Missioni Consolata - Settembre 2009

60 MC SETTEMBRE 2009 PERÚ tenti: «E i vostri genitori vi hanno raccontato come erano le scuole?». «Non c’era acqua calda o carta i- gienica nei bagni»,disse Ollanta. «A volte non c’erano i bagni», ag- giunse Ayar. «I miei dicono che dovevano cam- minare parecchie ore per arrivare al- la scuola,ma deve essere una bugia. Sarebberomorti con tanto freddo!», borbottò Huáscar. «Anche i miei hanno detto que- sto», disse Kusi, sorpresa. E aggiunse: «Ma, è vero che non c’era l’autobus della scuola?». «Se questo è vero, erano proprio scemi! - esclamò Cahuide -. Invece di camminare potevano rimanere in casa a seguire le lezioni collegati ad internet». «Non c’era internet nelle case a quel tempo!», si burlò Inti. Seguì una risata generale. «Una domanda,maestra - inter- venne Micaela, la bambina limeña -. Ho sentito dire che a quel tempo c’erano delle“scuole private”. Cos’e- rano?». «Erano scuole dove le famiglie con più danaro pagavano per dare ai lo- ro figli una migliore educazione - spiegò l’insegnante -.A quei tempi si doveva pagare per molte cose, an- che per lemedicine in ospedale». Ogni volta che arrivava a questa parte della spiegazione, la maestra sapeva che nella classe sarebbe cala- to il silenzio e che tutti i bambini sa- rebbero rimasti a bocca aperta. Nessuno voleva dire quello che tutti pensavano.Dopo alcuni minuti, Cahuide ebbe il coraggio di parlare: «... E per chi non aveva i soldi, cosa succedeva?». N on c’era bisogno di risposta. Tutti avevano capito.«Quello che io non riesco a capire - disse José Gabriel -,è perché a Lima si sprecava tanto danaro in cose che non servivano a niente,ma a quella gente non interessava che qui i con- tadini morivano di fame o di fred- do». «Signorina, comemai le cose cam- biarono?», chiese Kusi. «Perché adesso tutti ci trattano co- me esseri umani?», continuò Huá- scar. «Cosa successe?», insistette Cahui- de. «Ma perché piange?»,domandò Chaska, vedendo che una lacrima scendeva lungo la guancia della maestra. «Bambini,piango perché ricordo tutto quello che soffrivamo senza che a nessuno importasse». O forse la maestra piangeva,per- ché lei e i suoi bambini sono soltan- to parte di un racconto di un Perù del futuro, che non si sa quando po- trà tradursi in realtà. ■ N OTE : (1) Saga Falabella ,di proprietà cilena, è uno dei principali negozi di vestiti di Li- ma, con prezzi molto elevati. Vende an- che i prodotti di Benetton. Sicuani è una piccola città delle Ande,molto lontana da questo tipo di negozi. (2) «Stai bene?», in lingua quechua . (3) La puna è la parte più fredda delle Ande,ma dove ancora è possibile abita- re, fino a 4.000metri di altitudine. (4) Asia è una città di villeggiatura, 100 chilometri a sud di Lima,dove oggi van- no soltanto i peruviani più ricchi,quasi tutti bianchi. Ad Asia, è vietato (!) alle donne di servizio accedere al mare.Di solito, i bambini delle Ande non cono- scono il mare. W ilfredo Ardito Vega, avvo- cato ed esperto in diritti umani, lavora presso A PRODEH ( Asociación pro derechos huma- nos ) e insegna all’Università cat- tolica di Lima. Da anni tiene sul web una seguitissima rubrica settimanale dal titolo di Reflexiones peruanas , dove parla del Perú sempre dalla parte dei più deboli e contro le discrimina- zioni tuttora molto diffuse nel paese andino. Ad agosto 2009 è uscito il libro. Nel 2008 ha pub- blicato il suo primo romanzo, El nuevo mundo de Almudena , am- bientato a Iquitos e nell’Amazzonia peruviana du- rante gli anni di Fujimori. Dall’autore di Almudena Wilfredo Ardito con il padre. La famiglia Ardito è originaria della Liguria.

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