Missioni Consolata - Dicembre 2011

CHIESA E WEB 26 MC DICEMBRE 2011 Troppe volte siamo manichei nelle nostre valutazioni e sottoli- neiamo la contrapposizione che c’è tra il mondo reale e quello che consideriamo virtuale. Ma questo non è costruttivo» so- stiene padre Giulio. Perché «il mondo digitale è oggi una delle espressioni dei contesti esisten- ziali all’interno dei quali ogni persona, o almeno chi vi ha l’ac- cesso, ha a che fare». Quindi è parte della realtà. E non parla solo di Internet, ma dei cellulari, che nel bene e nel male, «sono diventati una nostra protesi di cui non possiamo fare a meno». Giulio Albanese è nato nel 1959, quindi, come sostiene lui stesso, è un «immigrato digitale», ter- mine con il quale si connota chi è nato prima della rivoluzione di- gitale, che si contrappone ai «nativi digitali», coloro venuti al mondo e cresciuti con il compu- ter in mano. UNA RIVOLUZIONE CULTURALE «Attenzione, molte volte, soprat- tutto come missionari, rischiamo di avere un approccio unica- mente strumentale rispetto al web . La rivoluzione digitale è molto di più. In una maniera o nell’altra, ognuno di noi, attra- verso la rete, è messo nelle con- dizioni di comunicare. Ci sono dei limiti oggettivi, come quello della fisicità. Però è importante tenere a mente che dietro a ogni computer c’è sempre una per- sona creata a immagine e so- miglianza di Dio». Il meccanismo che ha inne- scato questa «rivoluzione cul- turale», come sostiene Nicho- las Negroponte, del Mit ( Mas- sachussetts Institute of Tech- nology ), è un’accelerazione spazio-temporale. Prima del- l’avvento delle «e-mail» perché una lettera arrivasse oltreo- ceano passavano dei mesi, oggi si comunica in tempo reale. Questo accelera il tempo, al punto tale che lo stesso Negro- ponte fa corrispondere un «anno Internet» a un mese so- lare. «La vita è più frenetica, certo – continua il missionario - ed è per questo che è importante l’azione di evangelizzazione. Pensiamo alle parabole di Gesù riguardo al Regno, ad esempio proprio a quella della rete che gettata in mare prende pesci buoni e pesci cat- tivi, oppure al campo nel quale cresce grano buono e zizzania. Nel web c’è tutto questo, tutto è parte del Regno e il compito del mondo missionario, degli operatori della pastorale è quello di sapere realizzare un sano discernimento, andando oltre ad ogni forma di mani- cheismo». «Un discernimento s’impone, proprio perché a noi, come missionari, stanno a cuore dei valori fondamentali, quelli del Regno: pace, giustizia, riconci- liazione, il grande tema del ri- spetto del creato». Valori che nelle società occiden- tali (e non solo) si stanno per- dendo, o sono messi in secondo piano, anche a causa della frene- sia e quindi delle accelerazioni dovute ad Internet. Allora oc- corre capire come si può interve- nire ad esempio in un social network e far passare dei mes- saggi. «Credo che la rete ci consenta tutto questo. Nel mio piccolo, già ai tempi della Misna, io ho inter- cettato molti giovani, alcuni dei quali hanno poi avuto la possibi- lità di fare esperienze di mis- sione, altri di entrare in organi- smi di volontariato internazio- nale, in alcuni casi addirittura al- l’interno di un istituto missiona- rio. Il fatto è che la stragrande maggioranza dei missionari, tranne i giovanissimi, sono “im- migrati” rispetto alla rete, cioè sono nati primi della rivoluzione digitale». INCULTURAZIONE DIGITALE Per gli immigrati digitali la diffi- coltà è maggiore. «Occorre ca- pire che noi, venuti dal pre-digi- tale, dobbiamo accettare la sfida. Questo esige uno sforzo a livello di inculturazione: dobbiamo adottare linguaggi che la mag- gioranza di noi non conosce. Come succede quando si vuole andare in missione, si deve im- parare la lingua del posto, per entrare nella rete bisogna utiliz- zare un linguaggio che sia con- sono ad essa». Vent’anni fa si parlava di incultu- razione nel senso di fare propria la cultura del popolo presso il quale si andava a lavorare, ad esempio gli indios Yanomami, oggi dobbiamo inculturarci nel mondo digitale… «Ma ho la sensazione che da parte nostra, alle volte, non ci sia ancora questa convinzione. Non abbiamo capito che dobbiamo entrare nella rete con il cuore e con la mente, con spirito cri- stiano. La verità è che attraverso il web si riesce ad entrare in con- tatto con tanta gente di buona vo- lontà. Tra l’altro, la barriera geo- grafica che fino a ieri era un ostacolo, viene abbattuta». Ma non è un percorso così facile.

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