Missioni Consolata - Maggio 2012

80 MC MAGGIO 2012 nunciare il Vangelo al popolo di Israele; una volta con- vertiti gli ebrei (il che avrebbe significato farli cadere tutti da cavallo) passare poi alla seconda fase, ovvero portare la Buona Notizia a tutte le genti. La tua strategia missionaria però non era di questo genere. Assolutamente no! Pur essendo io più impegnato di loro nell’osservanza alla legge mosaica, ritenevo che per portare al mondo pagano, greco o romano che fosse, la meravigliosa novità di vita che Cristo ci aveva lasciato, bisognasse far saltare tutti i paletti, lacci e lacciuoli legati alla legge antica. Ti riferisci al problema della circoncisione? Certo, anche perché con il battesimo, sacramento ini- ziatico che fa di te una persona nuova e si dà a tutti, uomini e donne, liberi e schiavi, ebrei e pagani, sei trasformato radicalmente, senza nessun bisogno di altri segni che ti legano al passato. Già, ma Pietro, Giacomo e altri non erano poi tanto d’accordo. Difatti glielo dissi a viso aperto (oggi diremmo a muso duro), anche perché Pietro, pur avendo rice- vuto il mandato di presiedere la comunità, subiva l’influsso di Giacomo, il quale, col carattere che si ritrovava (sia lui che suo fratello Giovanni furono definiti da Gesù figli del tuono, tanto erano irruenti) cercava in ogni modo di imporre una linea di evan- gelizzazione che non condividevo affatto. Già, ma in quanto al carattere anche tu non scherzavi. Quello che dovevo dire l’ho sempre detto e se chi mi stava attorno cercava di farmi dire cose diverse o in- traprendere strade che non ritenevo praticabili, non stavo tanto a perdere tempo, quello che andava detto glielo dicevo in faccia e amen, atteggiamento che pur- troppo avete dimenticato, tant’è vero che da voi per definire un linguaggio di chiesa si dice «curiale». Come cambia il mondo! Sei definito l’Apostolo delle genti proprio per- ché da autentico missionario, sfruttando la rete delle strade imperiali di allora e del traf- fico via mare, tutto sommato abbastanza si- curo per l’epoca, hai percorso migliaia di chilo- metri per portare il Vangelo nel tessuto so- ciale delle pulsanti città dell’Impero. Qual era la tua strategia missionaria? Se devo rispondere con una battuta, la mia strategia missionaria la chiamerei: implantatio ecclesiae (pian- tare la Chiesa); quando arrivavo in una città, facevo la visita alla sinagoga per incontrare i fratelli dell’antica alleanza e parlare loro del Vangelo di Gesù, della sua morte in croce e risurrezione e se questi mi respinge- vano, passavo ad annunciare la Buona Notizia alle al- tre genti, più aperte e disponibili. Una volta avviata e formata una piccola comunità in grado di camminare con le proprie gambe, proseguivo per un’altra desti- nazione. Già, ma ad Atene, in quella città di grandi acca- demie culturali, non hai poi ottenuto gran che. È vero, anche se io credo che quella frase di Luca scritta negli Atti degli Apostoli: «Ti sentiremo su questo un’altra volta» (Atti 17, 32) non necessaria- mente va intesa come un rifiuto, può darsi che gli ateniesi avessero bisogno di una «pausa di rifles- sione» per afferrare il senso più autentico del mes- saggio di Cristo. Per quanto riguarda l’attività missionaria dei giorni nostri, che suggerimenti daresti. Credo che le cose da fare siano le stesse di allora: oc- corrono discepoli innamorati del messaggio da comu- nicare, pronti ad andare fino agli estremi confini della terra (e non a rinchiudersi in recinti dorati sempre più angusti, con piccoli gruppi che se la contano tra di loro), che siano disponibili ad affrontare le nuove sfide del terzo millennio e creare autentiche comunità di vita cristiana (invece di ricercare sicurezze dal potente di turno) che sappiano diluirsi come lievito nella massa e alla fine trasformare la società; ci siamo riu- sciti noi che avevamo di fronte nientemeno che l’im- pero romano, figuriamoci se non ce la potete fare voi. Grazie Paolo, faremo tesoro di tutto questo. Buon lavoro ragazzi e ricordatevi sempre che Cristo il mondo l’ha già vinto. Don Mario Bandera - Direttore Missio Novara # Incontro di Paolo «a viso aperto» con l’apostolo Pietro, nell’interpretazione di Guido Reni.

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