Missioni Consolata - Dicembre 2008
2 MC DICEMBRE 2008 letto che, purificato dalla soffe- renza, porterà il nome di Gesù ai popoli, apostolo delle genti. E allora Anania, vinta la paura, va a incontrare Saulo ora diven- tatogli fratel lo (« Saulo, fratello mio »). Alla presenza di Anania, Saulo ricupera la vista e riceve il battesimo, segno della sua nuova fede in Gesù. Paolo rimane quindi un po’ di tem- po coi « discepoli » di Damasco, che ora non sono più l’og- getto della sua persecuzione, ma fratelli nella fede in Gesù che lo iniziano alla vita cristiana comunitaria. Il grande rab- bino è ora diventato condiscepolo e subito, come ogni ve- ro credente, diventa missionar io. L’ esperienza di Damasco è una conversione o una voca- zione? Si può discutere sui termini e scoprire che vi so- no entrambi gli aspetti. Con l’incontro con Gesù risorto, a Damasco, Saulo raggiunge il culmine della sua speranza mes- sianica: Gesù gli si rivela come il compimento della promes- sa messianica («si compiacque di rivelare a me suo Figlio»); ma questo significa per Paolo una conversione, un’inversio- ne di rotta per cui Gesù di Nazareth diventa ora i l centro del la sua vita e lo standard della sua azione. L’esperienza di Damasco segna Paolo anche di una certez- za che marcherà la sua teologia e spiritualità: l’unione in- scindibi le tra Gesù e i suoi discepol i : « Io sono Gesù che tu perseguiti »; Saulo non perseguitava Gesù, che egli credeva morto da impostore, ma i discepoli che continuava- no a parlare di lui come se fosse vivo. Ed ecco che è proprio Gesù che si identifica con i «seguaci della dottrina di Cristo». Perseguitando la Chiesa, perseguitava Cristo. Paolo, allora, si convertì, nel contempo, a Cristo e alla Chiesa. Di qui si com- prende perché la Chiesa sia stata poi così presente nei pen- sieri, nel cuore e nell’attività di Paolo (Benedetto XVI ). Que- sta certezza sarà sviluppata in modo più esplicito nella dot- trina del corpo mistico nella prima lettera ai Corinti. L’esperienza di Damasco infine non significa solo la con- versione a Cristo e la scoperta dell’unità tra Gesù e i suoi di- scepoli, ma significa anche la sua chiamata a portare ta- le r ivelazione a tutti i popol i . Tutti i racconti della sua conversione sottolineano infatti che essa è anche chiamata a evangelizzare i gentili. Da quel momento egli servì la causa del Vangelo con dedi- zione totale, percorrendo instancabil- mente il mondo allora conosciuto e con- tribuendo a porre le basi di quella che sa- rebbe diventata la cultura europea, infor- mata dal cristianesimo (Benedetto XVI ). La missione universale di Paolo ini- zia a Damasco ove egli ricevette quella fe- de cristiana che testimonierà definitiva- mente col suo martirio a Roma. Mario Barbero S e Tarso è la città ove Paolo è nato, Damasco è la città dove egli è r I nato come cristiano. È al- le porte di Damasco che avviene la trasformazione radicale di Sau- lo di Tarso. Partito da Gerusalemme munito delle lettere delle autorità giudaiche, egli si dirige a Damasco, in Siria, « per condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo » (Atti 9,2). Nella sua fervente adesione alla fede giudaica Saulo non può tollerare « la dottrina di Cristo », cioè l’identificazione del Messia atte- so con un condannato a morte per crocefissione. Ma proprio alle porte di Damasco, la meta della sua spedi- zione, ecco che « all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: “Saulo, Sau- lo, perché mi perseguiti?” ». Che questo sia l’evento capi tale del la vi ta e mis- sione di Paolo, come viene illustrato da Luca negli Atti de- gli Apostoli , si deduce anche dal fatto che esso è narrato per ben tre volte, sebbene con delle differenze di dettagli (Atti 9,1-19; 22,4-21; 26,9-18) ed esso sarà ancora evocato, nel- la terminologia delle vocazioni profetiche, nella breve e in- tensa autobiografia della lettera ai Galati: «Ma quando colui che mi scelse sin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunciassi in mezzo ai pagani...» (Gal 1,15-16). Sentendo quella voce, Saulo risponde: « Chi sei, Signore? »; e la voce: « Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù, alzati ed en- tra in città e ti sarà detto ciò che devi fare ». Saulo era arriva- to a Damasco con un piano preciso, approvato dalle autorità giudaiche di Gerusalemme; adesso il suo piano è sconvolto ed egli viene avvertito che gli «sarà detto» ciò che deve fare. Egli deve cioè ricominciare da capo. « Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per ma- no, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda » (Atti 9,8-9). Q uesti tre giorni di oscurità marcano il decadere delle certezze precedenti che avevano guidato la sua vita e i- spirato la sua lotta contro i cristiani. Cadutegli dagli occhi le squame, ricupererà la vista e vedrà con occhi nuovi sia Gesù che i suoi discepoli. Il grande rabbino che aveva studiato a Gerusalemme è ora diventato cieco e vie- ne affidato ad Anania, un semplice cristia- no di Damasco. Le parole di Anania al Si- gnore (« ho udito da molti il male ») rappre- sentano l’immagine che i cristiani di Da- masco avevano del terribile Saulo; ed è proprio su questo sfondo di terrore che si staglia il piano di Dio sul rabbino atterra- to: « Va, perché egli è per me uno stru- mento eletto per portare il mio nome di- nanzi ai popoli, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome ». Dalle rovine di questo perse- cutore accecato rinascerà lo strumento e- SULLA STRADA DI DAMASCO Paolo sulla via di Damasco (Parmigianino).
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