Missioni Consolata - Ottobre 2012

vivere comunque, ma realizzare davvero il progetto di Dio che ci raduna come Chiesa. La Chiesa non esiste solo per quelli che le appartengono. Essa realizza la sua ragion d’essere solo nella misura in cui è porta- trice del sacramento di salvezza. La Chiesa è per il mondo, i cristiani sono per gli altri. E l’una e gli altri sono tali solo se veramente interiorizzano le gioie e le speranze dell’umanità intera. Ma poiché il termine umanità potrebbe di nuovo ricondurci a un’astra- zione, il discorso verte ancora sulla compiutezza di luogo, tempo e cultura. Occorre parlare tutte le lin- gue, dire la fede a ogni latitudine, inculturarla sempre e comunque, nell’Occidente secolarizzato come nelle altre situazioni e realtà di un cristianesimo che è mi- noranza e testimonianza a volte complessa che può portare fino al martirio per la professione di fede in Gesù risorto. È soprattutto la forza testimoniale che rende sedu- cente e appetibile la scelta cristiana. La Chiesa può passare il testimone (di generazione in generazione) solo se interiorizza la condizione umana, se la fa sua sino in fondo, se elabora risposte concrete, che toc- cano i bisogni degli uomini e delle donne d’oggi. E, tra di essi, credo vadano annoverati innanzitutto quelli relativi alla pace, alla giustizia, alla dignità che è un diritto per ogni essere umano, uomo o donna. Una Chiesa che già al suo interno pratichi la giustizia e ac- cetti ogni diversità come dono, che elabori regole pro- prie secondo le culture diverse, che ridica l’unica pa- rola, l’unica fede, l’unico Cristo nella molteplicità di- versa delle lingue, che rinunci a sentirsi potente, ma si faccia serva, sempre e comunque, che non disattenda il compito profetico della denuncia e della consolazione, che sia veramente compagna di ogni uomo e di ogni donna e ne faccia propria la vita. Una Chiesa corpo crismato che veramente faccia proprio il corpo negato o straziato d’ogni essere umano. Una Chiesa nel segno della «compassione». Luca Rolandi Giornalista e dottore di ricerca in Storia sociale e religiosa, è attualmente redattore del portale di informazione globale sul Vaticano e la Chiesa vaticaninsider.lastampa.it MC CONCILIO E MISSIONE mondo la loro funzione cristiana di orientamento. È qui che diviene più manifesta la grandezza della sfida che si prospetta loro, ed è ancora qui che possono in- sorgere comprensioni parziali o sostanziali malintesi. Cristo, Signore e Salvatore di tutta la creazione, vuole servire, salvare e governare il mondo elevandolo a Dio. Fa ciò attraverso la sua Chiesa: tramite i suoi ministri e, in modo ancor più immediato, per mezzo dei suoi se- guaci laici. Il primo aspetto della funzione regale del laico cristiano è connesso alla dimensione personale del lavoro che svolge, e può essere espresso abba- stanza semplicemente: deve essere «re» riguardo al suo lavoro personale, così come Cristo fu re del lavoro quotidiano che svolse durante i trent’anni di vita na- scosta. Ciò significa che il cristiano, adempiendo la sua funzione regale, è tenuto a dominare il lavoro, non a esserne dominato. Deve rendersi conto che il suo la- voro, cui si dedica liberamente, non è solo un mezzo per guadagnare o per affermarsi: è a servizio di un piano divino; ed egli deve governare il suo lavoro vol- gendolo all’attuazione di questo piano. PER IL TERZO MILLENNIO Credo che la Chiesa, per sopravvivere, abbia vera- mente bisogno di scoprirsi costituita da una varietà di soggetti e di investire al meglio questa sua ricchezza. Animata dallo Spirito essa risulta composta di uomini e donne, a cui l’iniziazione cristiana conferisce il cari- sma-ministero fondamentale che tutti riconosce, nella triplice dimensione di re, sacerdoti e profeti. Su que- sta radice unificante ed esaltante vanno poi scoperti, alimentati e trafficati i doni propri a ciascuno e cia- scuna. Sicché veramente appaia la dinamica costitu- tiva e gratuita dello Spirito e la Chiesa possa sino in fondo realizzare la sua indole di sacramento di sal- vezza. È chiaro, infatti, che il problema non è soprav- © Foto di Majo, Roma Qui sotto: la lunga processione dei Padri Conciliari che prendono posizione attorno all’altare (assolutamente semplice e sobrio) per la concelebrazione conclusiva del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965.

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