Missioni Consolata - Ottobre 2010

# In alto: venditrice di articoli religiosi davanti ad una chiesa di Nairobi. La maggior parte delle stampe religiose proviene dall’India. # A sinistra: Missionari della Consolata in Corea nel 2004. P. A. Pacheco è il 2° da sinistra; p. Otieno è il 1° da destra. CONCLUSIONE CHE NON È CONCLUSIONE Quanto ho scritto fino a qui è a metà strada tra una storia e una ricerca. Scoprire e riflettere que- sta nuova relazione missionaria tra l’Asia e l’Africa e viceversa, è stato per me un esercizio di me- raviglia. Quando ho iniziato la mia vita missionaria, tanti anni fa, nessuno poteva pensare all’A- sia, e tanto meno all’Africa, come un soggetto di Missione. Asia e Africa erano i territori di mis- sione per eccellenza. Invece og- gigiorno stiamo vivendo una di- mensione missionaria nuova ed inedita, una missione a 360°, dove tutti ricevono e tutti danno secondo le diverse capacità e i diversi doni. Nella storia dell’e- vangelizzazione è bellissimo ve- dere come l’Asia si sta facendo carico dell’Africa. Ancora più bello è scoprire come anche l’A- frica, seppur timidamente, stia mandando i suoi missionari in Asia. È un capitolo di storia della missione che si sta appena co- minciando a scrivere. Ma già si può dire con Maria, «Magnifi- chiamo il Signore, perché sta fa- cendo grandi cose». Gigi Anataloni L a Corea del Sud è la seconda nazione che invia più missionari nel mondo dopo gli Stati Uniti. La stragrande maggioranza di questi missionari sono protestanti, segno di una grande vita- lità della Chiesa protestante coreana, mentre la Chiesa catto- lica è ancora di stampo accentuatamente diocesano. Secondo Steve Sang-cheol Moon, direttore dell’Istituto di Ricerca delle Missioni di Seul e professore di missiologia al Seminario Teologico Protestante di Hapdong (Suwon), la crescita missionaria protestante si è accen- tuata negli ultimi 30 anni, come conseguenza della crescita delle stesse Chiese in Corea, anche se negli ultimi anni questa vitalità si è frenata un po’. Alla fine del 2008, c’erano 18.351 missionari prote- stanti coreani sparsi per il mondo, ma il picco di questo zelo missio- nario fu negli anni Novanta. Il dinamismo missionario cattolico, al contrario di quello protestante, sta crescendo col passare degli anni, ma rimane ancora poco significativo, soprattutto perché, la missione viene spesso intesa come rivolta all’interno più che verso l’esterno , ragione per cui la Chiesa cattolica è quella che sta crescendo di più in Corea. Invece per i protestanti, missione vuol dire uscire e andare in tutto il mondo, anche in regioni dove il governo coreano proibisce la presenza di missionari coreani, come l’Afghanistan e l’Iraq. La pre- senza dei missionari protestanti coreani in Africa è ancora molto ri- dotta (circa il 7.7%), ma la tendenza è di un aumento considerevole nel futuro. La chiesa cattolica, nel 2009, aveva 685 missionari sparsi nel mondo, dei quali 73 in Africa. Purtroppo, la ricchezza vocazionale della Chiesa cattolica rimane ancora un fatto a livello del clero diocesano, mentre i religiosi e le religiose vedono diminuire sostanzialmente le loro vocazioni. Poi, la voglia di andare in missione non è così accen- tuata come nei protestanti, e molti di quelli che ritornano dall’estero non vi vogliono ripartire. E così, anche a livello religioso l’Africa ri- mane una realtà molto distante e sconosciuta per i coreani. Certo, la Chiesa cattolica coreana è cosciente del dovere di condividere con il mondo la sua ricchezza, soprattutto con il continente asiatico, ma per passare dalla teoria alla pratica rimane anche molto da fare, soprat- tutto a livello di coscientizzazione dei fedeli locali. Ma questo si può dire di tutti i coreani, i quali pian piano si aprono al mondo e vogliono ricevere il mondo a casa loro, un mondo del quale insistono voler fare parte in un modo più attivo a tutti i livelli. Alvaro Pacheco COREA MISSIONARIA, MA ... RELIGIONE & MISSIONE

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