Missioni Consolata - Giugno 2008

DOSSIER Produttori di cipolle in Senegal. Ottengono i mezzi per coltivare gra- zie aun sistemadi «economia comu- nitaria». 48 MC GIUGNO 2008 che le correzioni apportate dalla Nie non siano sufficienti per con- testare l’approccio astorico ed astratto degli economisti neoclas- sici. IL MERCATO HA UNA STORIA Alla base di queste critiche ritro- viamo un’interpretazione più am- pia del concetto di istituzione. Per la Nie le istituzioni sono in primo luogo i contratti e le re- gole di funzionamento delle im- prese: sono essi che consentono a un’economia di mercato di fun- zionare correttamente. Tuttavia la Nie presuppone l’esistenza stessa del meccani- smo del mercato, e non si do- manda sulla base di quali regole esso sia stato creato. La Nie studia le regole e le orga- nizzazioni tramite le quali il mer- cato può operare; ma non si in- terroga su quali regole ed orga- nizzazioni siano necessarie per- ché lo stesso mercato possa esi- stere. Tra gli autori che hanno solle- vato questa critica il più autore- vole è Douglass North, premio Nobel per l’economia (premio che, sia pure tardivamente, fu concesso anche a R. Coase). Egli definisce anzitutto in modo più ampio il concetto di istitu- zione: essa è una regola o una norma che disciplina il comporta- mento degli uomini in società. Tali norme possono essere for- mali (create dallo Stato) o infor- mali (create spontaneamente dal- l’interazione degli attori sociali). Ma egli osserva che, senza un quadro normativo preesistente, nessuna economia, neppure quella di mercato, potrebbe funzionare. North reintroduce la pro- spettiva storica nell’analisi economica. Il mercato non si configura più come un feno- meno quasi na- turale, ma come un fenomeno storico che si è venuto formando sulla base di regole che sono state introdotte dallo Stato o che si sono venute creando spontaneamente dall’interazione degli opera- tori. Inoltre North aiuta a compren- dere come le istituzioni econo- miche siano un fatto culturale , che nasce da scelte operate dalle precedenti generazioni, sulla base di opinioni, preferenze, cre- denze e visioni del mondo. Una visione, la sua, molto più ampia e interdisciplinare del mondo dell’economia, che non viene più considerato come ridu- cibile ad un meccanismo astorico e immutabile, di cui interessa co- noscere unicamente la logica di funzionamento, in quanto eterno e immodificabile (si può a questo proposito ricordare la famosa espressione di Fukuyama: siamo giunti alla fine della storia, il mer- cato è la dimensione in cui sem- pre vivremo). La visione di North è quindi molto più completa e convincente. GLI ECONOMISTI E LA LORO OSSESSIONE Ciononostante, paradossalmente, lo stesso North non pare riuscire a liberarsi completamente dall’os- sessione del mercato: per quanto ne metta in evidenza le precondi- zioni storiche e culturali, e ne de- finisca le specificità istituzionali, anche per lui il mercato è un meccanismo dal quale non si può prescindere . Quando ad esempio si pone il problema del sottosviluppo e delle vie da percorrere per il suo superamento, egli ne vede una sola, quella dell’introduzione di un corretto meccanismo di mer- cato: non considera la possibilità che un sistema di funzionamento dell’economia non fondato sul mercato possa essere compati- bile con lo sviluppo. Sotto questo profilo certi spunti che si possono ancora oggi tro- vare nella Vecchia economia isti- tuzionale (nonché in una scuola economica a essa vicina e che si affermò in Europa a cavallo tra l’800 e il ‘900, la Scuola storica te- desca) appaiono oggi più utili e stimolanti dell’approccio della Nie (sia pure nella versione ampliata e rinnovata di North), che resta in- vece ossessionata dall’ideologia del mercato e incapace di immagi- narne un superamento. ■

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