Missioni Consolata - Aprile 2013

D a lontano c’è una so- miglianza inganna- trice tra la prigione di Kamiti e un mona- stero, con quelle mura, por- toni e griglie, ma da vicino ogni dubbio svanisce: tutte quelle guardie armate dicono subito la differenza. La pri- gione di Kamiti si trova in un’area pittoresca e fertile della Kiambu County, a mezz’ora di macchina da Nai- robi, dove un tempo c’erano solo enormi piantagioni di caffè. Kamiti significa «pianta piccola», proprio come quella del caffè. L’area di periferia urbana che la circonda si chiama Kahawa (caffè ap- punto). Con la fama che si porta ad- dosso, nessuno penserebbe che in quel carcere ci sia una vivacissima comunità catto- lica. Incece... ci sono circa 500 fedeli in prigione, divisi in do- dici piccole comunità cri- stiane. I detenuti ritmano il tempo con la recita del rosa- rio, gli incontri delle piccole comunità e le prove di canto del coro che poi anima la messa. Nel 2010 è cominciata la «Scuola Cattolica di forma- zione spirituale» che prepara a diventare catechisti dete- nuti volenterosi e qualificati. C’è poi un’annuale competi- zione musicale il 23 giugno, fe- sta di s. Giuseppe Cafasso, il patrono dei detenuti. Soste- nuta dalle suore della Conso- lata, la competizione diventa un’occasione per tutte le pic- cole comunità cristiane di mo- strare le loro capacità. Il risultato principale è che la fede restituisce ai detenuti un senso interiore di libertà che nessuna prigione può togliere ad essi. DOVE LA FEDE PROSPERA di poter ottenere, un giorno, il perdono presidenziale per tor- nare fuori, libero, e partecipare al processo di costruzione della nazione. «Il miglior regalo che la gente può farmi in questo mo- mento è sostenermi con la pre- ghiera, perché attraverso la pre- ghiera Dio compie miracoli. Ho un desiderio da esprimere a tutti: accettate di nuovo nella co- munità i detenuti che sono stati rilasciati. Ricordate che la pri- gione è un po’ come un’officina, dove i carcerati, come le mac- chine, sono riparati. In prigione hanno la possibilità di imparare molti mestieri e, una volta fuori, possono guadagnarsi la vita se sono aiutati a inserirsi e hanno la possibilità di praticare quello che hanno imparato. Molti di noi siamo davvero dispiaciuti di quello che abbiamo fatto e desi- dereremmo proprio essere riab- bracciati dalla comunità se fos- simo liberati. Penso che nes- suno di noi abbia voglia tornare alla vita criminale di prima, per questo è importante il sostegno della comunità». Incontriamo anche Sammy Mu- sembi, anni 38. Era sposato e padre di due bambini quando è stato arrestato nel 1998. Non era battezzato anche se nato in una famiglia cristiana e sposato con una cattolica. Anche lui è stato dieci anni tra i condannati a morte prima che la sua sentenza fosse commutata in ergastolo. È profondamente convinto che Dio avesse un piano preciso su di lui nel volerlo in prigione. Secondo lui, se non fosse stato per la pri- gione, non avrebbe mai cono- sciuto Dio, perché il suo stile di vita e la compagnia che frequen- tava non glielo avrebbero per- messo. «Avessi continuato con lo stesso stile di vita, sarei già morto». Fortunatamente quando l’hanno arrestato per rapina a mano armata, si è trovato in una cella con dei compagni cattolici. «Pregavano mattina, mezzo- giorno e sera, e tenevano perfino discussioni sulla bibbia. Sono ri- 66 MC APRILE 2013 KENYA

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