Missioni Consolata - Maggio 2009
2 MC MAGGIO 2009 fasi: la preesistenza, l’abbassamento-svuotamento, l’esaltazio- ne. «Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma quello degli al- tri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’es- sere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizio- ne di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto ricono- sciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò un nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto ter- ra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre». Preesistenza: Cristo Gesù «pur essendo di natura divina non ritenne un privilegio l’essere come Dio» (v. 6); l’abbassamento volontario: «Ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (vv. 7-8); esaltazione: «Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome» (v. 9). In contra- sto con la pretesa di Adamo, disobbediente per essere come Dio, il Figlio si è abbassato divenendo obbediente fino alla mor- te di croce. Nella sua obbedienza salvifica il Cristo Gesù diven- ta il modello del cristiano: «Ciascuno non cerchi l’interesse pro- prio ma quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù». Questo inno sembra sia stato composto prima di Paolo, in ambiente giudeo cristiano, per esprimere la fede delle prime co- munità nella divinità (Signore- Kyrios ) di Gesù umiliato ed esal- tato dal Padre. «L’iniziativa di abbassamento, umiltà radicale di Cristo, con la quale contrasta la superbia umana, è realmente e- spressione dell’amore divino; ad essa segue quell’elevazione al cielo alla quale Dio ci attira con il suo amore» (Benedetto XVI). L a centralità della croce come rivelazione della potenza di Dio è affermata con forza in altri testi di Paolo: «Mentre i giudei chiedono segni e i greci cercano sapienza, noi inve- ce annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i giudei e stol- tezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,22-23). «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vi- ta, che vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha conse- gnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Ge- sù ha trasformato la vita di Paolo. È Gesù crocifisso e risorto la forza che muove l’a- postolo lungo le strade e i mari dell’impero romano, per comunicare a tutti, giudei e gre- ci, questa «bella notizia» questo vangelo. In conclusione si può dire che il vangelo di Paolo è Gesù Cristo. Mario Barbero L’ incontroconGesùsullaviadiDamascohamarcato lavitadi Pao- lo, non solo cambiandolo da persecutore dei cristiani amembro della comunità cristiana, attraverso il battesimo ricevuto da Ana- nia, ma anche trasformandolo in un appassionato missionario di Ge- sù. Perché questo? Perché a Damasco Paolo ha capito che Gesù di Nazaret non era solo un personaggio del passato, ma era vi- vente in mezzo alla comunità dei suoi discepoli: «Io sono Gesù che tu perseguiti» (At 9,5). Tale scoperta mette le ali ai piedi a Paolo: egli non può tenerla per sé, ma deve comunicarla a tutti. Mentre Paolo era prigioniero a Cesarea (At 25,13-27), il pro- curatore romano Festo riceve la visita del re Agrippa e Berenice che si trattengono parecchi giorni con lui. Festo parla loro di Paolo e di come i capi dei sacerdoti e gli anziani dei giudei sia- no venuti da Gerusalemme per accusarlo al suo tribunale e far- lo condannare a morte: «Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo, avevano con lui alcune questioni relative a un cer- to Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo» (At 25,19). Questa che per Festo è una questione di poco conto, per Pao- lo è la realtà centrale della storia del mondo. Gesù di Nazaret, che fu crocifisso e morì, è vivo ed è il salvatore del mondo. È per annunciare questa bella notizia, questo vangelo che Pao- lo affronta i sacrifici più impensabili. Egli vuole che tutti possa- no incontrare questo Gesù vivente. N egli scritti di Paolo il sostantivo «vangelo» ricorre 60 volte e il verbo «evangelizzare» 21 volte. «Io non mi vergogno del vangelo» (Rm1,17) griderà ai Romani. E ai Galati, che si so- no lasciati sedurre, ammaliare da falsi maestri, i quali vogliono schiavizzarli con l’osservanza della legge mosaica come fosse un talismano di salvezza, egli scrive: «Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo, voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro (Gal 1,6-7). Qual è questo vangelo? «Paolo, servo di Gesù Cristo, aposto- lo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio, che ri- guarda il Figlio suo nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di san- tità, in virtù della risurrezione dai morti, Ge- sù Cristo nostro Signore» (Rm1,1-4). È la ri- surrezione che rivela Gesù «Cristo» (Messia) e «Signore» (Dio). La risurrezione di Gesù - che lo rivela Fi- glio di Dio con potenza - è al centro della vita e missione di Paolo . Egli vuole annun- ciare soprattutto la realtà centrale della mor- te e risurrezione di Gesù, come culmine del- la sua esistenza terrena e radice del succes- sivo sviluppo di tutta la fede cristiana. Per Paolo «la risurrezione non è un avvenimento a sé stante, disgiunto dalla morte: il Risorto è sempre colui che prima è stato crocefisso. Anche da risorto porta le sue ferite» (Bene- detto XVI). Scrivendo ai cristiani di Filippi (Fil 2,4-11), Paolo esprime tale vangelo citando un inno che riassume tutto il mistero di Gesù in tre IL VANGELO DI PAOLO «San Paolo siede qui e scrive» (codice del sec. IX, San Gallo).
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