Missioni Consolata - Dicembre 2009

DOSSIER 32 MC DICEMBRE 2009 archivio stampa attivo dal 1988, fa memoria delle vittime di fron tiera: ad oggi ne ha documentate almeno 14.835. Nel suo viaggio Gabriele Del Grande segue i migranti lungo tutto il Mediterraneo, dalla Tur chia al Maghreb e fino al Senegal, nello sforzo di custodire i nomi e la memoria di una generazione vittima di una mappa. E ci raccon ta come avvengono i viaggi e co me non sia solo il mare il primo grande scoglio da affrontare, ben sì il deserto: «Partire dal Sud del mondo non è un’operazione che viene fatta in segreto. Ci sono ve re e proprie agenzie di viaggio che vendono un biglietto per una “nuova vita”, a rischio della stes sa esistenza. Si viaggia nel deser to con poca acqua a disposizione. Ci sono tre imponenti ostacoli da superare: il primo è la polizia che, per permettere ai passeggeri di proseguire il viaggio, cerca di estorcere più denaro possibile; il secondo sono i banditi, soprattut to in Niger e in Sudan, che attac cano i convogli per il medesimo motivo; il terzo è l’autista stesso del convoglio che a metà viaggio richiede più denaro ai viaggiatori. Pena, la possibilità di rimaner ab bandonati nel cuore del deserto». In una società che dell’immi- grazione ha fatto il suo princi- pale spauracchio. Cambiare, si può? «Certo, basterebbe non farsi strumentalizzare dalle false infor mazioni, tradotte in slogan come “freno all’invasione”. Non è la po litica dell’esternalizzazione la so luzione per bloccare l’immigra zione. La politica dei respingi menti incide in modo trascurabile rispetto agli ingressi. Gli sbarchi, che esistono da una quindicina d’anni circa, sono una risposta al la difficoltà di ottenimento dei vi sti per viaggiare che oggi, nell’e poca della globalizzazione e del la richiesta massiccia di manodopera straniera nei paesi europei, nell’epoca del libero scambio di merci, rappresenta un assurdo. Perché si ostacola l’incontro tra richiesta e offerta di lavoro, alzando muri che rischia no di creare conseguenze ben più pericolose di quelle che possiamo immaginare. Non sarebbe meglio permettere la libera circolazione delle persone da sud verso nord come già avviene da nord verso sud? A questo punto non ci sa rebbero più tentativi clandestini di entrare in Italia e quindi ver rebbe meno la necessità stessa di bloccarli. Il problema è che si è creata questa sindrome da inva sione, per cui tutti pensiamo che ci siano miliardi di stranieri con la valigia pronta che aspettano solo di poter arrivare nella civile Euro pa». L o straniero è tra noi, ci invade, ci ruba il territorio, l’identità. Una paura forte, quella degli italiani, dove aleggia confusione e si fa dell’immigrazione un uni co grande male, in cui non esiste distinzione tra migrante regolare, «L a moltitudine di persone che parte è varia: dai fi gli dei contadini delle campagne egiziane, soggetti soli tamente con un basso livello di istruzione, ai diplomati e laureati che partono dalle grandi città co me Tunisi o Casablanca. I flussi sono misti e tra questi ci sono molti che partono per poter ri chiedere asilo politico. Quelli che arrivano da noi sono una mino ranza, il grosso dei profughi si fer ma al confine. Solo chi può per metterselo viaggia verso l’Europa, chi ha una famiglia alle spalle che possa mantenere le spese. Ci so no anche tante donne, un’immi grazione femminile di cui poco si parla, ragazze eritree o somale, che spesso data l’estenuante du rata dei viaggi rimangono incin te o sono vittime di abusi e so prusi. Per non parlare delle donne trafficate, dalla Nigeria in partico lare, dove esiste una mafia locale che fa affari sulla prostituzione, nei sobborghi periferici più pove ri delle grandi città, come Lagos ad esempio. Donne comprate alle loro famiglie e portate in Italia con l’illusione di un lavoro onesto, per poi ritrovarsi sulle strade. Donne per le quali ricomprarsi la libertà significa doverla successivamen te pagare 40 o 50.000 Euro». A parlare è Gabriele del Grande, classe 1982, giornalista, scritto re (è autore del libro «Mamadou va a morire», un report giornali stico sulle rotte dei migranti) e cu ratore di «Fortress Europe», un blog che dal 2006, grazie ad un Lo straniero è tra noi. Ci invade. Ci ruba il lavoro, l identità. Secondo tutte le indagini e l’esperienza quotidiana, la maggioranza degli italiani la pensa così. E la paura non fa ragionare. Non fa capire i contorni delle questioni, mettendo in luce soltanto una «sindrome da invasione». PER ENTRARE NELLA FORTEZZA l viaggio I Verso Nord, verso un’altra esistenza

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