Missioni Consolata - Luglio 2012

del clan, dell’etnia, come la paternità, maternità e fertilità e la sacralità dell’ospitalità; il matrimonio era inteso come un evento comunitario e alleanza tra clan, non solo una faccenda tra due persone; la terra e i mezzi di produzione non avevano valore commer- ciale, ma erano a servizio della famiglia, per cui tutti partecipavano dei beni. Inoltre, gli schiavi portarono con sé, come parte inte- grante del proprio essere, un profondo sentimento religioso, che ancora oggi si esprime nel rispetto per il soprannaturale, per i defunti, nella venerazione per i propri antenati e nella ferma credenza che la vita viene da Dio. Portarono con sé anche la funzione at- tiva del simbolismo: il ritmo, la danza, i riti celebra- tivi in tutte le circostanze della vita, come la nascita e la morte. Ontologicamente considerato come «non persona», oggetto vendibile e commerciale, valoriz- zato solo come forza-lavoro, lo schiavo afro aveva una concezione filosofica di vita profondamente radi- cata: quella di essere unità di vita, partecipazione, forza vitale, concetto espresso nel motto «io sono perché noi siamo». Sono tutti elementi riassunti in una parola: afroco- LUGLIO 2012 MC 41 lombianità, che viene così definita dall’antropologa Patricia Quintero Barrera: «L’afrocolombianità o identità etnica degli afrocolombiani è l’insieme dei contributi e apporti, sia materiali che immateriali, sviluppati dai popoli africani e dalla popolazione afrocolombiana nel corso del processo di costruzione e crescita della nostra nazione e delle diverse sfere della società colombiana. Sono la somma delle di- verse realtà, valori e sentimenti integrati nella quoti- dianità individuale e collettiva di tutti/e noi. L’afroco- lombianità è patrimonio di ogni colombiano/a senza distinzione nel colore della pelle e nel luogo di na- scita». Cimarronismo e palenques , per esempio, sono i primi movimenti di libertà, che in seguito ispira- rono la nascita e il cammino verso l’indipendenza di tutto il paese. Con i loro valori tradizionali, l’amore per la libertà e la capacità di adattarsi e fare sintesi delle opportu- nità offerte dalle nuove situazioni, gli afrodiscendenti della Colombia hanno contribuito a costruire la co- munità nazionale. Ma sorge una domanda: «In quali di questi valori, importati dall’Africa, gli afrocolom- biani attuali si riconoscono ancora?». MC GLI INVISIBILI Sopra : manifestazione di afrodiscendenti a San José del Palmar, nel Chocó; la scritta dice: «L’afrocolombia- nità ci lega alle nostre radici e ci fa liberi». A destra : chiesa di San Basilio de Palenque, villaggio dichiarato dal- l’Unesco, nel 2001, «ca- polavoro del patrimonio orale e immateriale del- l’umanità». Sotto a sinistra : Cali, gara di pettinatura tra afrocolombiani. © Af MC/B Svanera

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