Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

48 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 OSSIER possono essere una famiglia con prole, un single, una coppia di anziani o un papà con figlio. La cam- pagna ha avuto un rimando di interesse fortissimo che ci ha garantito comunque una continuità di coin- volgimento anche negli anni successivi al boom». A volte, parlare attraverso le immagini è più efficace di tante parole e se l’obiettivo è sensibilizzare verso la solidarietà e la genitorialità sociale, ben venga anche l’azione pubblicitaria. Piera Dabbene ci chiarisce però che il merito di un continuo interesse sull’affido non è solo dovuto ai media. Quello che favorisce la sensibilizzazione e la motivazione sul tema è «il pas- saparola» tra famiglie affidatarie e amici, vicini di casa, conoscenti. Questo fa sì che una quarantina circa di famiglie nuove all’anno diventi affidataria presso la Casa dell’affidamento. ALCUNE TIPOLOGIE DI AFFIDATARI CERCANSI… A Patrizia Gamba - assistente sociale, responsabile Progetto neonati - domandiamo espressamente se esistono preferenze da parte degli aspiranti affida- tari sul loro affidato e quale è l’atteggiamento e la sensibilità più affine all’affido. «Solitamente la ri- chiesta è di bambini relativamente piccoli (al mas- simo intorno agli 8 anni) e - in questo periodo - sem- bra ci sia uno spiccato interesse verso le bambine. Lancio a questo proposito un appello: abbiamo molti adolescenti con anni di comunità alle spalle e bam- bini con disabilità psichiche e fisiche che necessite- rebbero in egual modo di essere affidati. Per questi, abbiamo molta difficoltà a trovare famiglie affidata- rie. Esistono varie tipologie di affido, dal residen- ziale - che implica una convivenza quotidiana - a quello diurno che richiede un impegno di poche ore al giorno (vedi box). In mezzo, tutte le varianti: dal «Progetto neonati», alla famiglia comunità, all’affido di mamme con bambini. Ognuno di noi ha una diffe- rente spinta nel cuore che lo porta a scegliere - an- che in base al suo standard di vita e al tempo dispo- nibile - un tipo di affido piuttosto che un altro. L’im- portante è l’approccio che deve essere di estrema generosità e indulgenza». MULTIETNICITÀ E AFFIDO Se il tema dell’affido si sta sempre più facendo largo nella mentalità odierna, cosa ne pensano in merito i nostri concittadini stranieri? A offrirci alcune delu- cidazioni sull’argomento è Mercedes Gentile (re- sponsabile assistenza sociale) e mamma affidataria di una famiglia comunità con 4 bambini: «Al mo- mento i numeri delle richieste di affidatari stranieri sono bassi ma stiamo lavorando in questo senso. Nel 2011 è infatti nato il “progetto omoculturale” ba- sato sull’idea di collaborare con gli opinion leader delle comunità straniere per trovare anche tra di loro delle risorse. Quello che è emerso è che occorre prima ricostruire un rapporto di fiducia sull’affido e sulle istituzioni ma le prerogative sono buone. La co- munità congolese ha esordito dichiarando: “Final- mente anche noi siamo considerati risorse per la so- cietà e non un peso”. Una solida sinergia si è creata con la comunità marocchina anche se - in linea di massima - qualche pregiudizio ancora sussiste e permane una spiccata predilezione verso l’affido mamma-bambino». IL FUTURO DELL’AFFIDO Ci sorge allora spontanea una domanda: quale po- trebbe essere la felice evoluzione dell’affido? Merce- des sorride e ci risponde: «Credo che il futuro debba essere quello di far crescere le motivazioni sociali e non solo personali in virtù di un approccio alla geni- torialità sociale. Parlare di affido è anche parlare di una società che cambia, che rispetta le differenze e le ritiene un arricchimento, che si adopera per ren- dere integro il tessuto sociale, lavorando sull’uma- nità e sulla collaborazione. Non a caso, proprio in questa direzione, stiamo in- traprendendo un percorso che coinvolga anche la scuola (gli insegnanti nel primo passo e successiva- mente gli allievi) al fine di strutturare una mentalità volta alla solidarietà». Gabriella Mancini

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