Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

40 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 OSSIER successione ( khilafa ) del profeta Muhammad (dal 632 d.C. in poi), risulta funzionale alla nuova sparti- zione statunitense-europea del Mediterraneo e Me- dio Oriente. Il conflitto interno al mondo islamico sta prendendo sempre più forza e radicalità, grazie ai continui ap- pelli al jihad (sforzo interiore sulla via del Bene, e an- che, come in questo caso, lotta militare) contro gli alawiti (setta sciita) al potere in Siria, definiti kuffar (miscredenti) e rafidi (rinnegati), da parte di telepre- dicatori salafiti piuttosto popolari tra le comunità is- lamiche nei paesi arabi e anche in Europa. Leggendo qua e là nei siti arabi o su Fb i tanti appelli e commenti che istigano al conflitto settario si com- prende bene la dimensione della tragedia in corso e la morte di ogni forma di ragione: giovani e adulti musulmani sunniti, di origini o convertiti, nel XXI se- colo hanno ripreso le armi (anche solo verbali) per la nuova guerra contro gli «eretici», e a nulla valgono i discorsi dei loro fratelli più informati o semplice- mente più razionali, che tentano di far capire loro la trappola politica in cui sono cascati. Un conflitto di natura geo-politica si è dunque tra- sformato in guerra di religione, grazie al ruolo e al sostegno economico e mediatico-dottrinale di Qatar e Arabia Saudita, stretti alleati di Stati Uniti, Israele ed Europa. «Il crollo dell’Urss - aggiunge Ali Reza - non ha modi- ficato l’obiettivo vero degli Usa nel continente eura- siatico, ovvero l’accerchiamento geopolitico della Russia (e della Cina). In un contesto del genere l’Iran ha un ruolo importante, in quanto se la Repubblica islamica si alleasse con la Russia, gli Usa non riusci- rebbero a completare l’accerchiamento di Mosca da sud, in Medio Oriente, dopo che il crollo del blocco sovietico ha proiettato la Nato a ovest dei confini russi. Le sanzioni all’Iran promosse dall’Occidente, quindi, non sono nate, come ufficialmente viene detto, per evitare che il paese mediorientale arrivi alla bomba atomica (esse infatti vigevano anche prima che si sapesse del programma nucleare), ma solanto per creare problemi all’economia iraniana, fomentando il caos sociale nella speranza di una sommossa popolare». In questo momento storico, dunque, il progetto ame- ricano di destabilizzazione del Vicino e Medio Oriente è appoggiato, in vario modo e con consape- volezze diverse, da quel mondo sunnita fondamenta- lista per cui un «nemico» esterno è meglio di un «ere- tico» interno. CON L’USO DELLA RAGIONE Tra sunniti e sciiti ci sono basi comuni che poggiano su Corano e hadith (i detti e fatti del profeta Muham- mad) e sviluppi teologici e giuridici diversi, alcuni quasi contrapposti: oltre alla fondamentale diver- genza sull’imamato (vedi box ), esiste anche un diffe- rente peso dato all’esercizio della ragione e dell’intel- letto. Gli sciiti, infatti, usano lo ‘aql o ijtihad , «razioci- nio individuale» al posto del qiyas (una delle fonti del diritto musulmano, usul al-fiqh ) che si basa sul prin- cipio di analogia per induzione (cioè l’analisi di casi simili nella produzione di leggi), utilizzato dai sun- niti. Dal secolo X, sono prevalentemente gli sciiti a far riferimento allo ijtihad , mentre i sunniti prati- cano il taqlid , o accettazione, imitazione, e principio dell’emulazione. Se per gli sciiti l’uso del ragionamento individuale, e la ricerca continua che ne deriva, è causa-effetto di maggiore apertura mentale e vivacità culturale ri- spetto ai sunniti (e ai fondamentalisti in particolare), il vilayat-e faqih (la tutela dei giuristi), cioè l’autorità di dirigere e governare nella prosecuzione della « vi- layat degli infallibili Imam» (a sua volta continua- zione di quella del profeta Muhammad), va a istituire le linee costitutive della teocrazia. Per lo sciismo, infatti, a guidare e governare la so- cietà deve essere un conoscitore dell’Islam, che sarà un Infallibile. Se costui non dovesse essere presente, saranno gli scienziati, giuristi, islamici a svolgere tale ruolo. Dovere fondamentale del governo è quello di farsi veicolo e tutore degli ideali e delle leggi divine. H ASSAN R OHANI , IL PRESIDENTE Chi è il settimo presidente della Repubblica islamica dell’Iran? Certamente un orto- dosso, ma moderatamente progressista. A seguito delle elezioni del 14 giugno 2013Hassan Rohani, 64 anni, è diventato il 7° (11° se si contano gli interim ) presidente dellaRepubblica islamica dell'Iran. Rohani ha conquistato già al primo turno il 50,7 per cento dei voti (18,6milioni), precedendo il sindaco di Te- heranMohammadBaqer Qalibaf. Rohani è nato a Sor- kheh, nella provincia di Semnan, il 13 novembre del 1948, da una famiglia religiosa. Nel 1972 si è laureato in Legge all’Università di Teheran, e successivamente ha ottenuto unMaster e unPhDalla GlasgowCaledonian University . Rappresenta il leader dellaRivoluzione is- lamica, l’ ayatollah SeyyedAli Khamenei ( si veda box ) al Consiglio supremo della sicurezza nazionale. In gio- ventù aveva preso parte alle lotte politiche contro lo Shah . Dopo laRivoluzione islamica del 1979, Rohani fu eletto al Parlamento per cinquemandati consecutivi, fino al 2000, e ricoprì cariche importanti: vice-presi- dente del Majlis (Consiglio) e capo dei Comitati di difesa e politica estera. Durante la guerra con l’Iraq (1980- 1988) fu comandante dell’aviazionemilitare iraniana. Rohani parla fluentemente inglese, arabo e persiano. Ha scritto oltre un centinaio di libri e articoli. È stato negoziatore nucleare iraniano negli anni 2003-2005. Nella campagna elettorale Rohani ha rappresentato riformisti e i moderati; l’altro candidato riformista, Mohammed Reza Aref, si era ritirato su invito dell’ex presidenteMohammad Khatami. Rohani ha attratto i voti non solo di quella parte del paese schierata con ri- formisti emoderati, ma anche dei cittadini stanchi de- gli effetti dell’embargo e dell’isolamento diplomatico del paese. Dei sei candidati, Rohani era considerato l'u- nicomoderatamente progressista, intenzionato a libe- rare i prigionieri politici e a riallacciare i legami con l'Occidente. •

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