Missioni Consolata - Ottobre 2012

ma anche restando nella portineria di casa procura, sentii le parole del Papa e più tardi sentii le parole commosse dei nostri Vescovi che erano rientrati da piazza San Pietro. I PADRI CONCILIARI AL LAVORO I lavori del Concilio si avviarono progressivamente. I nostri Padri Conciliari (i Vescovi e il Superiore Gene- rale) partivano dopo colazione, come studenti con la loro cartella, per le assemblee del Concilio. Le sessioni in basilica erano solo al mattino dalle 9 a mezzogiorno (più o meno) mentre nel pomeriggio, dopo le 15, i Padri partecipavano ai lavori dei vari comitati e commis- sioni, oppure restavano in casa a studiare i documenti. Chi comunicava di più a noi studenti riguardo ai lavori conciliari era mons. Cuniberti, Vescovo di Florencia. Ricordo quando, dopo pochi giorni dall’apertura, ci disse che c’era stata una vivace discussione in San Pie- tro e alcuni cardinali e vescovi avevano rigettato le proposte delle commissioni già prefabbricate da co- loro che avevano preparato gli schemi dei documenti (principalmente uomini di curia). Per i Padri conciliari i lavori del Concilio furono una vera scuola di teologia. Fu come tornare sui banchi di scuola e rivisitare i vari temi, ma soprattutto fu una profonda esperienza di Chiesa non solo da quanto ascoltavano negli interventi in aula ma forse ancor di più da ciò che imparavano dagli incontri con Vescovi provenienti da tutto il mondo. Non per nulla divennero popolari i due bar allestiti accanto a San Pietro, ove i Padri si trovavano durante le pause delle sedute e in- formalmente scambiavano notizie ed esperienze tra di loro. La vita in casa con i Padri Conciliari si avviò tran- quillamente come se alla nostra comunità di seminari- sti si fosse aggiunto un altro gruppo di studenti. Si pregava insieme, si mangiava insieme, in ricreazione vi erano alcuni che giocavano alle bocce (il più appas- sionato era mons. Re), altri chiacchieravano sugli av- venimenti giornalieri. Ognuno dei Padri conciliari aveva uno di noi seminaristi come suo «segretario», che era a disposizione per molti piccoli servizi. Questo permetteva a ciascuno dei segretari anche di instau- rare una famigliarità più intensa con il «suo Padre». All’Università Urbaniana alcuni dei nostri professori erano ufficialmente nel gruppo degli «esperti» che la- voravano nelle varie commissioni conciliari. Ricordo in modo particolare mons. Salvatore Garofalo (bibli- sta e Rettore Magnifico), mons. Antonio Piolanti (pro- fessore di dogmatica e Rettore della Lateranense) e mons. Giovanni Vodopivec, nostro professore di eccle- siologia il quale ci aggiornava sul cammino del docu- mento sulla Chiesa che divenne poi la costituzione dogmatica Lumen Gentium . Un altro famoso esperto era Annibale Bugnini, professore di Liturgia, che di- venne il segretario della commissione liturgica che preparò la Sacrosantum Concilium , ma all’epoca non lo avevo ancora avuto come professore. Conclusa la prima sessione i nostri ospiti rientrarono alle loro sedi e da Natale 1962 a settembre 1963 la no- stra casa del Viale Mura Aurelie ritornò alla situa- zione ordinaria. PAPA GIOVANNI Durante la prima sessione del Concilio la salute di Papa Giovanni cominciò a vacillare e a destare preoc- cupazione. Quanto a me invece non ricordo nulla di tale fatto. Il primo ricordo che ho a quel proposito è legato alla visita del Papa al Quirinale, il 10 maggio, per ricevere il premio Balzan dove apparve pallido e cominciando il suo intervento citò Gesù che all’inizio del discorso della montagna «sedette coi suoi disce- poli» e allora anche lui si sedette. Di Papa Giovanni, dopo la prima sessione del Conci- lio, ricordo le sue visite pastorali alle parrocchie ro- mane e soprattutto l’eco suscitata dall’Encilica Pa- cem in Terris (11 aprile 1963) in tutto il mondo. In- fine la notizia della sua malattia e le ultime setti- mane della sua vita. OTTOBRE 2012 MC 47 © Lothar Wolleh MC CONCILIO E MISSIONE

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