Missioni Consolata - Giugno 2009

MISSIONI CONSOLATA si volevano introdurre. Visto in prospettiva storica, il mio lavoro ha prodotto buoni risultati». Lei parla con orgoglio del suo (lun- go) periodo comeministro dell’eco- nomia durante la presidenza di Car- losMenem.Quali considera i suoi successi? «È abbastanza semplice. Con Me- nem passammo da un’economia chiusa al mondo ad un’economia a- perta con investimenti, commercio, buone relazioni internazionali. Pri- ma avevamo problemi non soltan- to con la Gran Bretagna (per le Mal- vinas), ma anche con il Brasile, il Pa- raguay, la Bolivia, il Cile. Risolvemmo tutti questi conflitti. L’Argentina si integrò al mondo e questo fu il primo grande cambio. Il secondo fu l’eliminazione dell’in- flazione che era un problema croni- co del paese e ultimamente si era trasformata in iperinflazione. Fino al 5.000 per cento all’anno! Dal 1991 in avanti inaugurammo un periodo di stabilità, simile alla stabilità europea e nordamericana, che durò 11 anni, precisamente fino al 2001. Questi successi economici furono possibili anche perché avevo prepa- rato il terreno durante l’anno emez- zo comeministro degli esteri». Oggi un dollaroUsa vale oltre 3,5 pesos.All’epoca di Menem, lamisu- ra più famosa fu la parità cambiaria tra dollaroUsa e peso argentino. È ancora convinto della giustezza di quella decisione? «Naturalmente sono convinto del- la sua giustezza! Ma è improprio spiegarla con l’equivalenza - 1 a 1 - del peso con il dollaro. La convertibi- lità consisteva nel fatto che gli ar- gentini potevano convertire libera- mente il peso in altremonete e utilizzare liberamente nei contratti e nelle transazioni la moneta che vole- vano. La parità del peso con il dolla- ro durò 11 anni,ma doveva termina- re prima. Infatti,quando nel 2001 entrai nel governo De la Rúa cercai di formalizzare un panieremoneta- rio in cui entrasse anche l’euro.Ma ormai era tardi». È abbastanza naturale chiedersi co- me si può avere unamoneta nazio- nale di valore identico al dollaro (o altra valuta) quando un’economia è molto più debole dell’altra... «Questo non ha niente a che ve- dere, perché la moneta è una con- venzione. Non c’entra nulla con i li- velli di produttività di un paese.Co- munque, la convertibilità non avrebbe dovuto essere abbandona- ta. Avendolo fatto, oggi l’Argentina si ritrova con un’inflazione annuale che supera il 20 per cento». L’Istituto nazionale di statistica e censo (Indec) parla di un’inflazione ben inferiore... «È una delle tante barbarie com- messe da questo governo.Ha distrut- to quel prestigioso istituto,metten- dolo inmano a funzionari che invece di fare statistiche correttementono per nascondere l’inflazione». La crisi delle banche di questi mesi fa ricordare la crisi argentina del 2001, quando lei introdusse unami- sura altamente impopolare cono- sciuta come corralito .Ci furonoma- nifestazioni di piazza e gli istituti di credito erano sotto assedio... «Il corralito fu una misura necessa- ria per frenare la corsa al ritiro dei depositi bancari.Precisiamo una co- sa, però: la gente non poteva ritirare il contante,ma poteva disporre dei propri risparmi con altri strumenti, come carte di debito, assegni, trasfe- rimenti bancari. Sarebbe stato peg- gio se si fossero chiuse le banche. Poi,Duhalde e i suoi fecero cadere il governo di De la Rúa e instaurarono il corralón con l’obiettivo di appro- priarsi del risparmio della gente,per alleggerire il debito pubblico e so- prattutto quello privato dei grandi gruppi economici». Può spiegarci in parole semplici in cosa si tradusse praticamente il cor- ralón introdotto dal governo di Duhalde? «Con la pesificazione dei depositi e la svalutazione del peso rubarono ai risparmiatori per avvantaggiare i grandi gruppi industriali, tra cui i principali gruppi editoriali del paese, che per questo tornaconto si presta- rono all’operazione del governo, confondendo l’opinione pubblica e demonizzando il sottoscritto». Lei si riferisce al gruppo che fa capo al Clarín (il più grande quotidiano argentino, ndr)? MC GIUGNO 2009 51 «Preferisco non fare nomi». Quelle decisioni influi- rono anche sui bonos (bonds, in inglese, ndr) dello stato che erano stati venduti in tutto il mondo, in primis in Ita- lia? «Certo.Rubarono non soltanto agli argentini,ma a tutti quegli stranieri che avevano confidato nell’Argentina. Insomma, agli italiani o agli altri stranieri che a- vevano investito i loro risparmi in bonos argentini decisero di restituire soltanto il 30 per cento del valore. Queste ragioni economiche furono il veromotivo del golpe istituzionale del dicembre 2001». È difficile capire comemai un paese tanto ricco come l’Argentina abbia conosciuto (e conosca) la povertà... «Inizialmente perché,dal 1940 agli anni Novanta, l’Argentina si isolò dal mondo.C’erano bassi salari e il loro valore era deteriorato dall’inflazione, che è il metodo ideale per fabbricare poveri.Con le riforme che noi facem- mo nella decade del Novanta il pa- norama cambiòmolto e in positivo. Dal 1998 la povertà aumentò di nuovo, raggiungendo il massimo nel 2002,dopo la svalutazione di Duhal- de. Poi si abbassò per fattori interna- zionali, come il boomdei prezzi del- la soia,di cui l’Argentina è una gran- de esportatrice. Il problema è che il governo cominciò a distribuire i maggiori introiti non per investi- menti produttivi o per occupare la gente,ma per motivi paternalistici. Nestor Kirchner guadagnò in popo- larità e riuscì anche a far eleggere la moglie come presidenta degli argen- tini. Adesso però la situazione è di nuovo grave,perché abbiamo reces- sione con inflazione». Lei è conosciuto come uno strenuo neoliberista.Volendo essere sinteti- ci, possiamo dire che le parole d’or- dine del neoliberismo sono:molto mercato e poco stato? «Guardi,questi non sono termini adeguati. Le economie possono es- sere di due tipi: o economie aperte (come sono quasi tutte le economie del mondo,Cina inclusa) o econo- mie dove interviene lo stato.Per le

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