Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

MISSIONI CONSOLATA dei giochi olimpici a Pechino in te- ma di diritti umani. La speranza è che queste Olimpiadi siano l’occa- sione per migliorare gli standard , oggi preoccupantemente bassi, di rispetto dei diritti di un quinto circa dell’umanità. In un paese che sta di- ventando sempre più rilevante a li- vello internazionale e che rischia di portarci in un futuro in cui si rimet- tano in discussione libertà e diritti che oggi diamo un po’ troppo per scontati. Povertà e fame: violazioni? Celebrando i 60 anni della Dichia- razione universale dei diritti umani, non possiamo non rilevare dati tutt’altro che rassicuranti:metà della popolazione mondiale vive conme- no di due dollari al giorno, ogni an- no unmilione di persone sono co- strette a lasciare le loro abitazioni e le loro zone d’origine, spesso senza sapere dove andare e ogni anno muoiono 500.000 donne per cause correlate alla gravidanza o al parto, molte delle quali potrebbero essere facilmente prevenute garantendo un’assistenza sanitaria minima. Povertà e fame sono fra le peggio- ri violazioni dei diritti umani perché privano l’essere umano della sua di- gnità. Amnesty International lan- cerà nel 2009 una campagna inter- nazionale proprio sulla dignità uma- na. Se il lavoro per i prigionieri di opinione ha forse sinora connotato maggiormente Amnesty, oggi en- triamo in una fase nuova, nella quale cominceremo a lavorare anche sui prigionieri della povertà. Povertà non affrontata in una logi- ca di aiuto o di assistenza,ma intesa come risultato della negazione di un diritto fondamentale: quello di poter vivere un’esistenza dignitosa. L’associazione metterà in campo l’autorevolezza, il rigore, l’indipen- denza che hanno contraddistinto la sua azione in questi 48 anni di atti- vità per chiedere a governi, organiz- zazioni e istituzioni internazionali di porre in atto tutte le misure neces- sarie perché a ciascun essere umano sia garantito l’accesso a risorse ali- mentari, acqua, assistenza sanitaria, un luogo in cui vivere.Tutti diritti u- mani fondamentali. La sfida che il mondo ha per i prossimi decenni è quella di garanti- re questo a tutti i suoi abitanti. Tutti noi possiamo essere Amnesty International Il quadro di violazioni dei diritti u- mani fondamentali cui siamo co- stretti ad assistere ogni giorno non è ineluttabile,ma sappiamo bene che non possiamo contare sull’azione di governi e istituzioni internazionali se questa non sarà fortemente spin- ta e supportata da una continua pressione della società civile, convo- gliata attraverso l’azione di organiz- zazioni come Amnesty Internatio- nal. Siamo noi, gente comune, che con le nostre azioni e le nostre atti- vità possiamo contribuire a fare la differenza. ■ zando localmente la nostra azione. Non possiamo pensare di affrontare le nuove sfide del XXI secolo con gli strumenti di quello precedente. Le violazioni dei diritti umani, esatta- mente come i problemi ambientali, si presentano sempre di più come un problema globale, che necessita di soluzioni globali che comportino ricadute e riscontri a livello locale. Perciò, accanto al lavoro sui citati temi tradizionali di Amnesty, che ri- mangono comunque il cuore delle attività, negli ultimi anni l’associazio- ne è stata attiva in una serie di cam- pagne globali e internazionali che hannomobilitato decine di migliaia di attivisti in tutto il mondo e hanno esteso la rete con altri soggetti. Amnesty si è occupata delle diver- se e diversificate forme di discrimi- nazione e di violenza cui sono sotto- poste le donne in tutto il mondo at- traverso la campagna «Mai più violenza sulle donne».Ha raccolto, insieme ad altre associazioni, più di unmilione di facce nell’ambito della campagna «ControlArms» da porta- re alle Nazioni Unite per chiedere fi- nalmente l’adozione di un trattato che regolamenti il commercio di ar- mi convenzionali. Si è lavorato sui diritti di migranti e richiedenti asilo, perché chi è co- stretto a lasciare il proprio paese per sfuggire alla fame, alla guerra o an- che solo a un futuro senza opportu- nità, possa essere trattato con di- gnità e nel pieno rispetto dei propri diritti.Con la campagna «Più sicu- rezza più diritti» Amnesty ha chiesto che la lotta contro il terrorismo sia condotta nell’alveo della legalità e della giustizia, che aberrazioni come il carcere di Guantánamo e gli altri «buchi neri», come vengono chia- mati i luoghi di detenzione segreta, siano chiusi. Così come non venga- no più perpetrate extraordinary ren- dition , i trasferimenti illegali di pri- gionieri avvenuti negli spazi aerei e negli aeroporti europei. L’organizzazione ha chiesto alla Cina di rispettare gli impegni presi nel 2001 all’atto dell’assegnazione MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 111 Pagina precedente: Bamako, Mali, 12 luglio 2008: attivisti di Amnesty compongono la scritta «Dignité» (dignità). A fianco: Brussels, 11 gennaio 2008: attivisti di Amnesty chiedono la chiusura del centro di detenzione Usa di Guantánamo.

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