Missioni Consolata - Giugno 2013

fatto a gara per scrivere edito- riali (a volte per mano di per- sone che mai sono state in Vene- zuela) contro il presidente Chá- vez. Qualche anno fa Missioni Consolata pubblicò una serie di reportage sul paese e ci furono proteste perché non si parlava male di Chávez. Da prete catto- lico, come spiega questa nomea? «La mia opinione è che tutte que- ste persone non hanno cono- sciuto il presidente Chávez. Lo ri- peto ogni volta anche alla mia stessa famiglia: voi vi accanite contro un “mostro virtuale” - che non esiste e che non è mai esi- stito - chiamato “Chávez”. Questo mostro è stato costruito attra- verso i media che io definisco “perversi” in quanto strumenti di manipolazione e confusione so- ciale, sottoposti a precisi inte- ressi economici e politici. Media creati dalle oligarchie per oppri- mere e sottomettere la povera gente. Media non interessati a fare conoscere la vera immagine di Chávez. Il vero Hugo Chávez, profeta e martire, si è visto il 5 marzo 2013, giorno in cui il Dio di Gesù lo ha glorificato e milioni di persone hanno reso gloria a Dio per la sua vita. Persone che hanno dimo- strato il loro apprezzamento e il loro amore formando lunghe pro- cessioni davanti al suo feretro esposto nella Scuola militare di Caracas. Code che sono durate 10 giorni lungo le 24 ore senza mai fermarsi. Siamo stati testi- moni in prima persona di un evento che nessun mezzo di co- municazione ha potuto nascon- dere. Io ne sono convinto: il Dio di Gesù lo ha glorificato attraverso il suo popolo, quello più umile e semplice». Quando una persona viene col- pita da una grave malattia, ci do- vrebbe essere più rispetto, più umana pietas o - come dovrebbe avve- nire per i credenti – più carità cristiana. Con Chávez non è stato così. Al contrario, avversari in patria e fuori ne hanno approfittato per chiedere il suo allontanamento. Quando infine è morto, molti hanno trattenuto a stento il pro- prio compiacimento. Perché? «È vero. In Venezuela e nel mondo molti hanno pregato per la sua morte, credendo che egli fosse un vero mostro. Altri perché lo odiavano come fu odiato Gesù di Nazareth, per invidia, vendetta e sete di potere. Hugo Chávez era venuto ad “aprire gli occhi dei ciechi”, per far prendere co- scienza a un popolo sottomesso. Il presidente ne ha risvegliato la dignità. Tutto questo non poteva essere accettato dai potenti, vale a dire da quelli che si ritengono “migliori di tutti gli altri”. Era accaduto lo stesso per Gesù di Nazareth e per l’arcivescovo Romero 33 anni fa in Salvador, e ancora per Gandhi in India e Mar- tin Luther King negli Stati Uniti. Non dimentichiamo che una parte degli oppositori non crede- vano che il presidente fosse ma- lato, ritenendo la malattia un im- broglio come quelli di cui essi sono normalmente artefici. Senza accennare al fatto che molti tra noi hanno forti sospetti che il cancro del Presidente sia stato indotto dai suoi stessi ne- mici, stranamente sempre molto ben informati sull’evoluzione della malattia». In Occidente si contesta la lunga permanenza di Chávez al go- verno del Venezuela. Non inte- ressa il fatto che il presidente sia sempre stato scelto tramite li- bere elezioni, strumento prin- cipe della democrazia. Si parla senza mezzi termini di «caudilli- smo» e spesso di dittatura. Cosa pensa al riguardo? «Hugo Chávez è stato il più grande democratico che questo paese abbia avuto in tutta la sua storia repubblicana. Un capo o un dittatore è colui che si impone contro la volontà popolare. Hugo Chávez è stato rieletto molte volte dal suo popolo, con elezioni limpide e certificate, con un Con- siglio nazionale elettorale pulito. Il contrario di quanto normal- mente avveniva nei governatorati di Miranda e Zulia (i due stati con il più vasto bacino elettorale), vinti più volte dall’opposizione tramite frode e compravendita dei voti. Il popolo non avrebbe mai prevalso, se non attraverso un numero enorme di voti, assai più difficile da adulterare. Proprio ciò che accadde nel dicembre 1998, quando Chávez conquistò per la prima volta la presidenza della Repubblica bolivariana del Venezuela». Nel 2009 un referendum popo- lare approvò - con scandalo e clamore mondiali - il cambio de- gli articoli della Costituzione che vietavano la rielezione. Quella stessa Costituzione che, con l’ar- ticolo 72, consente di revocare tutte le cariche elettive dopo metà mandato. Un esempio straordinario di democrazia che i paesi occidentali e i media hanno quasi sempre dimenticato... «È così. Con la nuova Costitu- zione, voluta da Chávez nel 1999, siamo andati oltre la “democrazia rappresentativa” in cui un eletto, dopo essere stato votato, fa quello che vuole, in cui occorre aspettare cinque anni per “cac- ciare dal potere” un rappresen- tante inadeguato o indegno con il rischio di votare un altro con le stesse abitudini del precedente. La Costituzione bolivariana ha creato una “democrazia parteci- pativa e protagonista”, dove la gente non soltanto vota ma il GIUGNO 2013 MC 21 # A destra: padre Pablo Urquiaga, parroco della chiesa La Resurrec- ción , a Caricuao, Caracas. # Sotto a sinistra: il presidente Hugo Chávez (con una copia della Costituzione) in un’immagine di qualche anno fa. © Versión Final

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