Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

gestione dell’emigrazione per la- voro - affermava nel 2002 il mini- stro del lavoro Patricia de Jesus presentando la sua “Agenda na- zionale per lo sviluppo” – consi- sterà nel ricercare e sviluppare nuovi mercati per l’impiego della nostra mano d’opera all’estero. Questo nonostante il fatto che i governi che ospitano i nostri lavo- ratori non forniscano una rete di assistenza per gli immigrati, quale un equo trattamento nel- FILIPPINE mostrava che 3,4 milioni di nuclei familiari, il 20% del totale, ave- vano sperimentato la fame al- meno una volta negli ultimi tre mesi. Ancora una volta si ripresenta il problema di un fenomeno migra- torio incentivato come valvola di sfogo di tensioni sociali e povertà a beneficio dei pochi che, di fatto, controllano le risorse dell'arcipe- lago. In questo contesto - ricorda anche la Chiesa locale - l’emigra- zione alimenta la speranza di be- nessere dei genitori e rende sem- pre più straniero il futuro dei figli. «La Chiesa ha sempre denun- ciato la tendenza dello stato a fare dell’emigrazione a scopo la- vorativo una politica per risolvere i problemi economici della na- zione», dice monsignor Ramon Arguelles, responsabile della pa- storale per i migranti della Con- ferenza episcopale filippina. «Per oltre trent'anni, le autorità hanno detto che l’esportazione di mano- dopera era solo una misura tem- poranea, ma non ci sono segnali di un serio impegno per favorire la creazione di posti di lavoro in patria e per migliorare il livello di vita della popolazione. Al contra- rio, la soluzione del problema della disoccupazione viene sem- pre collegato alla ricerca di nuovi posti di lavoro all’estero». «La strategia del governo nella # A destra : uno stuolo di macchine fotografiche immortala il momento del battesimo di un bimbo della comunità filippina di Modena. # Sotto : una foto di gruppo per festeggiare il battesimo. # Pagina seguente : una giovane filippina impiegata come badante. reani, negli ospedali australiani e canadesi, sui giacimenti petroli- feri del deserto arabico, nei sa- loni di massaggi e nei bar di Sin- gapore e Tokyo, nelle scuole d'in- glese di mezza Asia, sulle navi da crociera e nei call center ovunque nel mondo. BENEFICI E COSTI: BAMBINI SENZA GENITORI Tutto bene, dunque? Per niente, perché accanto ai benefici indivi- duali e collettivi, risultato dell’e- migrazione dall’«arcipelago del sorriso», ci sono anche forti ri- schi di sfruttamento e persecu- zione e una lunga serie di proble- matiche. Addirittura, secondo dati Unicef, i costi sociali della migrazione superano i benefici economici e ad esserne le prime vittime sono i rapporti e le dina- miche familiari. Insomma, il de- naro - duramente guadagnato - non rende felici neppure i mi- granti e i loro congiunti. Ecco al- lora che le madri filippine sono sempre più favorevoli - come pure i connazionali maschi - a una permanenza prolungata, se non definitiva, nei paesi di lavoro e accoglienza. Scelta possibile per molti , ma non per tutti. Si spiegano così le stime che par- lano di 3-6 milioni di bambini che nelle Filippine crescono oggi nella mancanza di uno o di en- trambi i genitori, all’estero per la- voro. L’EMIGRAZIONE COME VALVOLA DI SFOGO Tornando a monte, quali sono le ragioni oggi di questa emorragia di corpi, anime e capacità che va cambiando la fisionomia di un in- tero paese, nei fatti diventato una «meta-nazione», contenitore for- male di una popolazione sparsa per il pianeta? Un’indagine del 2009 da parte della Ong locale «Osservatorio del clima sociale» 20 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012

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