Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

guarigione delle memorie. Lo stato può offrire amnistie o som- ministrare pene ai colpevoli, ma non può garantire il perdono» (R. Schreiter, op.cit. , p.12). Tenendo presente che non esistono due situazioni di riconciliazione so- ciale identiche, poiché essa non è frutto di un’idea astratta, ma deve fare i conti con realtà con- testualizzate, fatte di memoria storica e di elementi politici, economici, sociali, culturali e re- ligiosi che ne definiscono i limiti. Di fronte a queste condizioni, mi pongo la domanda: è davvero necessaria e, soprattutto, è mai possibile la riconciliazione col- lettiva di un popolo? Ho girato la domanda a padre Antonio Bona- nomi, missionario della Conso- lata, per 20 anni tra il popolo in- digeno nasa (o paez ) della Co- lombia, avendo a cuore i temi della riconciliazione, giustizia, pace e salvaguardia del creato. «Per poter rispondere a questa domanda occorre innanzi tutto definire bene il contesto, ovvero qual è il popolo che deve attuare processi di riconciliazione. Ri- pensando alla mia esperienza con i Nasa, mi pare di poter dire che questo popolo ha cercato di realizzare processi di riconcilia- zione come risposta a tre con- flitti: etnico-culturale, sociale e armato». 1. CONFLITTO ETNICO-CULTURALE Con la conquista e poi con la co- lonizzazione, la Colombia ha as- sunto la struttura di un paese abitato da vincitori e vinti, con- quistatori e conquistati. Questa struttura è vigente ancora oggi: i popoli indigeni, fra cui i Nasa, e le comunità afrodiscendenti sono minoranze etniche vinte e conquistate. Nel corso della sua storia, lo stato colombiano, dominato dalla minoranza «bianca» vitto- riosa e conquistatrice, ha cer- cato di integrare con ogni mezzo i gruppi etnici nella cultura e so- cietà dominanti, con la volontà di mantenerli in una posizione su- bordinata, o di distruggerli. Frutto di questa politica integra- zionista sono i tanti casi di etno- cidio o di genocidio. Solamente nel 1991, la nuova Costituzione ha riconosciuto che la Colombia è un paese multi-et- nico e multi-culturale, ma nono- stante il riconoscimento costitu- zionale, i popoli indigeni e le co- munità afrodiscendenti restano vittime della discriminazione e del razzismo. Quando cercano di rendersi visibili nello scenario nazionale e internazionale e di esigere il rispetto del loro terri- torio, della loro cultura e della loro organizzazione vengono im- mediatamente considerati e trattati come «ribelli», e quindi perseguitati da parte dello stato e delle forze che lo sostengono. Lo stato colombiano e la società dominante non hanno mai rico- nosciuto la loro colpa, non hanno COLOMBIA 60 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 # In alto , padre Antonio Bonanomi con alcuni studenti del Cecidic. A destra, coltivazione di papaveri da oppio. Sotto, padre Leonel Narvaez (secondo da sinistra), missionario della Conso- lata, fondatore di Espere: Escuelas de Perdón y Reconciliación.

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