fanno musulmani da scantinato, più arrabbiati e meno inseriti nel contesto in cui vivono. Quanto torna in Italia cosa nota del nostro paese? Ci sono tante reti di persone che si danno da fare, ma in generale vedo una società narcisista, sem- pre più chiusa su sé stessa, in cui tutto è un prodotto da supermer- cato e il sacro perde il proprio va- lore. Invece non bisogna lasciarsi andare nonostante i tempi difficili di crisi, e ripartire proprio dalle differenze viste come ricchezze, cominciando con il riconosci- mento dell’alterità come parte in- tegrante e non oppositiva del pro- prio mondo. Lasciamo il discorso sul dialogo interreligioso e ci dica qualcosa sulla sua Siria... Oggi sono tutti divisi: da una parte chi non vuole più l’attuale regime, soprattutto giovani che chiedono più libertà. Dall’altra chi non vuole il cambiamento, perché è sicuro che il dopo sarà peggio o perché ragiona con logiche patriottiche, contro il complotto internazionale. Lei vede questo complotto? No, ma vedo che nella violenza at- tuale pesa in modo sconvolgente l’immobilismo delle forze interna- zionali. Come si fa a lasciare sprofondare questo paese senza fare nulla? Obama non fa seguire fatti alle parole per non mettere in crisi la sua rielezione? C’è poi da considerare un altro fattore oggi all’apparenza fuori controllo: chi finanzia e decide le azioni terrori- stiche? La verità è che oggi la Si- ria è il ring di pugilato del mondo: Iran contro Turchia, Sunniti contro Sciiti, Nato contro Russia. E l’arbi- tro, l’Onu, che rimane impotente a causa del diritto di veto. Come uscire dalla grave situa- zione attuale? Io ho due proposte concrete per riappacificare la Siria dalle divi- sioni. Una: inviare nelle strade si- riane almeno 50mila corpi civili e nonviolenti internazionali, che si interpongano tra le parti in con- flitto, soprattutto ora che violenza e armi sembrano essere l’unica risposta. Queste figure ci sono, e vanno impiegate con un ruolo ri- conosciuto da tutti i belligeranti, per ridare ai siriani il loro diritto all’autodeterminazione. L’altra idea è quella di creare, fin da su- bito, laboratori, punti di incontro tra i milioni di siriani all’estero per convincerli a trovare una solu- zione comune e smetterla di darsi addosso. Se loro recuperano il dialogo, poi anche in patria po- tranno farlo. Non è tardi per il dialogo, viste anche le atrocità commesse dal regime? Le torture sono abominevoli, ma ricordiamoci che non è niente di nuovo. Fino a poco fa era la stessa Cia, l’intelligence statunitense, a sponsorizzare i paesi arabi che ne facevano uso contro l’integrali- smo islamico. Comunque, la pos- sibilità di risolvere il conflitto con 20 MC OTTOBRE 2013 il dialogo c’è ancora: lo testimo- niano le centinaia di giovani che mi fermano per strada dicendomi che loro rifiutano la logica della guerra civile. Nonostante le ves- sazioni, nel paese sono migliaia quelli che non vogliono imbrac- ciare le armi. Il problema è che con il passare dei giorni sono sempre meno, soprattutto se nes- suno dà loro segni di speranza. Daniele Biella • Collera e luce, un prete nella rivolu- zione siriana , Edizioni Emi, Bolo- gna, settembre 2013. • La setedi Ismaele. Siria, diariomo- nastico islamo-cristiano , Il Segnodei Gabrielli, SanPietro inCariano 2011. • Innamorato dell’Islam, credente in Gesù , Edizioni Jaca Book, Milano 2011. • Speranza nell’Islam , Casa editrice Marietti, 1992. I LIBRI DI PADRE DALL’OGLIO L’INUTILITÀ DELLA STORIA K osovo (1999), Afghanistan (2001), Iraq (2003), Libia (2011), Siria (2013?). La sto- ria non insegna nulla, soprattutto a chi non ha interesse a imparare. Nell’era dell’iperinformazione prevale sempre e comunque la di- sinformazione. Mentre la galassia dei ribelli si- riani è in evidente difficoltà, As- sad viene accusato di aver usato armi chimiche, in quartieri perife- rici di Damasco (21 agosto). «L’uti- lizzo delle bombe chimiche è tutto da provare. Se sono state utiliz- zate, non è certo chi le abbia get- tate» (mons. Giuseppe Nazaro). Ieri erano Bush, Blair e Aznar. Oggi sono Obama, Cameron e Hollande. Dicono che occorre in- tervenire per porre fine ai massa- cri del regime di Damasco. Papa Francesco twitta : «Mai più la guerra!» (2 settembre). «Quando si utilizzano le vittime per giustifi- care una guerra non lo si fa per amore delle vittime ma per amore dei propri affari e dei propri inte- ressi» (don Renato Sacco). Come storia insegna. PaoloMoiola SIRIA

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