Missioni Consolata - Novembre 2012

«CHE NON SIA SANGUE D’IMMIGRATI!» In genere i donatori stranieri considerano molto positivo il fatto che l’emodonazione av- venga nell’anonimato, perché credono che gli italiani, sapendo che il sangue proviene da loro, rifiuterebbero le trasfusioni. Ha- nane, dei «Giovani musulmani d’Italia», commenta così l’ipotesi di un dono «allo scoperto»: «Per carità! L’italiano appena vede l’altro, magari con l’ hijab , il velo, anche a costo di morire, non prende il sangue… Che ne so che pensano di questo pezzo di stoffa: è come se sopra ci fosse scritto guerra, morte, paura! Anche quando uno vuole fare del bene». Forse Hanane non ha tutti i torti, come sembra mo- strare un sondaggio della dott.ssa Fantauzzi tra i donatori italiani: «Molti di loro si dicevano disponibili a dare il proprio san- gue per gli immigrati, ma non a riceverlo. O per lo meno espri- mevano l’esigenza che il sangue degli immigrati venisse sottopo- sto a controlli più accurati, per timore di mancanza d’igiene, germi, infezioni… Un donatore ha addirittura proposto una divi- sione “etnica” del sangue: desti- nare il sangue marocchino solo ai marocchini, quello peruviano solo ai peruviani, ecc. E persino tra i medici serpeggia qualche ITALIA 62 MC NOVEMBRE 2012 pregiudizio», spiega Fantauzzi, paventando il rischio di una sorta di «emoxenofobia». Malgrado ciò, in tutta Italia le donazioni di sangue da parte de- gli stranieri continuano ad au- mentare, e oggi rappresentano circa il 4% delle donazioni totali. Un contributo importante alla nostra vita. Stefania Garini # Qui sopra : la coper- tina del libro-inchiesta edito da Franco Angeli. A sinistra : prelievo del sangue in un paese del Golfo. A destra : la pro- fessoressa Annamaria Fantauzzi dell’Univer- sità di Torino, autrice del libro. Il valore del sangue nell’Islam TRA HALÀL E HARÀM N ella concezione islamica il sangue è sostanza ora lecita, halàl , ora illecita, haràm . Nel primo caso resta invisibile all’interno del corpo, e rappresenta l’energia e il veicolo della vita; il sangue impuro è invece quello visibile che fuoriesce dall’or- ganismo (per emorragia, mestruo, deflorazione, ma- cellazione della carne ecc.) entrando a contatto con il suolo, abitato da spiriti maligni. Nel caso dei sacrifici animali, l’anima della bestia morta cola via e il san- gue che resta nella carcassa marcisce ed è conside- rato haràm . Ciò spiega il divieto di cibarsi del san- gue, vettore dell’anima, come anche della carne in cui esso non sia uscito completamente o che non sia stata macellata secondo i precetti della Shari’a . Nel caso delle emodonazioni, il sangue è ritenuto puro e incontaminato perché dal braccio va a finire direttamente in una sacca di plastica, che lo pro- tegge dal contatto esterno. Il sangue è sacro perché è la vita (nel Corano 96,2 l’uomo è generato da un grumo di sangue) e per i musulmani vale il binomio « tabarrò bi ad-Dam, anqadh Hayat», «donare san- gue, salvare una vita». Il sangue indica anche il le- game che tiene uniti i fratelli, i figli, i genitori, i mem- bri di una stessa comunità. Nel caso delle emodona- zioni, che tra l’altro avvengono nell’anonimato, non si tratta evidentemente di una vera parentela ma piuttosto di un’adozione simbolica. La maggior parte dei musulmani donatori parla spesso dell’acquisi- zione di una fratellanza elettiva, che sottintende il ri- spetto e l’aiuto reciproco. Come dichiara Charki, di Amece : «Noi siamo tutti fratelli sotto Dio e, con il sangue, io divento veramente tuo fra- tello, come in una nuova fami- ia, la nostra, né la mia né la a»*. Ste.Ga. ) Fonte: «Sangue migrante. Pra che e culture dell’emodonazione a il Marocco e l’Italia» di Anna aria Fantauzzi. Ricordiamo che i oventi del libro andranno a soste no d’interventi chirurgici e ado oni scolastiche in Kenya e Senegal.

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