Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

mero «orpello con cui infioret- tare i punti programmatici sui di- ritti». La verità è che la classe diri- gente si occupa del problema della libertà religiosa solo quando alcuni fatti acquistano ri- lievo sul piano politico nazionale, com’è avvenuto, ad esempio, con i casi Lautsi (l’esposizione dei crocifissi nei luoghi pubblici, ndr ) e Englaro. Fuori da queste circo- stanze non si può negare che i nodi problematici sollevati dai comportamenti di natura reli- giosa, o motivati da ragioni di co- scienza, rimangano marginali nel dibattito politico, e di limitato in- teresse per la pubblica ammini- strazione. Non è una provoca- zione affermare che esiste un diffuso sospetto verso il pensiero religioso e un generale analfabe- tismo storico-teologico. Que- st’ultimo emblematicamente rappresentato sia dall’esclusione dell’insegnamento della teologia nelle università pubbliche (aval- lata nel 1873 dalla stessa Chiesa cattolica), sia dalla marginalità, nel panorama culturale ed edito- riale italiano, di quella parte del lavoro filosofico-politico - pen- siamo ad autori come Rensi, Ca- pitini o De Giorgis - attenta a di- svelare l’attualità e la forza del pensiero religioso nel supera- mento della frattura fra fede e modernità. CIÒ CHE VIENE MENO Le conseguenze pratiche di tutto ciò sono molteplici: innanzitutto la scarsa attenzione e sensibilità per il dialogo interculturale e in- terreligioso, in contrasto con quanto richiesto nel 2007 dall’O- sce (Organizzazione per la sicu- rezza e la cooperazione in Eu- ropa) con le Guidelines di Toledo 1 in materia d’insegnamento delle AGOSTO-SETTEMBRE 2013 MC 69 voro in grado di elaborare una proposta da trasmettere al par- lamento per favorire la redazione di una legge organica sulla li- bertà religiosa nel nostro paese. LA POLITICA, TRA DISINTERESSE E SOSPETTO Le politiche concernenti la li- bertà religiosa e di coscienza nel contesto italiano soffrono di un problema di relazione tra centro e periferia: le istituzioni e il legi- slatore faticano a comprendere la trasformazione sociale e si perdono in tecnicismi normativi che si scontrano con le varie di- mensioni decisionali: regola- menti regionali, amministrazioni locali, leggi statali e sovranazio- nali. In tal senso il fatto che l’art. 117 della Costituzione attribuisca al governo centrale la compe- tenza esclusiva in materia di rap- porti fra stato e confessioni reli- giose non comporta che le que- stioni di politica ecclesiastica oc- cupino un ruolo rilevante nell’a- genda dell’esecutivo. Infatti, fatte le dovute eccezioni, la prassi po- litica e amministrativa testimonia che sui temi della libertà reli- giosa e di coscienza domina un sostanziale disinteresse. Lo di- mostrano i programmi strategici delle diverse forze partitiche, per le quali il tema della libertà reli- giosa è un «non problema», e la laicità, osserva il professor Ni- cola Colaianni (già giudice della Corte suprema di Cassazione fino al 2003, professore di Diritto ecclesiastico, italiano e compa- rato, nell’Università di Bari), un religioni nelle scuole pubbliche, e, ancor più, dal libro bianco sul dialogo interculturale, Vivere in- sieme in pari dignità , e dalla Raccomandazione n. 12 del Con- siglio d’Europa sulla Dimensione delle religioni e delle convinzioni non religiose nell’educazione in- terculturale rivolta, nel 2008, ai ministri dell’educazione dei qua- rantasette paesi membri. Ma so- prattutto ciò che è più rilevante è che la marginalità del dibattito sulla libertà religiosa ha portato a ritenere secondario il problema della realizzazione di un maturo pluralismo religioso. Come evi- denzia il professor Carlo Cardia (docente di Diritto Ecclesiastico all’Università degli Studi di Roma 3, avvocato, giurista ed editoriali- sta di Avvenire ): «È nel conflitto e nel cortocircuito tra intransi- genza cattolica e correnti laiciste che sta la radice di una chiusura provinciale che in Italia condi- ziona le relazioni ecclesiastiche» e, aggiungeremmo, influisce ne- gativamente su un potenziale di- battito costruttivo in materia, e su un progetto di politica eccle- siastica innovativo e di ampio re- spiro. L’IDENTITÀ SEPARATA DAL DIRITTO DI CREDO? La perifericità del religioso nel dibattito politico-istituzionale ita- liano emerge anche sotto altre forme. Innanzitutto nella ten- denza sempre più accentuata del governo a separare i temi sensi- bili connessi all’identità e all’ap- partenenza etnico-religiosa dalla sfera del diritto alla libertà di credo, come dimostra, ad esem- pio, il parere formulato dal comi- tato per l’Islam italiano in mate- ria di burqa e del niqab . Quest’ul- timo invita il legislatore a «de- confessionalizzare» la questione # Il Sacro Eremo e il Monastero di Camaldoli furono fondati mille anni fa da San Romualdo, monaco bene- dettino ed eremita (+ 1027). La realtà monastica affonda le sue radici tanto nell’antica tradizione dell’Oriente cristiano, quanto in quella dell’Occidente che si rico- nosce in San Benedetto. Per natu- rale vocazione è luogo privilegiato di incontro nel dialogo ecumenico e interreligioso, nonché più in ge- nerale con la cultura contempora- nea, aperto a tutti gli uomini e le donne in sincera ricerca interiore.

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