Missioni Consolata - Marzo 2012

23,5 miliardi di leke , un anno più tardi il deficit si tri- plica arrivando a 63,5 miliardi di leke, pari a più di 450 milioni di euro. Al Governo non restava che giu- stificarsi dicendo che «ovunque in Europa il deficit pubblico è esploso a causa della crisi». ANTICAMERA EUROPEA Il 14 aprile 2010 l’Albania ha consegnato al Commis- sario europeo per l’Allargamento, Stefan Fule, il dos- sier con le risposte ai 2.284 quesiti utili alle istitu- zioni dell’Ue perché esprimano un giudizio sulla ri- chiesta di adesione dell’Albania. L’Ue ha sollevato dubbi circa la stabilità democratica delle istituzioni, l’esistenza di un’economia in grado di reggere le re- gole della competizione e del mercato unico, il ri- spetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze, lo stato del sistema giudiziario, la corruzione e la crimi- nalità. Per entrare nell’Unione europea l’Albania do- vrà fare particolarmente attenzione al raggiungi- mento dei criteri di Copenhagen. Il 2011 è stato un susseguirsi di episodi di piazza. A gennaio le proteste scaturite dagli scontri tra partiti di maggioranza e opposizione hanno fatto 3 morti e decine di feriti; a maggio le elezioni amministrative, dopo numerosi colpi di scena e riconteggi, hanno conferito al Partito democratico di Sali Berisha an- che la guida della capitale, strappata allo storico sin- daco Edi Rama e di nuovo gli albanesi sono scesi in piazza per protestare, nel disinteresse totale dell’opi- nione pubblica mondiale. A ottobre è stato pubblicato il rapporto della Com- missione europea sull’avanzamento dei paesi balca- nici verso l’integrazione europea. Anche quest’anno l’Albania si è vista rifiutare lo status del paese candi- dato. A dicembre sono stati infine pubblicati i risultati del censimento della popolazione, svoltosi nel mese di ot- tobre: sembra che la popolazione sia diminuita del 2,8% in 10 anni, ma molti sollevano dubbi su come si è svolta la ricerca. stro; nel 2007 fece eleggere presidente un candidato di sua fiducia, Bamir Topi; nel 2009 consolidò la vitto- ria elettorale, continuando nella carica di primo mini- stro per il secondo e attuale mandato. Dalla caduta del regime comunista a oggi, la storia della direzione del Paese si consuma in un’alternanza che vede protagonisti, fin dal 1991, Sali Berisha e Fa- tos Nano. DAL BOOM ECONOMICO ALLA CRISI A fine 2006 il Capo delegazione del Fondo monetario internazionale a Tirana, Istavan Szekely, lanciò l’al- larme per il fatto che il governo albanese aveva ap- pena sottoscritto un contratto con il gruppo ameri- cano-turco Bechtel-Enka per i lavori di un tratto del- l’autostrada Durazzo-Morina, lungo circa 50 km, al prezzo di 418 milioni di euro: l’Albania, secondo le normative del Fmi, non avrebbe potuto richiedere più di 50 milioni di euro di debiti al mercato finanzia- rio. Intrappolato nella promessa elettorale della ridu- zione delle tasse, vincolato dal contratto che richie- deva ulteriori spese, ridotte le entrate per via della crisi, il governo optò per una terza via: congedare il Fmi dall’Albania. Nel 2007 l’Albania registrò una crescita economica del 6% e l’anno successivo dell’8%, cifre che solo la Cina superava. Con una crescita economica simile si sarebbero potute finanziare non una, ma ben due strade Durazzo-Morina senza eccessive preoccupa- zioni. Con un Pil di circa 10 miliardi di euro l’anno e una crescita economica dell’8%, la ricchezza finan- ziaria albanese aumentava di 800 milioni di euro l’anno, in dieci anni il Paese poteva diventare due volte più ricco e, nella stessa misura, crescevano i redditi pro-capite. Tutto ciò in teoria. La realtà si sta rivelando coerente alle paure del Fmi che, complice la crisi del 2009, vede la crescita economica albanese crollata dall’8% al 2,8% in un anno: una catastrofe per la finanza albanese, poi- ché il piano della spesa pubblica - avendo assorbito an- che la famosa strada - era stato calcolato sulla base di una crescita economica maggiore. A fine novembre 2008 il deficit pubblico era a quota Tirana, piramide costruita dalla figlia di Hoxha come mausoleo del padre, occupata da manifestanti durante gli scontri con la polizia (gennaio 2011).

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