Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

AGOSTO-SETTEMBRE 2013 MC 81 Perché inventaste un alfabeto del tutto nuovo? Cirillo e Metodio: Per andare incontro alla sesnsibilità delle popolazioni che si aprivano al Vangelo. Creammo una scrittura basata sul dialetto slavo me- ridionale parlato nei dintorni di Salonicco. Questo al- fabeto (gli studiosi lo classificano come glagolitico an- tico) venne usato per la prima volta in Moravia verso la fine del IX secolo, e vedendo che esso attecchiva con sorprendente rapidità - perché evitava i caratteri latini, sottraendo questi popoli all’influenza dei Fran- chi, popoli del Nord Europa che erano già venuti a contatto con la grande cultura dell’impero romano, e lasciava da parte l’alfabeto greco, egemonico nell’im- pero bizantino - decidemmo di applicarlo in altre zone toccate dalla nostra azione missionaria. Voi eravate stati inviati a evangelizzare come esponenti della Chiesa di Costantinopoli, ma a Roma come si seguiva il vostro lavoro? Cirillo e Metodio: Noi svolgemmo il nostro impegno missionario in unione sia con la Chiesa di Costantino- poli, dalla quale eravamo stati mandati, sia con la Sede Romana di Pietro, dalla quale fummo confermati nella originalità della nostra azione, in questo modo si manifestava visibilmente l’unità della Chiesa, che du- rante il periodo della nostra vita e della nostra attività, non era ancora stata colpita dalla sciagura della divi- sione tra l’Oriente e l’Occidente. Se non sbaglio veniste anche in Italia? Cirillo e Metodio: A Roma fummo accolti con onore dal papa Adriano II e dalla Chiesa romana; ci diedero l’approvazione e l’appoggio per tutta la nostra opera apostolica e anche il permesso di celebrare la liturgia nella lingua slava, cosa non ben vista in certi ambienti «tradizionalisti». C’è sempre qualcuno che pensa solo a criticare! La storia dell’umanità come della Chiesa è piena di «ottusi», ai nostri tempi come ai vostri! Pensate che oggi ci sia bisogno di missionari, non dico capaci di inventare alfabeti nuovi, ma che sappiano inculturarsi sempre di più tra i diversi popoli, come avete saputo fare voi con i popoli slavi? Cirillo e Metodio: Certamente. La missione evangeliz- zatrice della Chiesa ha bisogno di gente decisa, che non arretri di fronte a nessuna difficoltà, pronta a sce- gliere strade sempre più innovative per conquistare i popoli a Cristo. In fondo la Missio ad gentes sarà sempre un compito specifico dei discepoli di Cristo; guai a voi se vi limitate a chiudervi in recinti più o meno sacri. Cirillo concluse a Roma la sua vita il 14 febbraio 869 e fu sepolto nella Chiesa di san Clemente, mentre Metodio fu consacrato arcivescovo dell’antica sede di Sirmio e fu rimandato dal Papa in Moravia per conti- nuarvi la sua provvidenziale opera apostolica, prose- guita con zelo e coraggio insieme ai suoi discepoli e in mezzo al suo popolo sino al termine della sua vita (6 aprile 885). Dopo la loro morte i loro discepoli ven- nero osteggiati con ogni mezzo da più parti, special- mente in ambito ecclesiale, per la tenacia con cui portavano avanti la loro opera di evangelizzazione e la loro azione liturgica e culturale con l’uso del loro alfabeto, da tutti ormai chiamato «cirillico» in onore di chi lo aveva ideato. Don Mario Bandera - Direttore Missio Novara dire «consacrato al Signore») con cui sono conosciuto nella Chiesa e da cui prende nome addirittura l’alfa- beto che ho inventato, il Cirillico. In un contesto linguistico così articolato e va- riegato, penso che per voi non sia stato diffi- cile imparare nuove lingue. Metodio: Certamente vivendo in una città multicultu- rale, oltre al greco e al latino, si imparavano frasi delle diverse lingue delle comunità che vivevano a Tessalonica. Ognuno sapeva più o meno qualcosa della lingua dell’altro. Cirillo: Oltre al greco e al latino, parlavo corretta- mente siriaco, arabo, ebraico e alcuni dialetti slavi che risuonavano nella nostra città. Questo ci aiutò molto quando iniziammo la nostra missione con gente che parlava lingue diverse. Così completati gli studi e ordinati preti, era- vate pronti per iniziare la vostra meravigliosa avventura missionaria tra i nuovi popoli. Cirillo e Metodio: La prima missione evangelizzatrice fu in Pannonia (l’attuale Ungheria, con la sua magni- fica puszta [steppa], ai nostri tempi molto più estesa di quanto potete immaginare). Mentre, nell’anno 862, il re Roscislaw della Grande Moravia chiese all’impe- ratore di Bisanzio l’invio di missionari per rafforzare l’autonomia del proprio stato, sottraendolo così alla dipendenza dal clero germanico, che corrispondeva di fatto a una dipendenza politica e culturale dallo stato Franco. Fu in questa occasione che si dispiegò com- pletamente la nostra missione fra i popoli slavi. Quale fu la più grande difficoltà incontrata? Cirillo e Metodio: Sicuramente la lingua, pur parlando diversi idiomi non riuscivamo a intenderci con i nativi, perché quei popoli, avendo una coltura prevalente- mente orale non conoscevano la scrittura. Ovvia- mente c’erano alcuni che sapevano leggere il greco e il latino, ma mai la lingua locale era stata fissata nella scrittura. MC RUBRICHE

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