Missioni Consolata - Aprile 2012

miglia di origine? «I miei familiari erano commer- cianti di scarpe, non intellettuali. Quando appresero la notizia della mia motivazione ad entrare in comu- nità pensarono che fossi impazzita. Continuare a mantenere i rapporti è stato un processo lungo e complesso ma la nonviolenza mi ha insegnato pro- prio questo: accettare l’altro, confrontarsi con il di- verso e giungere al dialogo pacifico». E la spiritualità, quanto tempo prende della sua gior- nata e come si attua? «La ricerca spirituale è fonda- mentale per vivere insieme. È la spinta che ci fa com- prendere, perdonare, essere forti, ci sostiene e ci aiuta a decidere. Per fare meditazione occorre però prendersi del tempo, svegliarsi presto, darsi delle re- gole, liberare un po’ di spazio per se stessi e per la ri- flessione comune». Il racconto di Jeannette è confortante, la sua aper- tura verso il nuovo, la profondità dei suoi gesti e delle sue parole ci incantano. Una domanda ci sorge dal cuore: come è vivere la terza età all’interno di una comunità? «Siamo rimaste in poche “anziane” a St. Antoine e non ho molte persone della mia epoca con cui parlare. Ma non mi sento sola qui dentro. Se fossi fuori patirei molto di più la solitudine. La vicinanza con i giovani riempie le mie giornate: sono molto di- versi da come eravamo noi ma assolutamente inte- ressanti. Mi piace parlare con loro, fanno domande intelligenti e si crea sempre una relazione autentica. L’insegnamento di Lanza del Vasto è del tutto at- tuale, i valori che ci ha voluto tramandare sono im- portanti per tutte le età e per tutte le epoche. L’essenziale è dentro di noi: accettare noi stessi e vo- lerci bene in prima istanza per poter imparare a vo- ler bene agli altri e a essere nonviolenti». APRILE 2012 MC 43 © Community of the Ark of Lanza del Vasto RITRATTI DI LANZA DEL VASTO Testimonianza su Lanza del Vasto (Dal libro Lanza del Vasto – Pellegrino della non violenza, patriarca, poeta. Anne Fou- gère e Claude-Henri Rocquet) «Ciò che colpiva di più, quando si incon- trava Lanza del Vasto, era la sua bellezza, la sua nobiltà, qualcosa di unico, di singo- lare e di evidente… Era alto, portava i san- dali a piedi nudi anche nel più freddo degli inverni, indossava una specie di scamiciato di lana corto, una sacca da nomade in spalla, in mano un lungo bastone scolpito, su cui aveva cesellato l’immagine dei suoi pellegrinaggi, il cammino della sua vita; e aveva quello sguardo tanto blu, sotto il ciuffo delle sopracciglia. Talvolta glabro come un ciottolo, portava quasi sempre una barba da patriarca. Bello come un re di Chartres». La chiave di volta del suo insegnamento? Il risveglio della coscienza, la conoscenza di sé. Entrare dentro la parte interna di se stessi dove sta e risplende, salvatore, Dio l’eterno, colui che solo può dire: «Io sono colui che sono». Colui che dice: «Io sono la via, la verità e la vita». «Chi sono io? Que- sta domanda è al centro dell’insegnamento. La sua risposta è la chiave della cono- scenza». Dalla preghiera del Fuoco di Lanza del Vasto «…Facciamo di questo luogo qualunque un tempio. Perché il tempo è giunto di adorare in spirito e verità, di rendere grazie in tutti i luoghi e in tutti tempi. Mettiamo un termine al tempo, un centro alle tenebre esterne e rendiamoci presenti al presente…». Sopra: Lanza del Vasto con la moglie Chanterelle e - qui sotto - ad un incontro con alcuni dei primi membri della comunità. A sinistra, sotto: pannelli solari nel giardino dell’Arca di Saint Antoine. © Community of the Ark of Lanza del Vasto

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