Missioni Consolata - Ottobre 2012

ciliazione nel popolo khmer. I giudici hanno ritenuto Kaing Guek Eav, meglio conosciuto con il nome di battaglia di Duch, col- pevole di omicidio, tortura e cri- mini contro l'umanità. L'accusa aveva chiesto il massimo della pena, 40 anni, per il 68enne ex gerarca del regime imposto dai Khmer Rossi alla Cambogia dopo la conquista di Phnom Penh il 17 aprile 1975. In realtà, Duch scon- terà al massimo 30 anni con uno sconto di cinque anni in cui, se- condo i giudici, è stato detenuto illegalmente dopo la cattura nel 1999, un anno dopo la morte nella cattività thailandese di Pol Pot, il «Fratello n. 1», leader indi- scusso del regime. Contrariamente agli altri gerarchi in attesa di sedersi davanti ai giu- dici, Duch ha sempre ammesso la propria responsabilità diretta, in quanto comandante del campo di rieducazione e sterminio di Tuol Sleng, della morte per tor- tura, privazioni ed esecuzioni sommarie di almeno 14mila per- sone. L'ex Khmer Rosso, che si è da tempo convertito al cristiane- simo settario, ha tuttavia sempre sostenuto di avere obbedito agli ordini e non di avere volontaria- mente contribuito alla scomparsa di almeno un milione di cambo- giani tra il 1976 e il 1978. Una posizione non sempre li- neare la sua, comunque, cui hanno corrisposto le tensioni tra componente locale e internazio- nale nei lavori del Tribunale, nato dopo un decennio di estenuanti trattative e di pressioni da parte del governo di Phnom Penh, che ha riguardato prima il ruolo e nu- mero dei giudici, poi i loro rap- porti e, infine, le scelte della di- fesa di Duch. In particolare, il braccio di ferro tra il francese François Roux, favorevole al ri- spetto di una sentenza che rico- noscesse il pentimento del suo assistito, e il cambogiano Kar Sa- vuth a sostenere la tesi che Duch fu obbligato dal suo ruolo a scelte di cui non può essere considerato responsabile. La sentenza ha anche ricono- sciuto il contributo alla riconcilia- zione nazionale dato dall'ex aguz- zino con le sue testimonianze che hanno permesso di restituire la memoria degli anni terribili in cui il regime guidato da Pol Pot mas- sacrò forse un quinto della popo- lazione del paese 1 . Un regime - dalle cui nefandezze la Cambogia non si è ancora risollevata - ca- duto 33 anni fa, quando il 7 gen- naio 1979, le truppe vietnamite invadevano Phnom Penh met- tendo fine alla Kampuchea de- mocratica e al suo sogno di puri- ficazione della società che azzerò un’intera generazione di intellet- tuali ma anche molti altri inno- centi, soprattutto abitanti delle città. A capo di quel regime che intendeva riportare il paese al mito di una società rurale inqua- drata dal comunismo, stava un intellettuale come Khieu Samphan che aveva studiato in Francia. Sopra di lui, solo Saloth Sar, il Fratello n.1, un ex studente di ingegneria elettronica a Parigi meglio conosciuto come Pol Pot. Degli altri gerarchi che vanno presentandosi davanti ai giudici di Phnom Penh dopo il verdetto su Duch, Nuon Chea, ha studiato nella prestigiosa università Thammasat di Bangkok, mentre Ieng Sary è stato ministro degli Esteri e cognato di Pol Pot che aveva sposato la sorella della moglie, Ieng Thirith, ex-ministro degli Affari sociali anch'essa in attesa di giudizio. CAMBOGIA 24 MC OTTOBRE 2012 I PROBLEMI DEL PRESENTE I problemi del paese derivano in parte dal suo passato, ma sono assai concreti nella sua quotidia- nità. A partire dalle tante neces- sità della popolazione. Un reddito pro-capite annuo di 830 dollari è indicativo di una fa- scia di povertà che tocca il 25 per cento degli abitanti, la cui spe- ranza di vita media è di 63 anni. Ad accompagnarle, un'alta scola- rità primaria e secondaria, ma ancor più alta disoccupazione in- tellettuale, come ampie aree di emarginazione economica e lavo- rativa e una campagna che - tra mito e realtà - presenta ancora troppi aspetti di arretratezza. Di conseguenza, turismo, dipen- denza dagli aiuti internazionali, massiccia presenza straniera ma anche necessità e abitudini locali alimentano quello che è un altro dei «drammi» cambogiani: lo sfruttamento di esseri umani. Sul «mercato» del lavoro deregola- mentato locale e regionale, ma anche in quello del sesso. Il turi- smo sessuale ha fatto negli ultimi anni della Cambogia una destina- zione meno problematica della confinante Thailandia e di altri paesi della regione, ancor più ri- guardo alla prostituzione mino- rile. Il numero stimato dei cambogiani attivi in questa particolare «indu- stria» è stimato tra 15 e 18mila. La Costituzione cambogiana proi- bisce la prostituzione, ma manca una legislazione specifica. # A lato : motociclette e risciò nel traffico di Phnom Penh. Pagina seguente : la pubblicità di una birra nazionale per le strade della capitale. © Piergiorgio Pescali

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=