Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

nema Missionario (Acm) che si è data un obiettivo meritorio: an- dare nelle cantine, nelle soffitte, nelle stanze dei conventi chiuse da decenni e riportare alla luce vecchie pellicole in celluloide prima che il tempo o l’incuria le cancellino per sempre. CACCIA AL TESORO «Sono patrimoni che rischiano di scomparire per sempre, pezzi di storia della chiesa missionaria dagli anni Trenta agli anni Set- tanta, che hanno valore in sé, che raccontano di un modo di ve- dere profondamente diverso da quello attuale. Perché perderlo? Perché rinunciare al valore della memoria?». A parlare è Paolo Pellegrini, che dell’Associazione Cinema Missionario è socio fon- datore. L’Acm è una costola della Nova- T, il centro televisivo dei frati cappuccini italiani, che ha sede a Torino. «Nell’archivio della Nova-T c’e- rano alcune pellicole degli anni Sessanta. Per anni sono rimaste lì, nessuno di noi ha mai pensato di prenderle e di andare a cer- care una vecchia moviola dove poterle visionare. Quando lo ab- biamo fatto ci si è aperto un mondo», dice p. Mario Durando, che del centro di produzione cappuccino è Amministratore Delegato. «E così è partita l’idea di andare in giro a cercare altre pellicole abbandonate nel di- menticatoio». E chi cerca, trova? Dice Pelle- grini: «Due esempi su tutti. Ab- biamo messo le mani su un pic- colo inedito di Rossellini e su una pellicola girata in Cina negli anni Venti». Rossellini? «Già! Abbiamo scovato dieci minuti, gi- rati nei primi anni del dopo- guerra, nei quali Ingrid Bergman va a trovare Suor Elisabetta Hes- selblad nel suo convento di Piazza Farnese, a Roma, e in- sieme preparano dei “pacchi” di indumenti per i bambini della Roma ancora devastata dalla guerra. A girarlo, siamo quasi certi, è stato Rossellini». Le reli- giose nemmeno sapevano di averlo. Non ha un gran valore commerciale, ma storico sì, ec- come. Un colpo di fortuna? «In un certo senso sì – dice la Piredda – non tutto il cinema missionario o a tematica religiosa è bello. Spesso, anzi, non lo è. È dida- scalico, noioso, auto celebrativo, forzato, ma è un pezzo della no- stra storia. Ed è originale, unico, con una sua dignità oggettiva». I PIÙ BELLI Ma se tu dovessi indicare quello secondo te più bello, quello che meglio rappresenta il genere, quale indicheresti e perché? «Difficile rispondere! Se dovessi indicare i film che meglio rap- presentano il “cinema missiona- rio”, probabilmente dovrei citare solo i documentari, vista la so- vrabbondanza di questi rispetto ai film di finzione. Indice che an- che per i missionari il linguaggio documentario era più facile da realizzare, ma forse anche più funzionale ai propri scopi. Se in- vece dovessi indicare le opere che più mi hanno colpita per ori- ginalità e complessità di realiz- zazione sceglierei certamente i film di finzione. Per restare al contesto italiano, gli esempi non mancano: da Fiamme (1929, dei Missionari Saveriani), una sorta di western, girato sull’Appen- nino, che ha per protagonista un missionario difensore degli in- diani d’America, a Okiba non vendermi (1953-55, dei Missio- nari Comboniani), una storia di vocazione interamente interpre- tato da attori africani, fino a Don Roberto (anni Cinquanta, sem- pre dei Missionari Comboniani), che racconta la vita di un giovane sacerdote, tra marachelle infan- tili e crisi di vocazione». I film che la Piredda ha censito sono oltre 300, le pellicole su cui ha messo le mani l’Associazione Cinema Missionario almeno al- trettante. Solo in Italia. UN SOGNO: L’ARCHIVIO NAZIONALE Prospettive? «La caccia continua - afferma Pellegrini - e speriamo di poter far nascere un archivio vero e proprio, disponibile on- line, di facile accesso e consulta- bile gratuitamente. Vorremmo che quanto riusciamo a recupe- rare torni a essere un patrimo- nio pubblico». 30 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 ITALIA

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