Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

T eresina . La rivista locale, Cidade Verde («città verde», nome con cui un tempo era sopranno- minata Teresina), racconta la storia di cinque fratelli, il più piccolo di appena 9 anni, tolti ai genitori perché i due erano tossicodipendenti e vivevano per le strade. Una vicenda - pensiamo – drammatica e tri- ste, ma forse unica e comunque amplificata dalle con- suete esagerazioni dei giornalisti. Usciamo per una passeggiata. È la mattina di un giorno di festa. Per le strade del centro di Teresina non c’è traffico. Le saracinesche dei negozi sono ab- bassate, gli uffici pubblici chiusi. Sulla Rua Areolino de Abreu e sulle vie laterali, nella piazza Marechal Deodoro da Fonseca (conosciuta come Praça da Bandeira), nei pressi della chiesa Nossa Senhora do Amparo, ci sono soltanto piccoli gruppi di persone che bivaccano sui marciapiedi o sotto gli alberi dei giardini. Hanno un aspetto trasan- dato, volti emaciati, sguardo perso, movimenti rallen- tati. Altri camminano con passo barcollante, trasci- nando i propri corpi con fatica, pur essendo persone giovani. Sono tutti tossicodipendenti - viciados , come si dice in lingua brasiliana -. Ci dobbiamo ricredere. Quelle lette sulla rivista non erano esagerazioni gior- nalistiche: il crack è arrivato anche qui. La conferma arriva da un’inchiesta di Veja . Secondo il settimanale, il crack ha ormai raggiunto oltre il 90% delle città brasiliane, comprese quelle del Piauì, uno degli stati più poveri del paese. Nel gergo giornalistico si parla di «cracolandia», per indicare i luoghi delle città dove si spaccia e consuma crack. Statistiche uffi- ciose raccontano che per le strade di Teresina ci siano 8.000 tossicodipendenti. Un esercito in crescita. Il crack è poco costoso e molto più pericoloso della cocaina di cui è un sotto- prodotto ottenuto mischiando questa con bicarbo- nato di sodio. Si presenta in forma di piccole pietre (cristalli) che, una volta scaldate, rilasciano un vapore che viene aspirato dal consumatore. L’euforia che si produce dura non più di 10 minuti. Ad essa segue una depressione fisica e mentale che si cerca di combat- tere procurandosi un’altra dose di crack. Una volta entrata nel circolo vizioso della dipendenza l’unica preoccupazione della persona è quella di procurarsi una nuova dose. Se non ha il denaro necessario, se lo procura con furti, violenze o prostituendosi. Molti ini- ziano a vivere per le strade come indigenti. A São Paulo come a Teresina, ma anche - ecco perché si parla di epidemia - nelle città più piccole. Dal lungofiume risaliamo a piedi la Rua Areolino de Abreu. Nei pressi di una fermata dell’autobus, scop- pia una lite tra due giovani donne che stanno salendo sul mezzo. Si accapigliano e si insultano gridando con voce stridula. Dopo qualche minuto la porta del bus si chiude lasciando fuori una delle due e ponendo così fine al litigio. La donna che non è salita ha l’aspetto e il fare inconfondibili di una consumatrice di crack. Non ci si può sbagliare: quella droga distrugge l’a- spetto esteriore e la testa delle per- sone che la scelgono. PaoloMoiola BRASILE Il crack, un’emergenza nazionale LE PIETRE DEL SUICIDIO Il Brasile della crescita economica e delle manifestazioni internazionali affronta un’emergenza che si sta diffondendo come un’epidemia. Il crack ha invaso le strade brasiliane e catturato migliaia di persone. Anche nei centri più piccoli. © Marco Gomes/ Em Discussão! 56 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013

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