Missioni Consolata - Marzo 2012

48 MC MARZO 2012 Dal 2005 l’unico servizio che assicurano alle famiglie è l’aiuto di tipo economico («non abbiamo nessun al- tro servizio perché non ci sono i fondi») ed è una legge dello Stato che stabilisce quali tipologie di per- sone possono fruire di questo aiuto. Vi è una curiosa differenza di denominazione tra co- loro che provengono da altre parti dell’Albania e chi risiede a Kombinat da molti anni: i primi sono deno- minati árdhur, «nuovo venuto», mentre i secondi sono chiamati «cittadini»; questa differenza nomi- nale è sintomatica della diseguaglianza nella frui- zione dell’assistenza. Eppure la maggior parte delle richieste proviene dai nuovi arrivati, poiché i vecchi residenti sanno quali sono le prassi da seguire per accedere agli aiuti, mentre i nuovi non conoscono come funziona la pro- cedura. Questi ultimi, anche se vivono in condizioni più gravi, non possono ricevere nessun tipo d’aiuto. «Ci sono casi di famiglie disperate che non possiamo aiutare perché non hanno portato i documenti entro il mese previsto per legge. Noi dobbiamo attenerci alla legge altrimenti possiamo avere dei guai con il ministero del lavoro». Per accedere all’assistenza economica bisogna dimo- strare di essere disoccupati, esibendo il certificato di disoccupazione rilasciato dall’ufficio di collocamento al lavoro; la somma erogata varia secondo le condi- zioni della famiglia: al capofamiglia spettano 2.600 lekë , ai membri già abili al lavoro 600 lekë e ai figli 700 lekë al mese; una famiglia di tre componenti può giungere a 3.900 lekë al mese (circa 30 euro). Per intervenire sul grave fenomeno della disoccupa- zione l’unità municipale di Kombinat in collabora- zione con il municipio di Tirana ha realizzato, tra il 2005 e il 2008, un progetto per coloro che erano tito- STORIA DI ERION: TASSISTA ABUSIVO La famiglia di Erion, tassista abusivo, è arri- vata a Tirana nel 1947, quando dal nord e dal sud dell’Albania tanti arrivavano in questa città per lavorare nelle fabbriche di Kombinat. Suo padre, durante l’occupazione italiana, fa- ceva l’agricoltore; poi lavorò per una ditta ita- liana che stava costruendo l’acquedotto per Kavaja; successivamente fece il vigile del fuoco a Kombinat. Gli ha lasciato in eredità una proprietà a Fier, comprata prima della guerra, ma di cui ancora non è riuscito a en- trare in possesso. Erion ci tiene a dire che ai tempi di Enver Hoxa non c’era disoccupazione e ricorda che i tecnici russi erano molto amabili; sulla situa- zione attuale di Kombinat, invece, ha un’opi- nione molto negativa. «Per certi versi la vita era molto più bella prima: c’era tanta amicizia; ora invece la vita è diventata molto più ag- gressiva, perfino tra fratelli - afferma Erion -. Tutta colpa di quelli venuti dal nord, che hanno portato qui certe loro usanze, come le “vendette del sangue”; a volte si uccidono per una parolaccia, per una piccola contraddi- zione. Quelli sono molto più selvaggi, noi siamo più dolci; quando li vedo io dico loro: perché andate a sfondare delle porte che non vi portano da nessuna parte?». Nella sua critica a quelli del nord, Erion conti- nua: «Sono arrivati soprattutto tra il ’90 e il ’97 e hanno occupato metà delle fabbriche di Kombinat, facendone case e casupole; quelli venuti da altre parti, invece, non sono andati a vivere nell’area delle fabbriche, ma hanno comprato casa o hanno trovato altre sistema- zioni. Nessuno li emargina, sono loro che si tengono in disparte». Se deve portare qualcuno a sud di notte ci va volentieri, ma prima di andare al nord ci pensa due volte. E sottolinea ancora la diffe- renza tra sé e i nuovi arrivati: «Questi katun- dar (dispregiativo per indicare gente di cam- pagna ndr ) sono venuti qui e hanno comprato del terreno ma non lo lavorano. Dopo 30 anni di lavoro io non ho la pensione e non mi hanno ancora restituito i terreni, per cui devo fare il tassista pirata». Secondo lui, a Kombinat la situazione non è allarmante: la notte si può uscire tranquilli; ma al tempo del regime bastavano tre poliziotti per «tenere in pugno Kombinat»; ora di poli- ziotti ce ne sono tanti, ma non c’è ordine. «Cittadini» di vecchia data guardano con sospetto i katundar , immigrati dal nord dell’Albania. Molte strade e caseggiati della periferia di Tirana sono ancora in una grave situazione di degrado.

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