Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

22 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 STORIA ED EVOLUZIONE culturali estremiste? • Se i genitori sono criminali omolto poveri, la società può sempre toglie- re la patria potestà sui figli? • Ha un cittadino diritto alla sua sicu- rezza economica e alla sicurezza del- la sua occupazione? • Le donne che lo vogliono hanno diritto a prostituirsi e lo Stato deve proteggere tale eventuale diritto? • Se due omosessuali condividono una vita, al momento della morte di uno dei due ne derivano diritti di le- gittime aspirazioni all’eredità? • Dove comincia e finisce il diritto ad un ambiente salubre? • Molti diritti sanciti, come l’educa- zione, la salute, il lavoro non posso- no esistere senza energia. Esiste un diritto personale di accesso all’ener- gia? E lo stato che non ne ha, se la può procurare? • La libera espressione di un’opinio- ne e di sé, ha o no dei limiti? Chi li stabilisce? • Se ogni essere umano (e dunque ogni nazione) ha diritto all’acqua, può prendersela dove c’è e così ne- garla a chi vive più a valle? • Se ogni cittadino ha diritto alle e- spressioni della propria cultura e tra- dizioni, esiste un diritto personale di fruizione dei beni culturali? Tra scontro e dialogo, una società divisa Siamo tutti piuttosto impreparati ad affrontaremolti dei nuovi diritti o presunti diritti. La società è divisa co- sì comemolte delle certezze di cia- scuno di noi vacillano di fronte a in- terrogativi o argomenti di altri. La Di- chiarazione universale dei diritti dell’uomo è stato il frutto di secoli di dibattito sull’etica e i diritti umani. Secoli nei quali le nuove scoperte e i cambiamenti storici si sono succe- duti con più lentezza,dando il tem- po all’umanità di assorbire inmodo progressivo i nuovi scenari. L’idea di uomo creata dall’umanesimo rina- scimentale si èmantenuta per seco- li, mentre solamente negli ultimi de- cenni talemodello ha subito conti- nue rivisitazioni. C’è il rischio che la definizione dei nuovi diritti avvenga sulla base di uno scontro, un processo che porta in sé il rischio del relativismo e della scelta imposta da un’ ideologia, da un potere o una moda temporanea. Il rischio è in definitiva quello di una scelta che si riveli a lungo andare nociva per lo sviluppo della società. Una società che non ha ancora svi- luppato strumenti di lettura ade- guati. La definizione dei nuovi diritti de- ve avvenire sulla base di un dialogo sofferto e consapevole sulla neces- sità di tutelare il bene e la dignità di ogni essere umano.C’è il rischio di un rifiuto delle complessità e quindi di una chiusura e a una limitazione del dialogo che si consuma proprio nel campo dei diritti umani, tra ideo- logie, tra gruppi ed espressioni di- verse della società. Le ingerenze e i «double standards» Alcuni paesi considerano come un’ingerenza inaccettabile il dibatti- to della comunità internazionale su alcuni temi.Potrebbero invece ribal- tare la prospettiva e considerare questo dibattito come un’opportu- nità di progredire verso traguardi reali. In quest’area rimane grande il problema dei double standards : tutti vogliono dal regime di un paese geo-strategicamente debole quello che nessuno proverebbe a chiedere ad un paese strategicamente impor- tante. Infine, resta aperto il dibattito se sia possibile ed opportuno classifi- care i diritti umani in gruppi più o meno importanti. Fortemente colle- gato a questo interrogativo c’è l’in- scindibilità pratica tra diritti e doveri e dunque il nodo dell’ « enforce- ment ». Molti dei diritti traditi, sono falliti proprio perché non è affatto chiaro a chi compete il dovere di farli rispettare dentro una nazione e a li- vello internazionale.Tra l’altro la pos- sibilità di usare la forza (militare o di sanzioni economiche) per obbligare gli stati a rispettare i diritti sanciti dalla Dichiarazione è uno dei punti critici dove esistemeno consenso. Se è più facile trovare un consenso sull’ingerenza umanitaria per salvare vittime di carestie o di pulizie etni- che, si trova invecemoltomeno con- senso all’idea dell’uso della forza per obbligare uno stato a rispettare il di- ritto delle donne alla parità o il dirit- to di tutti alla proprietà privata.Ciò dimostra che, anche se un ordine di importanza tra i 30 diritti umani non èmai stato sancito ufficialmente, un tacito e un po’confuso ordine di im- portanza esiste comunque nella po- litica internazionale. Ancora una ragione in più per rite- nere che ci sarà ben poco spazio per i nuovi diritti fino a che i trenta già sanciti non diverranno davvero uni- versali. È necessario dunque rivendicare e continuare a lottare per l’universalità di tutti quei diritti che, a distanza di 60 anni, sono ancora promesseman- cate. È urgente iniziare un vero per- corso di dialogo e comprensione dei nuovi scenari che si stanno schiu- dendo, partendo dalla speranza che la diversità di prospettive possa fati- cosamente ricomporsi in nome del- l’unicità del nostro essere uomini e della difesa della nostra dignità. ■ La rapidità dei progressi è maggiore della capacità di generare risposte.

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