Missioni Consolata - Luglio 2012

LUGLIO 2012 MC 7 Cari mission@ri sempre sorridente, pron- to ad ascoltare ed inco- raggiare. Dopo la sua morte il gruppo dei Chukini (così ci battezzò nel 1982 al no- stro primo incontro a Chuka) si è rinsaldato, cerchiamo di realizzare qualche piccolissima ini- ziativa per essere d’aiuto ad altri missionari e ogni anno a settembre ci ritro- viamo in corso Ferrucci per una messa che dedi- chiamo a Peppino. Non è una messa per un morto, siamo sicuri che Peppino è più vivo che mai e con la messa vo- gliamo incontrarlo, rin- graziarlo ed ascoltarlo perché lui continua a par- larci del suo amore per Gesù e per gli uomini e a suggerirci che è questa l’unica strada per vivere! Ciao Peppino. Roberto Rivelli e gli amici di p. Peppino di Torino Serenella, di Chiara e di me. Tanto meno mi ri- marrà fisso nella mente l’espressione del suo volto al ritorno della via Crucis sul Krisevac, dopo una di- scesa avventurosa lungo un ripido sentierino tra piante e salti rocciosi. Mi ha commosso ed emozio- nato vederla stanchissima alla base della collina, ma tanto felice. Sono convinto che proprio la Regina del- la pace l’abbia voluta con sé in Paradiso. Mi ritornano altri ricordi, sensazioni, emozioni, e il mio cuore si fa triste. Tut- tavia, la fede mi sussurra che suor Agnese è in Pa- radiso, ha soltanto cam- biato vestito e ancora mi aiuterà, ancora mi guiderà e mi amerà. Ancora ci be- nedirà e ci indicherà un cammino che termina nel cuore di un Dio papà, per- ché lei è nello Spirito e lo Spirito di Dio è ovunque! Grazie di cuore suor A- gnese per la tua amicizia Giuliano Stenghel (Sten) Via email 25/04/12 OCCHI E CUORE Sono molto devota alla Madonna Consolata e mi rincresce molto di dovervi pregare di non inviarmi più la rivista missionaria. Il motivo è che non posso più leggerla. Ho perso la vista all’occhio sinistro per la macula, malattia inguaribile, non ci sono rimedi né con farmaci né chirurgici. Con un occhio solo, anche un po’ mala- to, mi stanco e devo smettere. Siamo in tempo di crisi, tutto costa caro e sprecare la rivista mi rin- cresce. Se volete farla a- vere a qualche persona sola, la gradirà certa- mente. L’offerta per i mis- sionari ve la farò sempre avere. Pregate per me la Madonna Consolata, per- ché mi aiuti e mi sostenga a sopportare questi mo- menti difficilissimi Maddalena A. Villafranca, 20/04/2012 Gentile Signora Maddale- na, grazie per le sue deli- cate parole che ci fanno bene. L’affetto e il ram- marico che le sue parole rivelano ci compensano ampiamente di altre pa- rol( acc )e che invece ci fe- riscono. Non è raro che nipoti o figli mandino messaggi irritati e scor- tesi per disdire la rivista che un loro genitore - già sincero amico delle mis- sioni della Consolata - ha ricevuto per anni con «devozione». Anche a lo- ro rispondiamo ringra- ziando per la segnalazio- ne. Ovviamente ci dispia- cerebbe di più se la rivista fosse semplice- mente cestinata, anche se nel bidone della carta da riciclare. Grazie a lei, allora e tanti auguri e be- nedizioni nel Signore. So- no sicuro che la Madonna Consolata avrà un occhio di riguardo per lei. RICORDANDO P. PEPPINO È passata da poco la Pa- squa ed è un’ottima occa- sione per ricordare padre Peppino Maggioni (1934 Cernusco Montevecchia, Como - 29/7/2009 Alpi- gnano, Torino) che quasi tre anni fa è «andato a stare meglio» (come ulti- mamente diceva, durante la sua malattia). La sua figura piena di vita è impressa in modo inde- lebile nella nostra memo- ria, lo vediamo ancora vi- goroso, instancabile, nel- le missioni del Meru dove abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo. Eravamo una ventina di giovani (...allora), inesper- ti in quasi tutto - figuria- moci dell’Africa - ma con il suo fare apparentemen- te burbero, Peppino ci tra- smetteva sicurezza. Alla sera, alla fioca luce del generatore, dopo una giornata di lavoro, trovava ancora l’energia per rac- contarci le sue esperienze e con dispiacere arrivava l’ora di andare a dormire. Ricordiamo con nostalgia le messe domenicali ce- lebrate spesso all’aperto, all’ombra di un grande al- bero (chiamato albero sa- cro da quelle parti) e del- la durata media di tre ore! I canti, le danze e soprat- tutto le omelie di Peppino in lingua locale. Quando lui parlava pareva che il tempo si fermasse: lo spazio si dilatava e tutti a- scoltavano interessati senza fatica e senza segni di impazienza. Ci sentiva- mo, neri e bianchi insie- me, parte di una stessa famiglia, a condividere un’unica esperienza. Il trascorrere degli anni ci ha consentito di conosce- re meglio Peppino, ma mai di capirlo fino in fon- do – perché ci riservava sempre qualche bella sorpresa. Ci sembra an- cora di vederlo venirci in- contro ad Alpignano con il suo passo affaticato, ma

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=