Missioni Consolata - Ottobre 2010

ha concluso: «Per arricchirsi, un paese ha bisogno di strade». Fin qui, le cifre e le valutazioni ufficiali. MA LA QUALITÀ ... Da più parti si denuncia che al- cune delle opere realizzate si stiano già rapidamente deterio- rando, come le strade e i canali di scolo costruiti a Bukavu e Bu- Nel suo discorso per tale occa- sione, Dai Bing-Guo si è congra- tulato per i progressi nei rap- porti con il Congo e come prova delle buone relazioni ha citato alcune delle opere realizzate fi- nora: l'ospedale dell'amicizia sino-congolese a N'Djili, nei pressi di Kinshasa, le strade co- struite a Bukavu e altri lavori in corso d'opera nella capitale. E tembo. Dipende, dicono, da quanti soldi ricevono le imprese cinesi: lo spessore dello strato di asfalto è proporzionale ai dollari ricevuti. Denuncia un missionario che vive nell'Est del paese: «I cinesi stanno edificando delle bellissime strutture quando hanno soldi si- curi, delle “cineserie” quando il budget è minimo. Tutte le opere che stanno costruendo qui nel Sud Kivu non sembrano durature, ma solo di charme passeggero e neppure tecnicamente intelli- genti. Quanti sono andati a Kin- shasa dicono che là i cinesi hanno costruito strutture molto effi- cienti, ma qui da noi le loro opere non godono di buona fama». Non è il solo problema: gli ap- palti vengono assegnati ad aziende cinesi senza alcun con- trollo. Tra di loro, ci sono indu- striali che vengono per prendere i soldi che il Congo ha ricevuto in prestito dal governo cinese; ma anche individui senza scru- poli e - secondo alcune denunce - la stessa mafia cinese ne sta- rebbe approfittando per ripulire i soldi sporchi. Da ultimo, ci sono problemi an- che con il legname. I cinesi hanno regolari concessioni, ma non le stanno sfruttando se- condo i patti: erano state divise in porzioni da sfruttare in cinque anni e poi da rimboschire, ma in due anni le hanno già esaurite. Il governatore della regione dell'E- quateur aveva per questo vietato l'esportazione di legname, chie- dendo che i benefici andassero anche alla popolazione delle zone da cui questo proviene e auspicando che sul posto venga costruita un'industria di lavora- zione. Il governo centrale l'aveva osteggiato e solo a metà agosto si è trovato un accordo: le ditte hanno accettato di pagare tutta la tassa sulla superficie fore- stale sfruttata, di costruire scuole, ospedali e dei campi per chi lavora e di aprire uffici di rappresentanza a Mbandaka, il capoluogo della regione dell'E- quateur. E così il divieto è deca- duto e il taglio degli alberi è ri- preso. Sicuramente con gli stessi ritmi. Giusy Baioni OTTOBRE 2010 MC 55 MC ARTICOLI

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