Missioni Consolata - Giugno 2008

ZIMBABWE 52 MC GIUGNO 2008 noranza bianca nel 1964. Negli accordi era prevista la ces- sione del potere ai neri,ma non la cessione delle terre (le più fertili) possedute dai bianchi. I grandi pro- prietari di origine europea decisero quindi di non lasciare il paese,ma di continuare a coltivare le loro tenute. Nel 1990, una legge intervenne per obbligare i bianchi, qualora a- vessero deciso di cedere le loro ter- re, a offrirle innanzitutto al governo di Harare. Grazie a questa legge lo stato zimbabwiano riuscì a entrare in possesso di 500 mila ettari di terra fertile.Queste tenute, se fossero sta- te ben distribuite, avrebbero potuto dare lavoro e benessere a migliaia di neri.Nei fatti però vennero cedute solo ai gerarchi del partito e ai mili- tari che non le coltivavano. Ciò però non impedì che l’econo- mia marciasse a buoni livelli, grazie alla produzione delle tenute dei bianchi che, oltre a dare lavoro a 350 mila contadini (in gran parte neri), davano impulso a tutta l’economia nazionale.Da queste tenute arriva- vano il 50% di tutte le esportazioni, il 65% del cibo necessario al paese e alimentavano il 60% dell’attività in- dustriale zimbabwiana. COME SI AFFOSSA UN PAESE Nel 2000, la svolta. Robert Mugabe, al governo dal 1979, sente il suo po- tere vacillare. Indice un referendum che,modificando la costituzione, in- tende rafforzare i suoi poteri. La con- sultazione viene bocciata e Mugabe incolpa i bianchi della sconfitta. Ini- zia così una campagna di espropri delle loro tenute. Una campagna portata avanti con violenza.Alcuni white farmers ven- gono uccisi. «In realtà - osserva un altro volontario -, la violenza non si diresse solo contro i bianchi,ma an- che contro gli oppositori neri.Non e- sistono statistiche ufficiali,ma i mor- ti per causa politica nel 2000 e 2001 furono centinaia, soprattutto tra i neri». Le terre espropriate non vengono più coltivate. La produzione agricola crolla. Il paese da esportatore di der- rate alimentari diventa importatore. I coltivatori bianchi fuggono all’este- ro. La povertà si accentua, soprattut- to nelle zone rurali. Si diffonde il «mercato nero» e le speculazioni. «La gente è allo stremo - spiegano i volontari - non c’è lavoro, non c’è da mangiare.Oggi lo Zimbabwe è retto da un’oligarchia di famiglie legate a «N on credo che i neri potranno governare la Rhodesia, almeno per i prossimi mille anni». Ian Smith non poteva essere più chiaro sul suo programma politico. La supremazia bianca andava difesa a tutti i costi. E la difese a tut- ti i costi anche contro la Gran Bretagna che lui con- siderava la patria di riferimento. Nata nel 1898 e diventata colonia britannica nel 1923, la Rhodesia del Sud si differenziò rispetto al- la Rhodesia settentrionale (gli attuali Zambia e Ma- lawi) per il forte potere economico della piccola mi- noranza bianca (circa 250 mila per- sone contro una popolazione nera di 5 milioni). Un potere che i bian- chi (quasi tutti di origine britanni- ca) non vollero lasciare neanche quando nel 1964 il Malawi e lo Zam- bia diventarono indipendenti e an- che la Rhodesia meridionale era in procinto di diventarlo. F u Ian Smith (1919-2007) a evi- tare l’indipendenza e la presa di potere da parte della mag- gioranza africana. Con un discorso divenuto celebre come «Dichiara- zione unilaterale di indipendenza», Smith proclamò la Rhodesia meri- dionale indipendente dalla Gran Bretagna e le cambiò il nome in Rhodesia. Nel nuo- vo Stato vigeva un rigido apartheid e ciò gli procurò l’isolamento internazionale (attenuato solo dall’ap- poggio del Sudafrica allora governato anch’esso da un regime segregazionista). Ian Smith fu l’incarna- zione vivente di quella Rhodesia bianca, anglosas- sone e razzista. Figlio di farmer di origine britanni- ca, aveva combattuto durante la seconda guerra mondiale nella Royal air Force (Raf). Venne abbat- tuto due volte: una nel deserto del Sahara e l’altra in Liguria, dove per mesi combatté con i partigiani ita- liani. D opo la guerra, si diede all’attività politica, di- ventando prima ministro e poi premier . Il suo governo dovette affrontare la durissima guer- riglia combattuta dalle formazioni marxiste dello Zanu, guidata da Ro- bert Mugabe, e dello Zapu, di Joshua Nkomo. La guerra civile cessò con gli Accordi di Lancaster House, nei qua- li il governo bianco cedeva il potere alla maggioranza nera. Ian Smith continuò a sedere in Parlamento fi- no al 1987. Poi si dedicò alla sua tenuta agri- cola. A chi gli chiedeva un parere sul- la situazione economica e politica dello Zimbabwe lui rispondeva che quando aveva lasciato la guida del paese, l’economia era solida e i neri comunque godevano di un buon li- vello di assistenza sociale. «Questo è quanto fecero i rhodesiani - disse poco prima di morire -. Mi piacerebbe sapere perché non ce ne viene dato atto». Forse è vero, l’economia era florida. Certo questo non giustificava l’ a- partheid . T.G . SEGREGAZIONISMO AL POTERE Chi era Ian Smith

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=