Missioni Consolata - Novembre 2012

OSSIER Abeba non vengono sostituite con quelle del governo di transizione. I miliziani di Al Shabaab tornano così all’attacco e occupano le principali città del Centro Sud. Nei territori controllati creano vere e proprie amministrazioni locali e impongono la legge islamica, la sharia . NUOVI ATTORI Nell’autunno 2011 scatta però una nuova offensiva anti Shabaab. Le truppe del contingente Amisom (la missione dell’Unione africana in Somalia) e delle forze armate keniane ed etiopi attaccano le rocca- forti del movimento e ne mettono in fuga i miliziani. Affrontare un’offensiva da più fronti non è semplice per un’organizzazione, tutto sommato ristretta, come quella degli Al Shabaab. Non solo, ma nel frattempo gli integralisti hanno perso gran parte del consenso popolare e a Mogadiscio le istituzioni si rafforzano (tanto che il 10 settembre Hassan Sheikh Mohamoud viene eletto presidente somalo, il primo dopo 21 anni di anarchia). «La loro popolarità - spiega Mario Raf- faelli, presidente di Amref ed ex inviato speciale per il Corno d’Africa dei governi italiani - è iniziata a sce- mare lo scorso anno quando, durante la grande sic- cità che ha colpito il paese, i leader del movimento hanno impedito l’arrivo di aiuti alla popolazione da parte delle Nazioni Unite e delle Ong internazionali. Detto questo va però aggiunto che i miliziani di Al Shabaab sono una galassia composita che ha ancora una forza militare di tutto rispetto e, molto probabil- mente, continueranno a combattere, anche se con strategie diverse. Invece che su scontri in campo aperto, si concentreranno sugli attentati con le bombe o sugli assassinii mirati. Già oggi Mogadiscio di giorno è tranquilla, ma di notte è infrequentabile». MOVIMENTO «GLOCAL» «Secondo gli esperti occidentali - osserva Matteo Guglielmo, analista di Limes -, il movimento avrebbe due anime: quella più legata alla rete di Al Qaeda, che ha quindi interessi più internazionali o transna- zionali ( mujhiruun , gli esiliati), e quella più legata al territorio ( al Ansar ). Questa divisione, secondo al- cuni, sarebbe una sorta di spaccatura insanabile. In realtà, credo che pur esistendo due anime, dobbiamo riferirci a esse non come a due componenti in lotta, ma come a due correnti che convivono all’interno dello stesso movimento con una loro dialettica. Dire che ci sarà una spaccatura all’interno di Al Shabaab, mi sembra esagerato». I rapporti con Al Qaeda co- munque ci sono e sono ben radicati. Al Shabaab non fa mistero di rifarsi ideologicamente proprio al movi- mento di Osama bin Laden. Alcuni personaggi del gruppo somalo, come Fasul che è stato ucciso di re- cente, hanno avuto contatti frequenti e intensi con la rete del fondamentalismo islamico. Ciò non significa che i somali prendano ordini dal network fondamenta- lista o da esso in qualche modo dipendano. Semmai è Al Qaeda che, per condurre la sua battaglia, ha biso- gno di stringere rapporti stretti con gruppi come quello degli Al Shabaab che sono più legati al territo- rio. «Al Shabaab - spiega Lorenzo Vidino, esperto di islamismo del Politecnico di Zurigo - opera sul territo- rio in modo non diverso da movimenti quali Boko Ha- ram in Nigeria, Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) e Ansar Dine in Mali (vedi altri articoli del dossier, ndr ). Questi gruppi sono simili dal punto di vista ideo- logico: tutti condividono una visione jihadista dell’is- lam. Ognuno di essi ha però una propria storia, basata su circostanze locali e una propria leadership . Al Sha- baab, per esempio, combatte in Somalia contro etiopi (per il momento le truppe di Addis Abeba hanno con- fermato la loro presenza anche dopo la morte, avve- nuta il 20 agosto, del premier Meles Zenawi), Amisom ed esercito governativo, ma collega questa lotta a quella globale per l’affermazione dell’islam. Lotta nella quale Al Qaeda rappresenta, a loro dire, l’unico difen- sore globale dei musulmani contro l’attacco dell’Occi- dente e degli infedeli. È questo il legame profondo che li unisce alla rete di bin Laden». Militari burundesi della forza dell’Unione Africana entrano a Marka il 14 settembre 2012. © Simon Maina / AFP

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