Missioni Consolata - Marzo 2012

MARZO 2012 MC 33 « katà » che noi abbiamo tradotto, semplificando, con «per». In greco questa preposizione si costruisce con il caso accusativo e indica una relazione, per cui si do- vrebbe tradurre letteralmente con «in relazione alla purificazione dei Giudei», oppure «secondo la purifi- cazione dei Giudei», oppure ancora «destinate alla purificazione dei Giudei». Se si guarda dalla parte del soggetto, cioè le giare, la preposizione indica finalità/scopo: ci dice che le giare hanno come scopo proprio di essere sempre pronte per la purificazione dei Giudei. Se invece si guarda dal punto di vista della purificazione, cioè del comple- mento, allora si sottolinea la necessità della purifica- zione stessa. In questo senso si può anche tradurre: «Vi erano poi là , sei giare di pietra, destinate la purifi- cazione dei Giudei»; oppure: «Vi erano poi là , sei giare di pietra, per la purificazione necessaria/obbligatoria dei Giudei». … AL SIGNIFICATO PREGNANTE DEI SIMBOLI E PAROLE Ci soffermiamo su questi aspetti linguistici che a qualcuno possono apparire noiosi o pignoli, per fare notare ai nostri lettori che nella Parola di Dio, ogni sfumatura ha un senso e mai dovremmo cedere alla tentazione della superficialità o del pressappochismo. Se l’autore usa una frase piuttosto che un’altra non è per capriccio o perché ininfluente per la compren- sione del testo. Quanti dei nostri lettori, infatti, nelle innumerevoli volte che hanno letto questo racconto, non hanno pensato che esso avesse come finalità di edificarci con un pensiero spirituale sul sacramento del matrimonio, mentre al contrario, prendendo lo spunto da un banale sposalizio, ci costringe a pensare all’alleanza del monte Sinai per concludere che ora davanti a noi non c’è un profeta, seppur grande come Mosè, ma c’è il Lògos in persona, il Figlio di Dio che è l’Alleanza del Padre? Diciamo questo anche perché il Gv 2,6 che descrive le giare corrisponde nella costruzione sintattica a Gv 2,1, che abbiamo già esaminato nella puntata C’era là la madre di Gesù (MC 4 - 2011, pp. 30-32), dove avevamo già proposto il parallelo linguistico, osservando che la costruzione è tipicamente giovannea, riportando i te- sti di riferimento e mettendo in evidenza che la co- struzione in Gv 2,1 e 2,6 è voluta espressamente dal- l’autore per creare un parallelo tra la madre e le giare secondo lo schema seguente: - Gv 2,6: «Vi erano poi là sei giare di pietra» ( êsan dè ekêi lìthnai hydrìai ). - Gv 2,1: «Ed era la madre di Gesù là » (kài ên h ē mêt ē r toû I ē soû ekêi ). Abbiamo anche messo in evidenza che la costruzione «era/erano... là», avverbio locativo + verbo «essere», si trova circa una decina di volte nel quarto vangelo (cf Gv in 2,1.6; 3,23; 4,6; 5,5; 6,22.24; 11,15; 12,9.26); per cui rileviamo che l’autore vi attribuisce una certa im- portanza: il tempo imperfetto del verbo «essere» ha un valore «qualitativo» nella linea secondaria della narrazione: da una parte fornisce informazioni circo- stanziali, cioè in più, per permettere al lettore di farsi un’idea più completa del racconto, e dall’altra ci de- scrive la qualità dello «stare», che non è solo una pre- senza occasionale, come potrebbe essere la parteci- pazione a un matrimonio, ma sottolinea e mette in evi- denza che tale «presenza» è determinante, in quanto «doveva essere là»: quasi uno stato di necessità. In altre parole, Giovanni informa il lettore sul contesto del racconto, offrendo dati supplementari che in que- sto caso mettono in relazione la madre con le giare. Dicendo che sia la madre che le giare «stavano... là», ci suggerisce l’idea che esse dovevano essere là fin dall’inizio: sia la madre che le giare rappresentano quello che «c’era da sempre», cioè tutta la storia d’I- sraele che s’identifica nell’alleanza data sul Sinai e scritta su tavole di pietra, come le giare sono di pietra ( di questo parleremo nella prossima puntata ). LE GIARE, LA MADRE, LA TORÀH E ISRAELE La madre rappresenta Israele e le giare la Toràh in- cisa nelle tavole di pietra che segnano la storia co- stante del popolo di Dio. Il tempo imperfetto, infatti, indica un’azione continuativa e duratura nel passato. In parole più semplici: con quella costruzione «era/erano... là» l’autore ci dice che sia la madre che le giare sono il passato che cedono il passo al nuovo che è Gesù. Non si tratta però di sostituzione, quasi che l’alleanza del Sinai fosse superata dall’avvento di Gesù, ma di un superamento nell’ordine della pie- nezza: il passato che era inerte (le giare giacciono per terra) e che non ha più speranza (manca il vino che tanto preoccupa la madre), ora può riprendere vita e attingere linfa dal nuovo perché Gesù non è «venuto ad abolire la Legge o i Profeti... ma a dare pieno com- pimento» (Mt 5,17). Se Giovanni annette molta importanza al confronto «madre - giare», significa che le due presenze e le modalità del loro essere presenti non sono casuali: la madre non è venuta alle nozze solo perché ha ricevuto MC RUBRICHE # Giara di pietra in mostra negli scavi archeologici eseguiti sotto la chiesa di Cana in Galilea. © Bellesi

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