Missioni Consolata - Ottobre 2012

carico di tronchi enormi: «Quello invece è legno di contrabbando, probabilmente congolese, tra- sportato da camion tanzaniani. La polizia si frega le mani quando li vede: ferma gli autisti e chiede loro la tangente, oppure li trattiene per ore. Di solito tutti pagano senza discutere per po- ter ripartire il prima possibile: il tempo è denaro». Sul lato sinistro della strada le indicazioni dei resort sulla spiag- gia promettono paradisi di acque cristalline, palme e grandi pa- gode di paglia. Sulla destra si aprono stradine sterrate che s’i- noltrano nell’entroterra, dove l’u- nico paradiso è quello promesso dai militanti islamici che, sempre più numerosi e agguerriti, fanno proseliti nei villaggi interni. «In questi posti», spiega P. Pa- scal Libana, parroco di Diani- Ukunda, «anche la retta per mandare i bambini all’asilo – pari a pochi euro al mese – può es- sere proibitiva per una famiglia». Grazie alla generosità di un do- natore privato, i missionari della Consolata hanno ristrutturato tre asili in altrettanti villaggi della zona e padre Libana mostra sod- disfatto le strutture rinnovate delle aule e dei bagni, mentre le maestre consegnano ai bambini il bastoncino con cui, a turno, i piccoli guidano la classe nella lettura corale delle lettere del- l’alfabeto o dei nomi dei colori. Sono, queste, zone dove bastano due parole in swahili per otte- nere una bottiglia d’acqua al prezzo reale senza contrattare, zone a ridosso delle spiagge tro- picali eppure lontane una di- stanza siderale dai resort dove ragazzi con i dreadlock spiegano orgogliosi che questo o quel quartiere sono stati ribattezzati Milano Due per la grande pre- senza di italiani e fanno i nomi di famosi cantanti e manager fre- quentatori della spiaggia come a volere, attraverso quei nomi, dare maggior lustro alla zona. Sulla strada che torna verso Nai- robi, l’autista dell’autobus con- cede quindici minuti per consu- mare un piatto di pilau (riso con carne e spezie), non un secondo di più, e riparte strombazzando allo scadere del quindicesimo minuto. Che le compagnie di tra- sporto keniane rifiutino di pie- sommariamente imputata alle tensioni etniche e, oggi, alle prese con le elezioni in arrivo e con Al-Shabaab, milizia somala ascritta alla galassia di Al Qaeda. Una situazione incerta che lo scorso aprile spingeva il direttore della grande ong Amref, Thomas Simmons, a dare credito alle voci sull’imminenza di un grande at- tentato in Kenya contro obiettivi internazionali o governativi. Ma Nairobi racconta una parte della storia, non tutta la storia. Già pochi chilometri fuori, sul- l’autobus e sulla strada che vanno a Mombasa, dove siamo andati come prima tappa del no- stro viaggio, comincia il Kenya dei parchi naturali, del turismo di massa e, dagli abiti e dai modi dei passeggeri, arriva l’eco di un altro Kenya, quello dell’Oceano, dell’Islam, della cultura swahili e di quella indiana. Mombasa, splendori e mi- serie della Coast Province Poco dopo l’attracco del ferry (traghetto) che collega la (pen)isola di Mombasa alla costa Sud inizia la strada che va verso la Tanzania passando per Likoni. La percorriamo per raggiungere la missione di Diani-Ukunda, proprio alle spalle di una zona turistica ben conosciuta dagli ita- liani. Enormi tubi di plastica giacciono accatastati lungo la ghiaia a lato dell’asfalto, in at- tesa che gli operai li posino sot- toterra e concludano i lavori del sistema idrico che dovrebbe ali- mentare buona parte della costa. «Lo ha finanziato la Banca mon- diale», informa l’autista e conti- nua indicando un grosso camion garsi ai soliti stereotipi sulla len- tezza e sull’inefficienza africani lo si capisce, d’altro canto, già mentre si compra il biglietto: ac- quistabile comodamente su in- ternet utilizzando Mpesa , una sorta di conto corrente collegato alla carta sim della compagnia telefonica Safaricom . Basta inse- rire un codice per autorizzare la transazione via cellulare e si può acquistare praticamente qualun- que servizio o, addirittura, fare una donazione. In un paese in cui l’economia informale è molto dif- fusa e tanti non hanno garanzie da fornire – ad esempio un con- tratto di lavoro – per aprirsi un conto corrente in banca, l’idea di Safaricom è certamente a dir Cooperando… 76 MC OTTOBRE 2012 poco brillante nell’ottica di invo- gliare al consumo di beni e ser- vizi. Verso Maralal, nel profondo, caldo Nord Ogni volta che si dice a qualcuno che si è diretti a Maralal, la sua prima reazione è quella di comu- nicare all’interlocutore il punto in cui è arrivato l’asfalto, ora ben oltre Archers Post. Per chi ha guidato su quei trecentocin- quanta chilometri (se si fa Nai- robi - Rumuruti - Maralal; 450 almeno, se si deve andare, causa pioggia o insicurezza, via Nyahu- ruru - Isiolo - Wamba, ndr. ) di strada fra Nairobi e Maralal im- piegandoci almeno otto ore (cor- rendo pure il rischio di incontrare

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