Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

sentanza commerciale per le macchine da cucire Singer. Dopo il viaggio di perlustrazione del Kaffa effettuato da Barlassina fra il gennaio e l’aprile del 1919 (e descritto nel libro di E. Borra, La carovana di Blass e in quello di G. Tebaldi, L’ultimo carovaniere , entrambi editi da EMI), il prefetto si fece un’idea precisa del terri- torio della sua prefettura e pro- grammò l’espansione delle mis- sioni con l’apertura di nuove sta- zioni. Nel 1924 arrivarono sei suore della Consolata, autoriz- zate a stabilirsi nel paese come infermiere. Questo evento rap- presentò di fatto il primo passo verso l’uscita dalla clandestinità per i missionari: «Le suore non si potevano nascondere» - scrive padre Giovanni Crippa nel libro I missionari della Consolata in Etiopia (Edizioni Missioni Conso- lata 1998), sul quale si basa que- sta ricostruzione. «La prudenza aveva imposto ai missionari bot- teghe da mercanti e abiti civili. Le grandi sottane delle suore e i loro crocifissi difficilmente pote- vano passare per un tipico co- stume europeo». Agli ambulatori – prima ad Addis Abeba e poi nel Kaffa – si affian- carono, lentamente, le scuole, mentre più timidi e nascosti, sebbene non inesistenti, rimane- vano la ricerca di cattolici occulti e il sorgere di vocazioni fra gli di Natale del 1916 «travestito da mercante, cavalcando un mulo» (vedi l’articolo Ieri e sempre di B. Bellesi e G. Mazzotti su MC 02/2001). A rendere difficile l’en- trata in Etiopia dei missionari erano i delicati equilibri diploma- tici interni e internazionali e la resistenza alla penetrazione di altre confessioni da parte del clero copto, dal cui appoggio po- litico i regnanti etiopi non pote- vano prescindere. I primi passi della missione in Etiopia furono all’insegna della prudenza: dall’incontro con Ras Tafari, il futuro Haile Selassie, al- l’epoca reggente – mentre impe- ratrice era Zauditù, una delle fi- glie del precedente imperatore Menelik II, – Monsignor Barlas- sina comprese che un permesso dato dal principe a missionari cattolici avrebbe provocato una levata di scudi da parte del ve- scovo copto che il reggente non poteva permettersi di affrontare. Barlassina decise perciò di «tra- vestire» la missione da impresa commerciale. Con la collabora- zione di Felice Gullino, un tori- nese che aveva stabilito ad Addis Abeba un laboratorio di ebani- steria, fu creata una società che fra il 1917 e il 1918 aprì due ne- gozi a Ghimbi e Billo, avamposti nel territorio della nuova prefet- tura. Si aggiunsero poi laboratori di sartoria e, nel 1919, la rappre- etiopi. Quando, nel 1933, Barlas- sina fu eletto superiore generale dei missionari della Consolata e rientrò in Italia, la missione nella prefettura del Kaffa poteva dirsi consolidata e godeva di una buona libertà d’azione. Il con- flitto italo–etiope portò poi nel 1935 all’espulsione dei missio- nari che cominciarono a tornare in Etiopia l’anno successivo con l’occupazione fascista in veste di cappellani militari. La parola d’ordine era «rientrare al più presto», riporta ancora Crippa, ma l’essere al seguito di una po- tenza europea affamata di colo- nie e accecata dal mito dell’im- pero rese la missione funzionale al sistema coloniale e l’azione missionaria ne fu stravolta. Nel 1942, in seguito alla vittoria delle truppe britanniche su quelle ita- liane, i missionari vennero di nuovo espulsi dal paese. Si dovette attendere quasi un trentennio perché i missionari della Consolata potessero fare ritorno in Etiopia: nel 1970 padre Giovanni De Marchi ottenne il vi- sto per l’entrata nel paese ma si presentò come membro dei Fa- tima Fathers , per evitare di ri- chiamare alla memoria le pas- sate esperienze degli anni Qua- ranta. Inizialmente i missionari si stabilirono nel vicariato aposto- lico di Harar e solo nel 1980 as- sunsero la nuova prefettura di AGOSTO-SETTEMBRE 2013 MC 73 MC RUBRICHE # A sinistra: due missionari della Consolata in abiti civili viaggiano a cavallo nell’Etiopia degli anni Venti. | Qui sopra: ambulatorio gestito dalle suore della Consolata ad Addis Abeba. | A destra: mappa del 1913 della prefettura del Kaffa che rivela ancora confini indefiniti e approssimativi con il Kenya. © Archivio Fotografico Storico MC © Da La Consolata , marzo 1913, p. 37

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