Missioni Consolata - Aprile 2013

biavano la moneta romana con lo shèkel , la moneta ufficiale israeliana. È questo il motivo per cui Gesù nel tempio scaccia i cambiavalute e i venditori con l’ac- cusa di avere trasformato la casa di preghiera di Dio in un covo di ladri (cf Gv 2,13-19): essi per interesse trafficano l’«immagine di Cesare» nel tempio di Geru- salemme, il trono della Gloria di Dio che aveva posto la sua «immagine» nella carne di ogni uomo e donna, sacramento della sua presenza nella storia. LA MONETA ROMANA, «SACRAMENTO IMPERIALE» Portando con sé e trafficando negli affari con la mo- neta dell’imperatore, i capi dei sacerdoti, gli scribi e i farisei, cioè la gerarchia religiosa nel suo complesso, dichiarano pubblicamente di avere sostituito «l’imma- gine» di Dio (cf Gen 1,27), di cui erano custodi, con quella mercantile del re pagano che, come un novello faraone, tiene sotto sequestro il popolo eletto. Per affermare la propria autorità, Roma aveva tolto al sinedrio il diritto di comminare la morte ( ius gladii ) e, contemporaneamente, custodiva le vesti solenni del sommo sacerdote, che erano consegnate ogni volta che servivano. I due fatti erano il segno clamoroso e umiliante della sottomissione totale, giuridica e reli- giosa. Doveva essere chiaro chi era «il re d’Israele». La conseguenza logica che si deduce dai testi e dai fatti è semplice: i rappresentanti della religione uffi- ciale, i capi responsabili del popolo, quelli che hanno in mano i mezzi di governo e anche dell’economia, rinnegano Dio come loro Re e Signore. Essi si ade- guano alle convenienze e vogliono essere «come tutti gli altri popoli»: cioè schiavi di un dittatore che li spreme come limoni, perché fa loro pagare le tasse per sé, per il senato e concede anche, bontà sua, che paghino una tassa supplementare per il tempio. Gesù aveva messo in guardia: «Coloro i quali sono conside- rati i governanti delle nazioni [perché] dominano su di esse e i loro capi le opprimono» (Mc 10,41). Senza rendersene conto, chi pone la domanda a Gesù se sia lecito pagare le tasse, mette in evidenza una questione che riguarda la persona di Dio e il rapporto che ogni Israelita ha con lui. Gesù, con la sua risposta, mette a nudo il loro dramma e li richiama alla respon- sabilità della « teshuvàh - conversione». LE PAROLE SVELANO LE INTENZIONI DEL CUORE Tenendo conto di questo quadro, vediamo il testo. Alla luce di questa panoramica contestuale che tiene conto di tutta la Scrittura, il contesto immediato dei tre Sinottici, e particolarmente in Lc, è di complotto e di tensione: - Lc 20,19: «Gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso , ma ebbero paura del popolo». È in atto una macchinazione per perseguire un fine ingiusto. - Lc 20,20: « Si misero a spiarlo e mandarono infor- matori , che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore». È evidente una collusione/ complicità con il potere pagano e impuro, con l’obiet- tivo esplicito di servirsi del potere pagano. - Lc 20,25: « Egli disse: “Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio”». La ri- sposta di Gesù, tecnicamente, si configura come ri- sposta ad hominem , cioè diretta. Egli non fa un di- scorso generale sulle tasse, ma riprende, stretta- mente parlando, la risposta da essi data: poiché l’im- magine della moneta appartiene a Cesare, come essi stessi ammettono, è un suo diritto, dice Gesù, averla indietro. Se Gesù si fosse limitato a questa prima parte, tutto sarebbe finito con un insegnamento esemplare e coe- rente: poiché voi vi servite del denaro di Cesare che vi offre un servizio, è giusto che vi chieda un qualche corrispettivo. Se volete contestare l’autorità di Cesare, non usate il suo denaro, cioè siate voi stessi coerenti. La novità di Gesù sta nella seconda parte della rispo- sta, con la quale riprende quello che i suoi interlocu- tori avevano omesso o dimenticato: Dio. Il testo greco dice alla lettera: «E pertanto, dunque/di conseguenza, re stituite (una volta per tutte) le cose di Cesare a Cesare e (= nello stesso tempo) le cose [che sono] di Dio [ re stituite] a Dio - Ho de eîpen pròs autoús: Toìnuyn apòdote ta Kàisaros Kàisari kài ta toû theoû t ō i the ō i ». APRILE 2013 MC 33 MC RUBRICHE Rendete a Cesare - 2 # Denaro d’argento con l’effige di Tiberio imperatore e, sul rovescio, figura femminile seduta (forse sua madre Livia).

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