Missioni Consolata - Marzo 2012

18 MC MARZO 2012 lefonici di identificare tutti gli ab- bonati «per agevolare il governo nel prendere decisioni in materia di ordine pubblico»), costituendo un unicum mondiale denunciato da Reporters sans frontières . TRE MILIONI DI PREFERENZE I risultati provvisori completi, pubblicati dalla Ceni il 9 dicem- bre, non lasciano adito a dubbi: Joseph Kabila 48,95%, Tshi- sekedi 32,33%. Tre milioni di voti di differenza, 58,81% l'affluenza alle urne. Tshisekedi reagisce immediata- mente: «Abbiamo dei verbali elettorali in cui risulta che ho vinto io e di gran lunga. Ho ot- tenuto il 54% dei voti contro il 26% di Kabila. Perciò mi consi- dero ormai come un presidente eletto della Repubblica Demo- cratica del Congo. Vi ringrazio per la fiducia che mi avete sempre dimostrato e vi chiedo di mantenere la calma». Il Congo si ritrova con due pre- sidenti. Il 16 dicembre, rispondendo al ricorso presentato da Vital Ka- merhe, la Corte Suprema di Giustizia accoglie la forma, ma ne rigetta la sostanza, ratifi- cando dunque il risultato del voto. Il 20 dicembre, Joseph Kabila presta giuramento come presi- dente eletto: dei capi di stato in- vitati, è presente solo il discusso presidente Mugabe. Gli altri in- viano primi ministri, ministri o ambasciatori. OSSERVATORI SCONCERTATI Le prime perplessità emergono da subito: la missione mista di osservazione Aeta (Agire per elezioni trasparenti e pacifiche) e Eurac (Rete Europea per l'A- frica Centrale), già la sera del 28 novembre diffonde un comuni- cato stampa in cui, pur elo- giando gli sforzi degli agenti K inshasa è famosa per il gran numero di persone che camminano per strada. I quartieri di Ma- sina e Kingasani sono conosciuti come «Cina Popolare» per la quantità di gente che c’è ovunque. Attraversare la strada diventa un’esperienza nella quale occorre combinare audacia, rapidità e pru- denza. La capitale ha quasi 10 milioni di abitanti ed è molto estesa, perché pochi sono gli edifici a più piani. A partire dal 28 novembre e fino a metà dicembre, tutto era diverso. Il giorno delle elezioni non si vedeva circolare quasi nessun veicolo. Dei taxi, imprescindi- bili per spostarsi in città, neanche l’ombra. Quel giorno ho fatto un giro e ho inconrato gente piut- tosto disorientata. Nella tessera elettorale c’era il nome del collegio, ma quando vi arrivavano lo trova- vano chiuso e dovevano recarsi altrove. I commenti erano: «Vogliono ubriacarci affinché non votiamo», «Dove dobbiamo andare?», «Sicuro che hanno trasfe- rito anche il mio nome?». Alcune persone hanno pas- sato più di quattro ore cercando il proprio collegio elettorale, finché hanno potuto votare. Altri non hanno avuto questa fortuna. Trovato il seg- gio, il loro nome non era sulla lista e hanno dovuto tornare a casa stanchi e arrabbiati con il sentimento di essere stati presi in giro. Sabato, il giorno della chiusura della campagna elet- torale, è stato un giorno difficile. I tre maggiori candi- dati dovevano fare il comizio finale, ma nessuno ha potuto farlo. Ci sono stati scontri tra i diversi gruppi di sostenitori, e la polizia li ha repressi brutalmente. Carine, un’amica mi ha chiamato al telefono per sa- pere la situazione dalla nostra parte della città. Le ho detto che era tutto tranquillo. Lei invece era sdraiata a terra da oltre due ore, vicino a sua madre e a sua so- rella maggiore, perché si sentivano diversi spari nelle vicinanze e c’era il rischio che proiettili vaganti en- trassero in casa. La settimana dopo le elezioni le scuole continuavano a essere chiuse e c’erano pochis- simi mezzi e taxi in circolazione. Si viveva una calma tesa. Tutti stavano aspettando che accadesse qual- cosa di strano in un qualsiasi momento. Il sabato alcuni bambini sono venuti a trovarci a casa. È stata una sorpresa perché era quasi una settimana che nessuno veniva a visitarci. Non ne potevano più di stare in casa. Erano già due settimane che non ave- vano corsi e non sapevano cosa fare. Questo mi ha fatto pensare al ritardo scolastico che può compor- tare una situazione come questa. Parlando di guerre e conflitti si contano le vittime e i feriti, i danni mate- riali, ma non si parla dei bambini che non possono an- dare a scuola o degli universitari che, pur avendo pa- gato le tasse, perdono l’anno. I giorni passavano e la Commissione elettorale na- zionale indipendente (Ceni) ha iniziato a rendere pubblici risultati parziali. Si sentiva in giro un’aria di delusione. Molti congolesi avevano l’impressione che li stessero ingannando e prendendo in giro. Erano QUI KINSHASA VOCI DAL CONGO Il presidente uscente vince al primo turno e si proietta verso il secondo mandato di 5 anni. Ma i di- sordini non mancano. La gente, però, sceglie pace e stabilità. CONGO RD # Padre Ramón Lázaro Esnaola , missionario della Consolata in Congo.

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