Missioni Consolata - Marzo 2012

MARZO 2012 MC 51 S eduto al bar dell’aero- porto di Jujuy di fronte a una tazzina di caffè. Tra le dita una bustina di zucchero «Chango», quello pro- dotto dall’industria agroalimen- tare contro cui padre José stava lottando insieme alla comunità indigena del Rio Branco banda sur per farle riconoscere il suo diritto alla terra ancestrale. Gli occhi lucidi di commozione per la nostra partenza che sarebbe avvenuta da lì a poche decine di minuti. Il missionario dalle pa- role e dai gesti chiari (e duri) in favore dei poveri e capace di pa- role e gesti altrettanto chiari in favore dell’amicizia, ci ha la- sciato questa immagine di sé tra quelle più vivide del nostro sog- giorno di qualche tempo fa presso di lui nel Nord dell’Ar- gentina. Ne sentiamo la voce risuonare nei corridoi della redazione e lo vediamo comparire con il suo sorriso che non nasconde mai un pizzico di ironia. Non è cambiato nell’aspetto: no- nostante ci parli di qualche ac- ciacco, e dello stress degli ultimi mesi di intenso lavoro, ci sembra in forma. Come sempre, quando saluta una persona - che abbia 3 o 93 anni - si avvicina, ci abbrac- cia calorosamente, ci prende il viso tra le mani chiedendo come CONVERSAZIONE CON PADRE JOSÉ AULETTA TESTO DI LUCA LORUSSO FOTO DI GIUSEPPE AULETTA ARGENTINA LA TERRA CONTESA # Sopra: donna appartenente a una delle comunità indigene situate sui monti nel territorio diocesano di Oran. Un’ora di dialogo, 35 anni di esperienza missionaria, e di storia Argentina. Sullo sfondo, senza tempo, la maternità (ferita) della Terra, il ventre da cui nascono quei popoli indigeni con i quali padre José Auletta vive e lotta da sempre.

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