Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

sale e il tabacco. Questa po- trebbe essere una delle possibili soluzioni. Un’altra sarebbe quella di avere una presenza reale dello Stato in tutte le sue forme ed emanazioni. Uno Stato che applichi la legge, ponga or- dine, assicuri la sicurezza. C’è poi da sviluppare e applicare nuove tecnologie di esplorazione e di estrazione. Per scoprire cioè dove c’è oro e dove no. Per evi- tare di distruggere la foresta dove non c’è nulla». Nelle vicinanze delle aree mine- rarie, la «febbre dell’oro» ha portato alla nascita di villaggi abusivi, caratterizzati da case di plastica blu ( leggere box ). Consi- derata l’assenza dello Stato, in questi luoghi ogni attività si svolge al di fuori della legge. «Poiché - chiosa Cesar - non c’è rispetto né per la persona né per Dio, il commercio riguarda an- che la carne umana, venduta sia per il lavoro minerario che per il sesso. Sono poche le donne che lo fanno per scelta. La maggio- ranza vi arriva a causa di orga- nizzazioni mafiose che, con l’in- ganno, ingaggiano ragazze (spesso minorenni) in tutto il Perú, dicendo loro che avranno PERÚ un lavoro da cameriera o com- messa. Invece si ritrovano a la- vorare come schiave sessuali nei postriboli 2 ». Negli accampamenti minerari si tocca con mano l’abbruttimento umano, la caduta della persona a livello della bestia. Eppure, il responsabile di Caritas non chiude la porta: «Noi non di- ciamo di finire con la ricerca del- l’oro. Il minatore è una persona che in quanto tale ha bisogno di lavorare. Egli è la principale vit- tima di se stesso. Più che com- batterlo, occorre aiutarlo». A Madre de Dios, Caritas colla- bora con due associazioni di mi- natori: l’Apaylom ( Asociacion de productores agrarios y lavado- res de oro del Rio Malinowsky ) e l’Amataf ( Asociacion minero ar- tesanal Tauro Fatima ). «Sono - precisa Cesar - un totale di circa 200 persone che, con le rispet- tive famiglie, arrivano a 1.000». L’organizzazione cattolica lavora con i bambini per insegnare edu- cazione ambientale; con gli stessi indigeni si trasformano in minatori. In assenza di uno Stato che non regolamenta né inter- viene, ognuno fa ciò che vuole. Poi, ci sono comunità indigene che, pur vivendo lontane dalle zone minerarie, ne patiscono le conseguenze, perché consu- mano pesce contaminato dal mercurio». Lo stesso ministero peruviano dell’ambiente ha am- messo che le comunità native sono il gruppo a maggiore ri- schio di contaminazione a causa dell’elevato consumo di pesce. I VILLAGGI DI PLASTICA E IL COMMERCIO DELLA CARNE Il mercato dell’oro tira molto. Quindi, il suo prezzo sale. Sa- lendo il prezzo, cresce il numero dei cercatori. Salendo il numero di questi, cresce la devastazione provocata dalle loro attività. Tutto è concatenato e agevolato dalla liberalizzazione del mer- cato dell’oro. Dal 1991, il pre- zioso metallo può infatti essere comprato e venduto da chiun- que. La Legge generale sull’atti- vità mineraria (1992) obblighe- rebbe compratori ed esportatori a richiedere un certificato che garantisca la provenienza legale dell’oro, ma la norma è total- mente disattesa. «Lo Stato ha una colpa impor- tante - precisa Cesar -, avendo chiuso nel 1990 il Banco Minero , che un tempo comprava l’oro e commercializzava il mercurio. Oggi tutto è liberalizzato. Adesso si pensa di riaprirlo per gestire l’oro come si fa per la coca, il © Miguel Bellido / El Comercio © Associazione «Huarayo» # A destra e sotto: « Miss Sagitario» e «California» sono le due orga- nizzazioni di prostibares più co- nosciute in Madre de Dios. # Pagina accanto : immagini di accampamenti minerari a lato della Carretera Interoceanica (fotogrammi tratti da video).

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