Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

32 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 DIRITTI SOTTO ATTACCO N onsoloarmadiguerra,la tor- tura,ma strumento di lotta politica, religiosa e,persino,di gestione dell’ordine pubblico: da tempo immemorabile, e, incredibil- mente, a dispetto di convenzioni in- ternazionali (peraltro sottoscritte da non tutti i paesi membri dell’Onu), tuttora assai presente sullo scenario della lotta internazionale,ma altresì nelle vicende interne di molte nazio- ni «democratiche». Inmolti sistemi giuridici, l’istituto della tortura, storicamente, è presen- te come uno dei mezzi per raggiun- gere la verità giudiziaria inmerito ai casi in oggetto. In particolare in quei sistemi nei quali la confessione di- venta un passaggio necessario e ine- ludibile per arrivare alla verità dei fatti.Nei processi dell’Inquisizione la tortura era unmezzo tranquillamen- te contemplato e legittimato dall’au- torità religiosa, oltre che politico-mi- litare. E la confessione, anche se con- duceva sempre all’esecuzione dell’imputato, era considerata un momento di liberazione, che avreb- be potuto, condannando il corpo, salvare l’anima dell’eretico. Solo la pazzia conclamata e accertata dal- l’inquisitore poteva salvare il corpo, essendo ormai la mente dell’inquisi- to perduta. Si sa cheTommaso Cam- panella si sottrasse alla morte reci- tando la parte del folle (pratica pe- raltro usatissima dagli imputati,ma quasi sempre sconfitta proprio dalla tortura, che in tali casi era appunto usata per far cessare la commedia della follia), resistendo a due giorni e due notti del tormento della «ve- glia». In quella stessa epoca,Giorda- no Bruno, frate come Campanella e accusato anch’egli di eresia, reagì di- versamente, non abiurando, né fin- gendo insanità di mente.Alla tortura va imputato anche questo: di aver corrotto spiriti,di aver costretto a mentire, o,per converso,di aver co- stretto a tradire. Il piacere di infliggere sofferenza Sebbene nella tortura sia implici- to, e fortemente presente, un ele- mento di sadismo - che implica quindi il piacere di infliggere soffe- renza all’altro (persona o altro ani- male che sia) -, non è questo il dato che identifica questa pratica.Bensì la motivazione politica, in senso gene- rale: ossia, si pretende di ottenere informazioni o la «confessione», at- traverso le violenze fisiche e psicolo- giche che accompagnano e sono parte integrante dell’interrogatorio del prigioniero.Di regola,questi è i- solato - sì da fargli percepire inmo- do amplificato il senso di impotenza e soggezione davanti al torturatore - anche quando sia membro di un gruppo, salvo dare ad altri membri dello stesso gruppo la possibilità di udire e talora vedere lo spettacolo della tortura, avviando così il proce- dimento di intimidazione. In qualche caso (per esempio, nel- la Grecia dei colonnelli nei primi an- ni Settanta del XX secolo), si teneva- no i detenuti politici in celle dove fa- cevanomostra di sé gli strumenti di tortura, inmodo da predisporli rapi- damente alla «confessione». In ogni caso la logica della tortura implica Torturati: Tommaso Campanella (1568-1639) e Giordano Bruno (1548-1600). Torturatori: il generale Augusto Pinochet (Cile) e il colonnello George Papadopoulos (Grecia).

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