Missioni Consolata - Marzo 2012

tità, poiché rifiutava di chiamarsi con il cognome registrato all’a- nagrafe dai genitori adottivi. Fu registrata nuovamente con il nome di Carola Janete de la Consolata. L’ambiente di Haku- mana sembrava l’aiutasse a so- gnare una vita diversa: partecipò ai corsi di alfabetizzazione nel Centro e, mentre Karol rimaneva ad Hakumana curato dalle «zie», cominciò a frequentare le scuole serali; ma il contatto con altri adolescenti le faceva desiderare una vita di «giovinetta spensie- rata». Tornò a occuparsi del fi- glio a tempo pieno, provocando- gli denutrizione e malattie a causa della sua inesperienza. «C’era bisogno di un accompa- gnamento più intenso - racconta suor Janete -. Noi suore ci costi- tuimmo in comunità residente nel Centro e Carola venne col fi- glio a vivere con noi, imparando a cucinare, ad aver cura del bimbo e di se stessa; imparò so- prattutto ad amare e a sentirsi amata». mento cambiò residenza per tre volte; affetta da malattie veneree non voleva farsi curare. «Accompagnammo la ragazza passo passo nelle sue necessità basilari - continua suor Janete -. Tutti i giorni avevano colloqui per creare familiarità e chiarire la sua storia; una parrocchiana della Polana la orientò in tutto ciò che concerne la maternità e a preparare il corredo per il bambino, che venne alla luce il 7 aprile 2008. Dimessa dall’ospe- dale, accogliemmo Carola e Ka- rol nel nostro centro: era il no- stro primogenito». Carola era senza carta di iden- «Instabile e allergica a ogni re- gola - continua suor Evelyn -, un giorno Carola ci accusò di volerle rubare il figlio per venderlo fuori del paese. Per fortuna nel nostro gruppo avevamo già una psico- loga clinica, suor Herminia, che riuscì a neutralizzare gli impulsi della giovane e farla rientrare nella vita reale. Ma che fatica! Dopo un anno e mezzo di accom- pagnamento cominciò qualche miglioramento: la vedevamo crescere giorno per giorno nel senso di responsabilità e impe- gno nella scuola e nell’amore al suo bambino». «Tutto sommato - conclude suor Janete - il caso di Carola è stato anche per noi un prezioso tiroci- nio: ci era capitata proprio men- tre discutevamo sui alcuni punti del progetto Hakumana da defi- nire, come destinatari, servizi da offrire, metodologia d’azione. Carola fu la prima beneficiata e il primo contesto di applica- zione». LO STILE DEL SAMARITANO Scopi e metodi del Centro Haku- mana oggi sono tutti ben chiari e definiti. Oltre a promuovere pub- blici incontri di informazione e formazione sulle problematiche dell’Hiv/Aids e sul loro impatto sociale, il Centro si occupa so- prattutto di persone affette dal virus e dei loro familiari o che si trovano in altre situazioni di vul- nerabilità. Per rispondere alle necessità di tali persone, l’ é- quipe del Centro Hakumana è MARZO 2012 MC 29 MC ARTICOLI # I bambini sono la ricchezza del Centro Hakumana.

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