Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

DOSSIER 40 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 to alcuno per ciò che esse rappre- sentano per un intero popolo. Qui, anche l’assurdo diventa pos- sibile. Non molto lontano, alla fac- cia di qualsiasi convenzione di Gi- nevra e diritto umanitario, vedre- mo anche l’ospedale al-Quds annerito e ridotto a una semplice carcassa vuota. Nonostante fossimo preparati al peggio, ciò che vediamo ci lascia impietriti. Proviamo puro sgomen- to e vergogna, in quanto cittadini di un’Europa completamente inca- pace di prendere la parte dei de- boli, degli oppressi, e di far appli- care anche solo un barlume di giu- stizia. Durante le settimane di attacchi continui, Vittorio è stato l’unico corrispondente occidentale: la sua eccezionale testimonianza è stata raccolta in « Gaza, restiamo uma- ni », edita dal Manifesto. Shifa hospital e tenda degli orrori Domenica primo febbraio, alle 9, abbiamo appuntamento con il La morte dell’informazione Le tre settimane di guerra con- tro la Striscia di Gaza hanno pro- vocato anche un’altra vittima: l’informazione. Come giornalisti, ci sentiamo mortificati per il mo- do in cui i nostri media hanno rac- contato ai nostri connazionali i massacri israeliani. Tv di stato e private, quotidiani e riviste, ci han- no fornito, senza sostanziali dif- ferenze, le stesse notizie, quelle passate loro da Tsahal (Forze di di- fesa israeliane) e dal governo di Tel Aviv. Il leit motiv che accomu- nava tutti era: «Israele ha diritto a difendersi dai razzi di Hamas»; «Hamas ha rotto la tregua» 2 ; «ne- gli ospedali/scuole/case si na- scondono terroristi di Hamas». A fronte di tali affermazioni, non vi è stato alcun tentativo di verifi- care le notizie, di scoprire i fatti, la realtà. A un certo punto, è emerso pure il caso dell’inviato di un im- portante quotidiano nazionale che, più realista del re, ha scritto che i morti nella Striscia erano 600 e non 1.300, ma è stato prontamen- te smentito dall’esercito israeliano, il giorno dopo. La guerra contro Gaza è stata un esperimento, riuscito, di manipo- lazione delle coscienze attraverso un uso spregiudicato e scorretto dell’informazione. Almeno, fino a quando in internet non hanno ini- ziato a circolare i video girati dagli operatori della tv satellitare Al-Ja- zeera, che hanno rivelato al mon- do i crimini commessi da Tsahal , e denunciati, appunto, da numerose organizzazioni internazionali, ara- be e israeliane. Vittorio, il palestinese A Gaza City incontriamo l’ormai famoso attivista dell’ International solidarity movement (Ism), scam- pato a 22 giorni di guerra e unico testimone italiano della mattanza: Vittorio Arrigoni, il gazawi d’Italia. Ci racconta delle giornate e delle nottate di bombordamenti israe- liani, del suo lavoro di «scudo uma- no volontario» sulle ambulanze ca- riche di feriti, nel tentativo di im- pedire che i soldati israeliani le colpissero, come da documentata abitudine. Ci narra delle telefona- te che l’esercito faceva alle fami- glie, annunciando bombardamen- ti imminenti, e dei bambini morti d’infarto, per la paura, il primo giorno di guerra. BAMBINI DELLA STRISCIA DI GAZA (1) PROBLEMI PSICHICI U n’indagine condotta dal Gaza Mental Health Programme sugli effetti che assedio e guerra hanno provocato sui bambini della Striscia rivela i seguenti dati: 1. l’87% ha terrore del buio 2. il 92% prova un senso di ansia, insicurezza e tensione 3. il 68% manifesta problemi sco- lastici, come la mancanza di concentrazione 4. il 76% presenta problemi com- portamentali come solitudine, isolamento sociale e aggressio- ne 5. il 70% è continuamente di ma- lumore a causa di un senso di frustrazione e depressione 6. il 34% soffre di enuresi e neces- sita di una consulenza psicolo- gica e di terapia familiare. I noltre, il 64% dei genitori vive in continua tensione e mostra ten- denze alla violenza familiare diret- ta verso il coniuge e i figli. Circa 400 bambini sono stati uc- cisi e 1.700 feriti durante l’operazione Piombo fuso. Tra le oltre 5.000 persone ferite, più di un quarto sono bambini, al- cuni dei quali hanno riportato gra- vi menomazioni. «Non si sentono al sicuro nelle strade, nelle moschee e nemmeno nelle loro case», ha dichiarato lo psi- cologo palestinese Hassan Afifi. Ci sono ragazzini che continuano a ri- vivere ciò che è successo come se si trattasse di un film interminabile. «Chi è affetto da problemi fisici può essere operato, a volte curato. Ma i disturbi mentali possono lasciare problemi per il resto della vita». A.L.

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