Missioni Consolata - Dicembre 2012

di Gigi Anataloni EDITORIALE DICEMBRE 2012 MC 3 Ai lettori GIOIA EMISSIONE S e c’è uno che è il ritratto dell’antieroe è proprio lui. Rotondetto, impacciato sulle gambe, tranquillo, un filo di voce, occhi buoni. Non te lo vedi certo nel mezzo della mischia. Eppu- re, una di queste sere, l’ho ascoltato a bocca aperta mentre raccontava, pacato, come se fosse un incubo ormai digerito, di quei giorni di pochi anni fa a Bangadi e Doruma, ai confi- ni tra Congo RD e Sudan, quando le bande della Lra ( Lord Resistance Army di Kony) terrorizza- vano tutti. E di quel mattino in cui, uscendo dalla sua stanza ancora un po’ assonnato, si era tro- vato con un mitra piantato nella pancia e gli avevano preso tutto, mentre attorno a lui la missione era saccheggiata, il villaggio bruciato, ragazzi e ragazze radunati, pestati e denudati, con orec- chie tagliate ai più recalcitranti, e poi costretti a marciare nella foresta con il fagotto dei loro po- chi vestiti sulla testa e il terrore nel cuore. E della disperazione e dei pianti della gente al vedersi abbandonati anche dai missionari che, essendo senza sicurezza, a rischio di assalto un giorno sì e uno no, avevano dovuto prendere la dolorosissima decisione di ritirarsi dalla zona. A metà no- vembre, restaurato e rimesso in salute, il nostro missionario è ripartito per il suo amato Congo, diretto a Isiro, dove, in questi ultimi mesi, l’ebola ha aggiunto un nuovo capitolo di dolore a una situazione già al limite di ogni immaginazione. È tornato, lui l’antieroe, per essere là piccolo se- gno di consolazione e gioia, anche per il solo fatto di esserci, rosario in mano, attenzione ai pic- coli, una parola di conforto a tutti. H o pensato a lui, missionario che non fa notizia, perché sono proprio quelli come lui, i fanti della missione, che tengono accesa la luce della speranza e l’amore per l’uomo negli an- goli più sperduti del mondo, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà, dalla morte, dal pe- ricolo, dall’isolamento, dall’odio settario e tribale, dall’avidità incontrollata delle grandi oligarchie economiche, dalla prepotenza dei militari, dal terrore fatto sistema. Il missionario è portatore di una notizia di gioia, questo è scritto nel suo Dna. Gioia e missione viaggiano insieme. Non ci può essere missione senza gioia. La gioia portata dentro, nata dall’in- contro con il Cristo risorto, si realizza per noi nel dono della consolazione. Queste cose ci ha scritto il nostro superiore generale, p. Stefano Camerlengo, in occasione della Pasqua di questo anno 2012. Un messaggio coraggioso in tempi in cui tutto sembra andare male. Un messaggio più che attuale oggi, mentre andiamo verso il Natale, la festa della luce nelle tenebre, la cele- brazione che ci fa rivivere l’inguaribile fiducia di Dio nell’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Abbiamo tutti avuto un anno duro, quest’anno. Anche noi missionari. E non solo perché la crisi ci accomuna tutti e sta uccidendo progetti di sviluppo, portando gente alla fame, imbarbarendo le relazioni tra «poveri e ricchi» e tra «poveri e poveri», legando le mani alla solidarietà. Ma anche per morti improvvise (come quella di p. Lello che riportiamo in queste pagine) e altre prevedibili, malattie e fragilità umane che ci hanno segnato. Ci sarebbe più di un motivo per essere scorag- giati. Eppure non lo siamo. «Non c’è nulla di più anticristiano della sfiducia, dello scoraggiamento e della stanchezza», ci scriveva p. Stefano. «Esistono da sempre modi e mezzi per proclamare il “lieto annuncio” di Ge- sù. Ma più che attraverso le parole, esso passa con la testimonianza di chi vive profeticamente e coraggiosamente il Vangelo. Coraggiosi, attivi e gioiosi, nonostante tutto! Soprattutto, inverare il Vangelo con la testimonianza della vita, che evangelizza più delle parole. Non si può parlare d’a- more senza declinare questa parola, che altrimenti suona retorica. Questo affinché possiamo contagiare e coinvolgere altre persone nel progetto del Regno animati dalla gioia e dal dinami- smo. Vorrei che ognuno intonasse la sinfonia della gioia, trovando il coraggio di vivere con sem- pre maggiore pienezza la sua vocazione, dando sempre “di più”, come esorta il nostro amato Pa- dre Fondatore (il beato Giuseppe Allamano)». La Luce è apparsa nelle tenebre e ci ha fatti diventare figli della Luce. Con la Luce dentro, la luce di Gesù fatto uomo per amore, camminiamo nella gioia, pronti ogni momento a dar ragione della speranza che è rivelata in noi. Buon Natale.

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